“In futuro la svolta sarà un vaccino”

Intervista al Professor Pietro Calissano, neuroscienziato esperto mondiale sull’Alzheimer e “storico” collaboratore di Rita Levi Montalcini

Professor Calissano, il 21 settembre si è celebrata la giornata mondiale dell’Alzheimer. Qual è il significato di questo appuntamento?
Il significato nasce dai numeri: in Italia circa mezzo milione di persone sono affette da Alzheimer e il numero è direttamente collegato con la popolazione. Negli USA, ad esempio, ne soffrono 2,5 milioni di persone.

Quale ritiene sia l’entità del problema, a livello sanitario e sociale, rappresentato dalle forme di demenza e dalle preoccupanti stime sul loro incremento nei prossimi decenni?
Talvolta ho definito Alzheimer una “pandemia generazionale”. Non è infettiva, ma si instaura in rapporto all’età: trascurabile fino a 60 anni (tranne le forme sporadiche ereditarie), ma in progressione con l’invecchiamento fino a colpire un terzo della popolazione oltre i 90 anni. Purtroppo si vive il “paradosso” che i grandi successi della medicina negli ultimi decenni con il prolungamento della vita media si accompagnano anche a un incremento dell’incidenza della malattia. Questa relazione inversa, ovviamente, non significa che dobbiamo interrompere questi formidabili progressi medico-clinici, ma concentrare i nostri sforzi per trovare rimedi all’Alzheimer.

Quali sono le principali cause?
Le cause sono diverse. Ci troviamo nella situazione di alcuni decenni fa quando tutti i tumori venivano classificati come “cancro”. Oggi sappiamo che ci sono diversi tipi di cancro, e ciò permette di mirare meglio le cure. Grazie agli studi condotti in decine di laboratori, si sono individuate piuttosto bene le molecole proteiche che causano e propagano la malattia, ma siamo ancora indietro nel comprendere quali siano le cause che provocano l’attivazione di queste proteine tossiche.

Quali sono, ad oggi, le prospettive per trovare una cura per l’Alzheimer o quantomeno un farmaco che ne rallenti significativamente l’evoluzione?
Penso che lo sviluppo di vaccini potrebbe essere la via più giusta. Mi fa piacere ricordare che nel nostro gruppo allo European Brain Research Institute (EBRI) abbiamo iniziato un lavoro sperimentale con Nadia Canu e Giuseppina Amadoro più di due decenni fa. Purtroppo Nadia Canu è deceduta prematuramente, ma Amadoro sta portando avanti con enorme impegno il testimone di questa ricerca, che si è concretizzato nella produzione di un anticorpo monoclonale estremamente efficace nella cura di modelli animali che sviluppano l’Alzheimer. Stiamo ora iniziando il trasferimento di questo anticorpo per il suo uso clinico all’uomo.

Lei ha lavorato fianco a fianco con Rita Levi Montalcini. Quali sono stati i vostri principali ambiti di collaborazione e che ricordo conserva di lei?
Ho un bellissimo ricordo di Rita Levi Montalcini sia sul piano umano sia su quello scientifico. Fui selezionato per una borsa di studio nel suo piccolo gruppo di ricerca nel 1965 – ventuno anni prima del conferimento del Nobel – grazie a una mia discreta preparazione in biochimica maturata a Genova. Il mio compito consisteva nella ricerca del meccanismo con il quale il NGF, la proteina scoperta negli Usa, induceva la crescita delle fibre nervose nelle cellule bersaglio. Lavorai prima come borsista, in seguito come collaboratore, e fui un suo sincero amico fino alla sua scomparsa. Ovviamente il mio lavoro sperimentale progressivamente divenne più indipendente ma ricorderò sempre con quale interesse seguisse il nostro lavoro scientifico sulle possibili cure per l’Alzheimer.

Pietro Calissano è laureato in Medicina ed è un neurobiologo. È stato collaboratore di Rita Levi Montalcini (Nobel per la Medicina nel 1986) – con lui nella foto – fino alla sua scomparsa. Ha svolto le sue ricerche a Roma e in numerose università, fra le quali Washington University, Ucla, Harvard Medical School, Cambridge University, Weitzman Institute. Ha diretto l’Istituto di Neurobiologia e Medicina Molecolare del Cnr, è stato Ordinario di Neurofisiologia all’Università di Tor Vergata a Roma ed è stato co-fondatore insieme a Levi Montalcini dell’Ebri dove attualmente lavora.

La salute al centro

Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager

La perdurante emergenza pandemica ha rinnovato l’attenzione sull’importanza della salute come “bene primario” e sul valore inestimabile delle tutele che il sistema Federmanager è in grado di offrire, grazie alla solidità degli enti bilaterali e degli enti propri come Assidai.

I manager che aderiscono ai nostri Fondi di assistenza sanitaria abbracciano un’ampia gamma di tutele che garantisce un accesso alle cure sanitarie sicuro e soddisfacente.  E il Prodotto Unico Fasi-Assidai rappresenta una vetta d’eccellenza di questa offerta, pensata su misura per i manager e per le loro famiglie, proponendo una copertura sanitaria pressoché totale e distinguendosi per un approccio davvero innovativo. Controllo della spesa, digitalizzazione e semplificazione dei processi, insieme a una costante attenzione all’implementazione delle prestazioni previste dal nomenclatore tariffario, sono infatti alcune delle caratteristiche vincenti del prodotto unico Fasi – Assidai. Il successo del nostro riconosciuto posizionamento nel panorama della sanità integrativa dipende proprio dalla nostra capacità di innovare e fare sistema. Come dimostra anche il fondamentale lavoro svolto da Industria Welfare Salute (IWS), ulteriore espressione della sinergia tra Federmanager e Confindustria nella gestione dei servizi di riferimento per le attività promosse dal Ccnl e dalle iniziative bilaterali. 

La tutela della salute si conferma al centro delle nostre strategie. 

Prodotto Unico, vera innovazione sul mercato

Una copertura sanitaria che integra e completa il rimborso delle prestazioni previste dal Fasi con un focus chiave sulla copertura LTC

Una copertura sanitaria fortemente innovativa, che integra e completa pressoché totalmente il rimborso delle prestazioni previste dal Nomenclatore Tariffario Fasi. Per le aziende industriali con l’adesione al Prodotto Unico Fasi-Assidai si è aperta una nuova grande opportunità per offrire ai propri manager uno dei benefit più richiesti in assoluto: l’assistenza sanitaria integrativa, che conferma sul mercato anche come e quanto un’azienda sia fortemente orientata all’eccellenza in termini di welfare. Il Prodotto Unico è coerente con l’impostazione strategica e innovativa prevista dal rinnovo del Ccnl Dirigenti Industria siglato da Confindustria e Federmanager nel luglio 2019.

Quali sono i vantaggi della nuova proposta sanitaria dal punto di vista operativo?

Innanzitutto per gli aderenti al nuovo Prodotto Unico, il network è unico. L’accesso alla rete di strutture sanitarie e professionisti convenzionati di eccellenza è semplice, immediato e capillare su tutto il territorio nazionale. Poi c’è un altro aspetto rilevante: gli iscritti possono inviare una pratica di rimborso unica attraverso il portale online di IWS, che, a sua volta, provvede a inoltrare le richieste ai due Fondi per quanto di loro competenza. Tra le principali coperture previste, da segnalare, il rimborso fino al 100% del richiesto e fino ad un massimo di 25mila euro per nucleo familiare in caso di extra-ricovero, sempre in regime di convenzionamento diretto. Ma è previsto anche il rimborso fino al 90% dell’importo richiesto e fino a un massimo di 12.500 euro per nucleo familiare in caso di spese relative alle voci previste dalla Guida Odontoiatrica del Fasi in vigore e secondo i criteri liquidativi in essa riportati.

Aspetto davvero rilevante è la copertura Long Term Care, su cui Assidai negli anni scorsi è sempre stato pioniere sul mercato. All’interno del contributo di adesione al Prodotto Unico è infatti compresa anche la copertura in caso di non autosufficienza, una tutela fondamentale per avere una sicurezza a 360 gradi per sé e per la propria famiglia in ciascun momento della nostra vita. 

Infine, in aggiunta al pacchetto base è possibile scegliere due upgrade del Prodotto Unico per ottenere anche il rimborso di lenti e occhiali e di medicinali, purché prescritti dal medico curante. 

Insomma, un prodotto davvero unico che ogni azienda dovrebbe prendere in seria considerazione per offrire ai propri manager una copertura sanitaria all’altezza e che permetta loro di guardare al futuro con serenità, per sé e per le proprie famiglie.

Per richiedere informazioni e fissare un appuntamento compilare il form a questo link.

 

Consumare meno sale per stare in salute

In Italia negli ultimi anni si riscontrano miglioramenti, anche grazie alle campagne di prevenzione del Ministero della Salute, ma la strada da percorrere è ancora lunga

Ridurre gradualmente il consumo giornaliero di sale di ciascun individuo fino a meno di 5 grammi al giorno, tra quello già presente negli alimenti e quello aggiunto, ovvero quanto un cucchiaino da tè. È questa una delle principali raccomandazioni dell’Oms in campo alimentare ed è questo, al tempo stesso, l’obiettivo della World Action on Salt, Sugar and Health (WASSH), associazione con partner in 100 Paesi di diversi continenti, costituita nel 2005 e che promuove, tra l’altro, la Settimana mondiale di sensibilizzazione per la riduzione del consumo alimentare di sale, tenutasi quest’anno dal 14 al 20 marzo.

Più in generale, WASSH punta a sensibilizzare i Governi sulla necessità di una ampia strategia di popolazione multisettoriale in materia, nonché di incoraggiare le aziende alimentari a ridurre il sale nei loro prodotti, considerato che circa tre quarti del sale consumato è già presente in cibi processati e confezionati.

Il motivo è fin troppo noto. Un consumo eccessivo di sale favorisce un aumento della pressione arteriosa, con conseguente incremento del rischio di insorgenza di gravi patologie cardio-cerebrovascolari correlate all’ipertensione arteriosa, quali infarto del miocardio e ictus cerebrale, ed è stato associato ad altre malattie cronico-degenerative, quali tumori, in particolare dello stomaco, osteoporosi e malattie renali.

I dati a livello mondiale non sono confortanti, visto che il consumo giornaliero di sale è in media il doppio del valore raccomandato dall’Oms. In Italia nel periodo 2018-2019 è stato riscontrato, attraverso la raccolta delle urine delle 24 ore in campioni di popolazione di età 35-74 anni residenti in 10 Regioni, un consumo medio giornaliero di sale pari a 9,5 grammi negli uomini e 7,2 grammi nelle donne, risultando inferiore a 5 grammi solo nel 9% degli uomini e nel 23% delle donne. Valori in miglioramento rispetto a quelli riscontrati nel periodo 2008-2012 (10,8 grammi negli uomini e 8,3 grammi nelle donne, con un consumo inferiore a 5 grammi al dì nel 4% degli uomini e nel 15% delle donne), anche per merito delle varie campagne di prevenzione messe in atto in questi anni dal Ministero della Salute.

Malattie rare, la legge è pronta a partire

Da 7 mesi mancano però i decreti attuativi affinché il testo unico sia pienamente applicabile

Percorso a ostacoli per il Testo Unico sulle Malattie Rare. La Legge 175/21, ovvero le “Disposizioni per la cura delle malattie rare e per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani” è stato infatti pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 12 dicembre dell’anno scorso, ma a ormai sette mesi dalla sua entrata in vigore non è pienamente applicabile. 

Il motivo?

Nessuno dei Decreti e dei Regolamenti Attuativi necessari è stato emanato, sottolineano dall’Osservatorio Malattie Rare, quando proprio i decreti attuativi sono essenziali affinché la legge produca i propri effetti e potrebbero anche giocare un ruolo fondamentale nell’interpretazione di alcuni suoi articoli, consentendo un’applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale. 

In Europa, va ricordato, una malattia si definisce rara quando colpisce non più di cinque individui ogni 10mila persone. Si conoscono tra le 6mila e le 8mila malattie rare, molto diverse tra loro ma spesso con comuni problemi di ritardo nella diagnosi, mancanza di una cura, carico assistenziale. In Italia si stima che oltre 1 milione di persone soffra di una malattia rara, mentre sono circa 325 mila i pazienti censiti al 2018 dal Registro nazionale malattie rare che raccoglie solo le segnalazioni di quelle incluse nei Livelli essenziali di assistenza. 

Che cosa prevede il testo della Legge?

Innanzitutto l’attuazione del Piano diagnostico terapeutico assistenziale personalizzato. Inoltre, tra l’altro, garantisce un percorso strutturato della transizione dall’età pediatrica all’età adulta, stabilisce che i farmaci orfani (cioè destinati a curare le malattie rare) siano resi immediatamente disponibili da tutte le Regioni e istituisce un fondo di solidarietà finalizzato a favorire l’inclusione sociale dei pazienti, ovvero l’istruzione e l’inserimento lavorativo e sociale degli stessi. Dal 2022 aumenta inoltre il contributo delle aziende farmaceutiche al fondo nazionale per l’impiego, a carico del SSN, di farmaci orfani e viene concesso un incentivo fiscale fino a duecentomila euro a soggetti pubblici e privati che svolgono o finanziano attività di ricerca sulle malattie rare.

Dal Governo un portale per difendere i più deboli

Un portale tutto dedicato alle malattie rare, nel rispetto dei principi della nostra Costituzione che difende l’universalità del Servizio Sanitario Nazionale e il diritto alla salute, che va tutelato sempre, ancora di più quando si è più deboli. Il sito www.malattierare.gov.it è frutto di un accordo di collaborazione tra il Ministero della Salute e il Centro Nazionale Malattie Rare (CNMR) dell’Istituto Superiore di Sanità, con il sostegno del Ministero dell’Economia e delle Finanze e con il supporto tecnico del Poligrafico e Zecca dello Stato. 

Il portale governativo, il primo del genere, offre una raccolta di tutti i punti di riferimento sul territorio per i malati rari, dai centri di cura ai punti di informazione regionali, alle associazioni, con l’intenzione di diffondere l’informazione online su questo tema in modo integrato con le attività del Telefono verde gestito dal CNMR, e in accordo con gli obiettivi del Piano nazionale per le malattie rare e con il Dpcm sui Livelli essenziali di assistenza, i cosiddetti Lea. 

Fulcro dell’intero progetto è la banca dati che ha digitalizzato il prezioso patrimonio informativo del Centro Nazionale Malattie Rare. Le informazioni sono infatti presentate in un sito di semplice consultazione dove trovare numeri e indirizzi utili, mentre una newsletter periodica consente un aggiornamento costante sui diversi aspetti che coinvolgono queste patologie. Per ciascuna di esse insieme con il codice di esenzione sono offerte le informazioni su centri di diagnosi e cura, associazioni di volontariato e di pazienti con malattie rare, domande e risposte più frequenti e notizie varie. Inoltre, sempre la banca dati contiene anche informazioni su malattie rare non esenti. Insomma, un registro autorevole, indipendente e certificato diventato ormai un punto di riferimento a livello sanitario per l’Italia. 

Sanità, l’intelligenza artificiale riduce i costi

Lo conferma uno studio coordinato da Humanitas sugli esami di screening per il cancro al colon

L’intelligenza artificiale come strumento per ridurre in prospettiva i costi del Servizio Sanitario Nazionale e aumentarne così la sostenibilità futura, che sarà messa a dura prova dal graduale invecchiamento della popolazione. Gli studi più recenti indicano che oltre il 33% delle attività eseguite manualmente dai medici potrebbe essere automatizzato. Non solo: negli ultimi 20 anni, informatici e ricercatori hanno anche dimostrato con successo che le applicazioni dell’intelligenza artificiale in diversi ambiti dell’assistenza sanitaria, a partire dalla diagnosi precoce, fino alla scoperta di farmaci e alla gestione dei dati dei pazienti. Solo negli Usa, per esempio, l’uso dei cosiddetti algoritmi che permettono di estrarre preziose informazioni da centinaia di milioni di dati, potrebbe consentire risparmi di oltre 150 miliardi di dollari.

A tale proposito, vale la pena citare i dati di un recente studio internazionale coordinato da Humanitas in collaborazione con l’Università di Oslo, che puntava a indagare il rapporto costi-benefici delle tecnologie di intelligenza artificiale nell’ambito della colonscopia. L’analisi è stata coordinata da Alessandro Repici, direttore del dipartimento di Gastroenterologia di Humanitas e docente di Humanitas University e da Cesare Hassan, docente di Humanitas University.

intelligenza artificiale sanitaEbbene, l’impiego dei software di intelligenza artificiale richiede alle strutture ospedaliere investimenti economici valutati pari a circa 19 dollari per paziente. Lo studio in questione, pubblicato su The Lancet Digital Health, ha dimostrato che, nell’arco di 30 anni, questi investimenti non solo vengono interamente ammortizzati, ma generano anche un risparmio se paragonati alle spese mediche per i pazienti con tumore del colon.

In particolare, la riduzione dei costi avviene in due modi. Innanzitutto, diminuisce il numero di persone che sviluppano il cancro, e di conseguenza si riducono notevolmente i costi di chirurgia, chemio e radioterapia, e i cosiddetti costi sociali; in secondo luogo si assottigliano i cosiddetti “follow up”, cioè i controlli successivi alle cure. Senza dimenticare un altro aspetto rilevante: così facendo, oltre ad avere una diagnosi più accurata e tempestiva, si liberano le liste d’attesa mettendo a disposizione della comunità gli spazi per chi invece è sintomatico.

In termini numerici, lo studio evidenzia che gli strumenti di intelligenza artificiale migliorano il tasso di identificazione delle lesioni del colon del 44%, riducendo pertanto il rischio di incorrere in errori diagnostici. Quindi, concludono gli autori del report, l’esecuzione di colonscopie di screening con l’ausilio dell’intelligenza artificiale è associata sia a un calo dell’incidenza dei tumori del colon del’8,4% sia a un risparmio economico di 57 dollari per persona grazie alla riduzione dei costi di terapia legata alla maggiore prevenzione.

Numeri eloquenti sulle enormi potenzialità dell’intelligenza artificiale nella medicina e sull’apporto rilevante che essa potrebbe offrire per ridurre i costi della sanità pubblica italiana e per aiutarla a mantenere nel tempo quelle caratteristiche di equità e universalità che la rendono praticamente unica al mondo.

Intervista al campione di ciclismo Paolo Savoldelli

“Se fate sport non bagnatevi: poi è peggio”

“Se possibile fate sport nelle ore più fresche, magari scegliendo percorsi all’ombra, evitate di bagnarvi troppo e bevete sempre a piccoli sorsi”. I consigli sono di Paolo Savoldelli, ex campione di ciclismo – oggi quarantanovenne e ancora molto attivo dal punto di vista sportivo – trionfatore in due Giri d’Italia. 

Lei è stato e resta un grande sportivo. Ha vinto il Giro d’Italia, una corsa che si disputa in qualsiasi condizione atmosferica. Dunque, come ci si difende dal caldo in generale e quando si pratica attività sportiva all’aria aperta? Come bisogna vestirsi?

La cosa più banale è praticare sport nelle ore più fresche, ma se non si riesce consiglio di scegliere un abbigliamento chiaro e di pensare a itinerari poco esposti al sole, ombreggiati, magari cercando di costeggiare un fiume. In ogni caso riducete la lunghezza dell’uscita e, potrà sembrarvi strano, cercate di bagnarvi il meno possibile.  

Perché? Col caldo verrebbe da fare il contrario… 

Bagnarsi è sbagliato perché l’acqua evapora e il benessere momentaneo svanisce. Inoltre, è meglio bere a piccoli sorsi, ogni 15 minuti, quasi bagnandosi solo la bocca, non riempire lo stomaco di acqua in poco tempo. Inoltre, portate sempre il casco perché ripara la testa dal caldo e in più è areato: la soluzione perfetta, anche per la propria sicurezza ovviamente.

Come bisogna alimentarsi quando fa caldo? 

No a cioccolato e caffè. Bisogna mangiare e idratarsi al tempo stesso. Quando correvo ci preparavamo dei paninetti con un po’ di marmellata e pezzi di ananas o pesca che ci rinfrescavano la bocca. Quando fa davvero caldo e sei sotto sforzo non riesci a mandare giù nulla. Altra cosa a cui stare attenti: se fate sport, in particolare bici, e oltre al caldo c’è vento vi sembrerà di non sudare ma dovete bere lo stesso, un ragionamento che, paradossalmente, vale anche quando fa molto freddo.   

Alla fine di un allenamento in una giornata calda cosa bisogna fare per recuperare?

I primi 40 minuti sono i più importanti per alimentarsi e per bere, utilizzando i dovuti integratori. Ricordate che se arrivate alla fine di un allenamento e pesate meno di 2 chili rispetto a quando siete partiti vuol dire che avete sbagliato qualcosa nell’idratazione o nell’alimentazione durante lo sforzo.  

Quando lei correva e faceva molto caldo qual’era una cosa che la faceva star meglio?

Andare a prendere le borracce all’ammiraglia e portarle ai miei compagni. Averle nelle tasche posteriori della maglietta belle fresche mi dava qualche minuto di sollievo.

Paolo Savoldelli ha conquistato due Giri d’Italia nel 2002 e nel 2005 grazie a ottime capacità tecniche in pianura e in salita unite a doti di discesista uniche al mondo, che gli sono valse il soprannome di “Falco”. Dopo il ritiro dall’agonismo ha iniziato con successo l’attività televisiva come commentatore delle principali gare di ciclismo del mondo.

Intervista al Dottor Andrea Fabbri, Ufficio Presidenza della Società Italiana di Medicina d’ Emergenza Urgenza (SIMEU)

“Stare a casa durante il giorno e bere tanto”

Secondo il Dott. Andrea Fabbri (SIMEU), basterebbe seguire questi due consigli per evitare la maggior parte dei malori legati al caldo

Chi patisce di più gli effetti del caldo? “Gli over 70 e le persone più fragili che già soffrono di cronicità”. Come evitare colpi di calore? “Bere tanto e stare a casa durante le ore diurne”. L’intasamento dei pronto soccorso? “Il caldo ha complicato ulteriormente un tema che è presente da mesi, se non da anni”. A parlare è il Dottor Andrea Fabbri, Membro dell’Ufficio di Presidenza della Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza (SIMEU), che – agendo in prima linea all’Azienda Usl della Romagna-Forlì, dove è Direttore dell’Unità Operativa Pronto Soccorso, Medicina d’Urgenza – ha l’autorevolezza e la competenza per descrivere gli effetti del caldo sulle categorie più a rischio e le possibili contromisure per prevenirli.

Quali sono i riflessi a livello di pronto soccorso dell’ultimo e attuale rialzo delle temperature? Si rischiano intasamenti?

Il fatto si ripete quando salgono la colonnina di mercurio e l’umidità. Le persone più fragili hanno maggiori problemi: aumenta l’incidenza di alcune malattie e si acutizzano le cronicità. Negli ultimi due mesi nei pronto soccorso c’è stato un significativo aumento degli accessi che, tuttavia, è frutto di tanti aspetti della situazione. Sicuramente il caldo improvviso gioca un ruolo rilevante, inoltre le nostre unità continuano a soffrire per la coesistenza di pazienti Covid e non Covid, con la necessità di mantenere percorsi separati. In generale, tutta l’organizzazione sanitaria è meno efficiente rispetto al pre-Covid anche perché, quando le cose si complicano, cioè nell’emergenza, l’unica porta sempre aperta è quella del pronto soccorso. Per concludere: l’intasamento è un tema presente da mesi, se non da anni, che si è allargato a molte Regioni, il caldo non ha fatto che aggravare il problema.

In generale quali sono le principali contromisure che bisogna prendere contro il caldo e come dobbiamo proteggerci?

Punto primo: nelle ore diurne, dalle 9 alle 19, bisogna stare in casa o in luoghi freschi. In secondo luogo bisogna bere molto, anche quando non si ha sete. Il problema, soprattutto per gli anziani, è che hanno un senso della sete ridotto e tendono a non bere. Basterebbe seguire queste due indicazioni per evitare la stragrande maggioranza delle criticità.

Invece?

Di solito i pazienti arrivano da noi in pronto soccorso in uno stato di disidratazione che causa la riacutizzazione delle malattie croniche di carattere cardiaco o respiratorio, oltre che affaticare il rene, fondamentale per riequilibrare lo stato idrico dell’organismo. Si può arrivare anche allo stato confusionale e alla perdita di conoscenza. Spesso gli anziani si presentano con la febbre senza rendersi conto delle proprie reali condizioni fisiche e di disidratazione.

Andrea Fabbri ricopre dal 2011 il ruolo di Dirigente Medico di Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza presso l’Unità Operativa di Pronto Soccorso, Medicina d’Urgenza, AUSL di Forlì ed è membro dell’Ufficio di Presidenza della Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza (SIMEU). Insegna alle Università di Bologna, Perugia e Roma.

Oms, scoppia l’emergenza caldo in Europa: servono subito piani nazionali per la salute

Secondo l’Organizzazione i principali Paesi devono muoversi per tutelare i propri cittadini 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) lancia l’allarme caldo e la sua divisione europea invita i principali Paesi del Vecchio Continente ad adottare nel più breve tempo possibile misure e piani di azione che tutelino la salute dei cittadini. I numeri, del resto, parlano chiaro. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, 1.672 disastri legati al clima e alle condizioni meteo registrati ufficialmente hanno causato più di 159.000 vittime negli ultimi 50 anni e hanno generato danni economici per 476,5 miliardi di dollari. E sebbene il 38% delle catastrofi sia stato attribuito a inondazioni e il 32% a tempeste, le temperature estreme hanno rappresentato il 93% dei decessi (circa 150mila).

Basta vedere gli effetti dell’ultima ondata di caldo in Italia per intuire come le alte temperature influiscano sulla salute, in particolare quella di anziani, neonati, persone che lavorano all’aperto e malati cronici. In altre parole, sottolineano gli esperti dell’Oms, oltre al classico colpo di calore, l’afa può peggiorare patologie già esistenti come quelle cardiovascolari, respiratorie e renali. A supportare questa presa di posizione c’è un recente rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, secondo il quale il calore rappresenta un rischio da non sottovalutare alla luce di altri trend in atto, tra cui la forte urbanizzazione, l’aumento delle temperature estreme e il lento ma inesorabile invecchiamento della popolazione nel mondo occidentale. 

Alla luce di tutto ciò, l’Oms europea caldeggia tre misure da adottare nel più breve tempo possibile per fronteggiare l’emergenza. Innanzitutto bisogna mettere a punto piani d’azione termosanitari che incorporino sistemi di allerta precoce e di risposta per gli ambienti urbani e non. In secondo luogo, serve un set di misure contro il caldo declinato sia sulle esigenze della popolazione generale sia sui bisogni delle categorie più vulnerabili come gli anziani o chi lavora all’esterno. Infine, più in generale, va potenziata la comunicazione sul problema del caldo a 360 gradi. Più a lungo termine, secondo l’Organizzazione, bisogna pianificare un’architettura urbana che mitighi gli effetti della calura sulla popolazione.

Assidai e il Prodotto Unico alle Assemblee Territoriali Federmanager

Da aprile a luglio, l’impegno del Fondo insieme alle Associazioni Territoriali Federmanager per essere sempre più vicini agli iscritti attuali e futuri e presentare la grande opportunità offerta dal Prodotto Unico Fasi – Assidai. 

 Nel corso degli ultimi mesi, Assidai ha partecipato agli eventi organizzati sul territorio italiano da parte delle Associazioni Territoriali Federmanager, che hanno visto il coinvolgimento degli Enti di tutto il sistema federale e del Fasi

L’obiettivo, per quanto riguarda Assidai, oltre ovviamente a sostenere Federmanager in un capillare “lavoro” di sensibilizzazione sul territorio, è stato quello di presentare la propria attività come Fondo e illustrare le peculiarità del Prodotto Unico Fasi – Assidai, fornire informazioni su come iscriversi, oltre che ascoltare le esigenze degli iscritti, di coloro che vogliono aderire per la prima volta al Fondo di assistenza sanitaria e valutare le esigenze delle aziende che desiderano garantire ai loro manager un benefit importante come l’assistenza sanitaria integrativa.  

Gli interventi di Assidai si sono concentrati in particolare sull’eccellenza del Prodotto Unico Fasi – Assidai destinato ai dirigenti in servizio delle aziende industriali. Il Piano Sanitario si presenta come Unico sul mercato proprio perché integra in modo pressoché totale i rimborsi garantiti dal Nomenclatore Tariffario Fasi e, quindi, tutela i manager e le loro famiglie nei momenti più importanti della loro vita. I vantaggi della nuova proposta sanitaria dal punto di vista operativo sono notevoli, infatti, per gli aderenti al nuovo Prodotto Unico, il network è unico. L’accesso alla rete di strutture sanitarie e professionisti convenzionati di eccellenza è semplice, immediato e capillare su tutto il territorio nazionale. Poi c’è un altro aspetto rilevante: gli iscritti possono inviare una pratica di rimborso unica attraverso il portale online di Industria Welfare Salute (IWS), società partecipata da Federmanager, Confindustria e Fasi, che, a sua volta, provvede a inoltrare le richieste ai due Fondi per quanto di loro competenza. Tra le principali coperture previste, da segnalare, il rimborso fino al 100% del richiesto e fino ad un massimo di 25mila euro per nucleo familiare in caso di extra-ricovero, sempre in regime di convenzionamento diretto. Ma è previsto anche il rimborso fino al 90% dell’importo richiesto e fino a un massimo di 12.500 euro per nucleo familiare in caso di spese relative alle voci previste dalla Guida Odontoiatrica del Fasi in vigore e secondo i criteri liquidativi in essa riportati. Inoltre, aspetto davvero rilevante è la copertura Long Term Care per la non autosufficienza, su cui Assidai negli anni scorsi è sempre stato pioniere sul mercato: una tutela fondamentale per avere una sicurezza a 360 gradi per sé e per la propria famiglia in ciascun momento della vita. 

Tutto ciò è stato illustrato e discusso duranti gli incontri realizzati sul territorio, che fino ad oggi hanno riscosso grande successo anche perché offrono al pubblico di porre domande ed esporre eventuali dubbi. Il confronto con gli iscritti alle Associazioni Territoriali Federmanager è stato e sarà sempre un momento chiave per un Fondo come Assidai che punta sulla vicinanza agli iscritti, anche per consolidare e allagare il proprio bacino d’utenza.