La parola al Presidente Armando Indennimeo

La salute prima di tutto. Ce lo hanno insegnato, se mai ce ne fosse stato bisogno, gli ultimi due anni di pandemia. In questo senso, il Prodotto Unico Fasi-Assidai rappresenta una pietra miliare del sistema Federmanager per garantire la salute dei propri iscritti: una vetta d’eccellenza – ci ricorda il Presidente Stefano Cuzzilla nel suo consueto intervento – pensata su misura per i manager e per le loro famiglie, che propone una copertura sanitaria pressoché totale, distinguendosi per un approccio davvero innovativo, con un focus importante sul tema della Long Term Care.

Nel numero di luglio di Welfare 24 ci occupiamo anche di fatti di strettissima attualità, come l’emergenza caldo, che produce inevitabilmente effetti non soltanto sull’ambiente ma anche sofferenze per le persone, in particolare anziani e malati cronici: di qui l’allarme rosso lanciato dall’Oms per preservare le categorie più fragili. Un tema da non sottovalutare, su cui proponiamo anche due interviste di rilievo, ad altrettanti esperti in campo medico e sportivo, rispettivamente il dottor Andrea Fabbri, membro dell’Ufficio di presidenza della SIMEU e Paolo Savoldelli, ex ciclista vincitore di due Giri d’Italia, che ci illustrano come proteggersi dalle temperature elevate. Infine, in questa newsletter, affrontiamo anche il delicato tema delle malattie rare, che in Italia riguarda oltre 1 milione di persone. 

Perché il Paese non cresce come potrebbe?

Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager

Certamente per la complessa congiuntura economica determinata dall’emergenza pandemica e dalla crisi energetica, che sta rallentando il recupero registrato nel 2021. Proprio nel momento in cui le risorse del Pnrr potrebbero farci fare il salto di qualità tanto atteso. Tuttavia, mentre siamo soliti confrontarci sull’evoluzione della spesa corrente per evitare la creazione di nuovo debito improduttivo, la stessa attenzione non dedichiamo alle entrate, pur essendo consapevoli dell’elevato livello di evasione fiscale. Ed è una costante che da decenni registriamo, perché in Italia sono in pochi a pagare le tasse e chi paga, paga troppo. I dati del Mef, relativi al 2020, offrono una fotografia allarmante della situazione nazionale: solo il 4% dei contribuenti italiani dichiara più di 70 mila euro, versando il 29% del totale Irpef. Numeri surreali per descrivere una realtà ingiustificabile, pur se riferita a un anno fortemente segnato dal Covid, e inaccettabile, soprattutto per chi, come i manager, continua lavorare e a pagare perché l’Italia imbocchi la via della ripresa.

Quello dell’evasione fiscale è un tema centrale anche per il settore sanitario. Nell’ottica di contrastare tale fenomeno, i servizi di assistenza complementare erogati dagli enti del sistema Federmanager rappresentano certamente un modello virtuoso, che può costituire un riferimento importante anche per il Sistema sanitario nazionale. I nostri fondi di assistenza sanitaria integrativa si interfacciano infatti alle diverse strutture mediche con la massima attenzione alla documentazione fiscale relativa alle prestazioni previste. Possono inoltre vantare un’autorevole competenza relazionale nei confronti delle strutture stesse, determinando una definizione dei prezzi che sia davvero equa. È questa una delle ragioni per cui chiediamo alle istituzioni di lavorare insieme a una crescente complementarità tra Ssn e sanità integrativa.

Intervista a Linus, direttore artistico di Radio Deejay

“Cuffie e volume basso: ecco il mio segreto”

I consigli di Linus, direttore artistico di Radio Deejay, su come ascoltare e godersi la musica senza danneggiare l’udito

Lo scorso febbraio è stato protagonista di “Forty Forti”, la non stop radiofonica di 40 ore con cui Radio Deejay ha festeggiato i propri 40 anni. Linus, tuttavia, non è soltanto il simbolo e il direttore artistico di una delle emittenti radiofoniche più famose d’Italia ma anche un uomo di sport (maratoneta e ciclista in primis) e, come tale, sa come prendersi cura e avere rispetto del proprio corpo. Anche dell’udito, che poi per uno come lui che tutti i giorni ha a che fare con cuffie, microfono e musica di ogni tipo, è un senso da proteggere con particolare cura.

Secondo un recente studio dell’Oms oltre 1 miliardo di persone, oggi tra 12 e 35 anni, in futuro rischia di perdere l’udito per l’esposizione prolungata a musica ad alto volume o altri suoni. Lei, che ha a che fare con i giovani, la musica e i concerti, ha mai percepito il problema?

Secondo i più maliziosi, tenere il volume alto è il modo migliore per vendere musica, perché così sembra tutta bella: è un vecchio trucco che si utilizzava nei negozi di dischi. In realtà, per capire se il disco è veramente all’altezza delle aspettative andrebbe ascoltato a volume molto basso con una radiolina, tutto il contrario insomma. Questo per dire che il volume nel mondo della musica ha sempre avuto un ruolo rilevante.

Come ascoltare la musica senza danneggiare l’udito? Ci indica qualche regola pratica?

Ricordo ancora quando, dopo le prime serate in discoteca, mi rimaneva nelle orecchie un fischio che non mi faceva dormire. Col tempo ho imparato a difendermi. In trasmissione i colleghi un po’ mi prendono in giro per il volume delle cuffie sempre molto moderato, ma la tecnica porta due grandi vantaggi: il primo è che avere la propria voce che non torna indietro a un livello altissimo aiuta la fluidità del parlato, il secondo è che faccio la radio da più di quarant’anni e ci sento ancora benissimo. Per il resto, dare indicazioni numeriche – intendo sui decibel – è un po’ difficile. Il mio consiglio, banale forse, è semplicemente di non esagerare e di stare molto lontani dalle casse. Si sente meglio e non è pericoloso.

È meglio utilizzare gli auricolari o le cuffie? Spesso chi ascolta musica sui mezzi pubblici o in luoghi rumorosi alza troppo il volume per “coprire” i suoni esterni.

Credo che i danni all’udito siamo legati più al tempo di ascolto che al volume in sè. Le nuove generazioni vivono sempre con gli auricolari nell’orecchio, che – se penso a tutta la fatica fatta da un artista per rendere un disco “complesso” – non è il modo migliore per ascoltare la musica. Quindi indubbiamente meglio le cuffie.

Linus 64 anni, è direttore artistico di Radio Deejay (dal 1996) e direttore editoriale del polo radiofonico del gruppo Gedi dal 2020. Dal 1991 conduce “Deejay chiama Italia”, programma di punta dell’emittente radiofonica, in cui è affiancato da Nicola Savino. Dal 2014, ogni domenica, conduce anche “Deejay Training Center”, trasmissione dedicata all’allenamento e all’alimentazione per sportivi di ogni età e livello.

Superare le incertezze

Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager

Prima la lunga e perdurante fase di emergenza pandemica, adesso un conflitto, quello in atto in Ucraina, che scuote le nostre coscienze di cittadini europei e alimenta le incertezze che rileviamo all’interno del sistema produttivo italiano. Lo shock dei prezzi energetici, secondo le stime dell’Istat, potrebbe costare al Paese lo 0,7% del Pil e si segnala altresì un calo del 3,4% nella produzione industriale, a gennaio rispetto a dicembre. Oggi, per tutte le aziende, è quindi centrale la questione della continuità produttiva, un tema che riguarda decisamente anche il comparto della salute che, specie negli ultimi due anni, ha dimostrato una straordinaria resilienza e capacità di innovare. Accogliamo con favore gli interventi messi in campo dal Governo a sostegno di famiglie e imprese, ma chiediamo maggiore attenzione soprattutto per il settore della sanità integrativa, per il quale è più che mai necessario rivedere il quadro fiscale di riferimento. È nel pieno interesse del Paese che sia favorita una crescita progressiva dell’alleanza tra pubblico e privato per consolidare i percorsi di assistenza sanitaria. Gli enti del sistema Federmanager rappresentano in questo senso dei riferimenti d’avanguardia: oggi focalizzano la loro azione su aspetti come prevenzione, telemedicina, potenziamento dei servizi offerti via web. E il Prodotto Unico Fasi-Assidai fa dell’innovazione dell’offerta un tratto distintivo. Le competenze manageriali dimostrano pertanto di comprendere prima come “leggere il futuro”. È questa una delle ragioni per cui sono essenziali per guidare la ripresa.

I giovani: le fondamenta per costruire il paese del futuro

Vises, la Onlus di riferimento di Federmanager, lavora ormai da più di 30 anni realizzando iniziative e percorsi educativi innovativi. devolvere il 5xmille a Vises costituirà un importante supporto per le attività che l’organizzazione svilupperà nei prossimi anni

I giovani hanno sofferto particolarmente il prolungato stato di isolamento sociale imposto dalla pandemia. Sono aumentati i problemi legati alla salute mentale, le difficoltà nella ricerca di un lavoro e il conseguente rischio di esclusione sociale di una fascia di popolazione già in sofferenza e che si trova in un periodo importante e delicato della vita.

La dispersione dei giovani che abbandonano i percorsi formativi senza entrare in quelli professionali è già da anni un problema enorme che la pandemia ha fatto esplodere ulteriormente. Oltre 3 milioni di ragazzi italiani tra 15 e 34 anni non sono occupati, non vanno a scuola e non si formano. Creare connessioni più forti tra la scuola e il mercato del lavoro diventa particolarmente importante, non solo per ridurre il numero di NEET – “Not in Education, Employment or Training”, ma anche per assicurare che i giovani comprendano quali siano le competenze necessarie e imparino a svilupparle.

In questi ultimi anni Vises, la onlus di Federmanager, si è impegnata per progettare soluzioni innovative che potessero rappresentare un sostegno per gli studenti delle scuole di II grado, offrendo loro la possibilità di sviluppare e accrescere competenze strategiche per il loro futuro, ma anche una consapevolezza maggiore dei passi da compiere per diventare attori di un cambiamento che loro stessi avvertono come indispensabile. Attraverso i progetti realizzati dai manager volontari sul territorio, Vises ha scelto di valorizzare il potenziale dei giovani, affiancandoli con percorsi per lo sviluppo di nuove competenze, stimolandoli a ideare proposte innovative e azioni di sensibilizzazione per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Sperimentando e potenziando le proprie qualità personali e competenze imprenditoriali, i ragazzi hanno potuto mettere in gioco creatività, passione e capacità organizzative che, insieme agli apprendimenti offerti dalla scuola, permetteranno loro di affrontare con maggiore consapevolezza il mondo del lavoro con il quale dovranno presto confrontarsi.

Per essere parte attiva di un cambiamento che viene ormai avvertito come indispensabile e aiutarci a costruire una società più equa e sostenibile, puoi scegliere di devolvere il tuo 5xmille a Vises. È sufficiente inserire il codice fiscale 08002540584 nello spazio della dichiarazione dei redditi riservato al sostegno al volontariato.

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Intervista a Barbara Picutti, Manager Maire Tecnimont e Consigliere Cda Assidai

“Non lesinate mai sulla salute, così ho affrontato la malattia”

Barbara Picutti, manager Maire Tecnimont, è impegnata nel supporto di iniziative di volontariato e campagne sui tumori neuroendocrini

“Mai lesinare sulla salute, ma ritengo che sia necessario investirci quando si è sani. Un manager, sia per sé sia per la propria famiglia, non può non pensare a una copertura integrativa. A sottolinearlo è Barbara Picutti, manager di Maire Tecnimont e Consigliere Cda Assidai, che negli anni scorsi è stata colpita da una forma di tumore neuroendocrino e dopo averla affrontata si è fortemente impegnata in varie iniziative per supportare coloro ai quali viene diagnosticata questa patologia.

A questo proposito ci racconta l’impegno e l’attività di Net Italy Onlus, l’Associazione italiana pazienti con tumori neuroendocrini?

Siamo una piccola associazione perché questo è un tumore raro. Net Italy Onlus, oggi affiliata a INCA – International Neuroendocrine Cancer Alliance, è stata fondata nel 2012 grazie all’intuito della Professoressa Paola Tomassetti e ha promosso l’informazione sui tumori neuroendocrini, dando sostegno ai pazienti e ai loro familiari e favorendo lo sviluppo di studi e ricerche.

tumore pancreas neuroendocrinoChe iniziative organizzate, attraverso l’Associazione, nel corso dell’anno?

In epoca pre-Covid abbiamo organizzato spesso eventi pubblici, di tipo informativo come i seminari dedicati ai pazienti, sia eventi a scopo di beneficenza, quali la marcia non competitiva Zoom Zebra. Purtroppo, quest’ultimo evento, anche per il 2022 non si svolgerà in presenza e i seminari sono organizzati sotto forma di webinar.

Partendo anche dalla sua esperienza personale quali sono le difficoltà nella diagnosi dei tumori neuroendocrini?

I sintomi sono spesso confusi con quelli di altre patologie più comuni. Per chi, come me, viaggia molto e soprattutto all’estero, gli episodi di dissenteria o di anomala acidità di stomaco furono imputati a un’alimentazione irregolare o poco salutare, e nessuno li correlò inizialmente a un tumore neuroendocrino.  Nella nostra associazione usiamo una nota citazione “Se senti uno scalpitio di zoccoli, pensi al cavallo, non alla zebra”, cioè, in generale, si pensa sempre alla causa più probabile. Il tumore neuroendocrino invece è la zebra.

Lei è una manager di successo. Come ha affrontato la diagnosi e la cura della sua malattia a fronte degli impegni lavorativi?

La malattia spesso rende un manager ancora più attaccato al proprio lavoro, ed è quindi un merito sia del manager stesso sia di un’azienda saggiamente gestita sapere coniugare la volontà di continuare la propria attività lavorativa nonostante una diagnosi che comporta magari il dover effettuare cicli di cure o ricoveri ospedalieri, e la capacità dell’azienda di mettere la persona nelle condizioni migliori per poter svolgere le proprie attività nonostante le obiettive difficoltà.  Io sono stata molto supportata sia dai miei colleghi sia dai miei superiori.

Si sente dire qualcosa a tutti coloro che hanno ricevuto una diagnosi simile alla sua?

Personalmente ho incolpato il “karma” e ho cercato un modo di convivere con l’intruso, confortata dall’aver trovato ottimi specialisti e dagli enormi progressi della ricerca scientifica. Un messaggio che mi sento di lanciare è di non lesinare mai sulla spesa per un’assistenza sanitaria integrativa. Nonostante il SSN copra la maggior parte delle spese per la diagnostica, l’interventistica e le visite specialistiche, avere un fondo sanitario consente di rivolgersi in tempi più rapidi ai migliori specialisti e alla diagnostica.

Barbara Picutti dirige il dipartimento di Ricerca, Innovazione e Sviluppo di Tecnimont, società del Gruppo Maire Tecnimont, presso la quale lavora dal 1987. Socia ALDAI – Federmanager dal 2002, nel 2019 è stata eletta Consigliere di amministrazione di Assidai, carica appena rinnovata per il prossio triennio. Dal 2014 è componente del Consiglio Direttivo di Net Italy Onlus, associazione di pazienti con tumori neuroendocrini, attività che svolge a titolo di volontariato.

 

Un grazie non è mai abbastanza

Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager

Da sempre diamo priorità alla salute dei manager e i servizi di assistenza sanitaria complementare erogati dal sistema Federmanager, oltre a rappresentare un modello virtuoso, sono in costante crescita. Assidai ha superato ormai i 30 anni di attività, contrassegnati da un incremento continuo del numero degli iscritti, anche dopo i due anni di pandemia che hanno messo a dura prova il sistema Paese.

Il nostro compito, come organizzazione di rappresentanza, è anche quello di affidare la guida degli enti e delle società del sistema federale alle migliori competenze che la categoria manageriale è in grado di esprimere.

Come quelle di Tiziano Neviani, che lascia la presidenza di Assidai e che intendo ringraziare per il valido lavoro svolto.  Con grandi capacità manageriali e umane ha guidato il Fondo per due mandati consecutivi, proprio negli anni in cui è stato avviato un passaggio storico, cominciato nel 2019 con il rinnovo del Ccnl da noi siglato insieme a Confindustria e proseguito con la nascita di IWS, il provider esclusivo di Assidai, che fornisce servizi innovativi per la sanità integrativa.  Neviani lascia un Ente in buona salute, gestito con i principi di solidarietà e mutualità che da sempre contraddistinguono la nostra categoria.

E affida il timone ad Armando Indennimeo, un collega che ha già dato prova, all’interno del nostro sistema, delle profonde doti umane e delle significative competenze che, sicuramente, contribuiranno a un futuro di successo per la sua presidenza di Assidai. Le sfide che il Fondo si pone nei prossimi anni, a tutela della salute dei manager e delle loro famiglie e a garanzia di una sanità sostenibile, sono molte, ma siamo in “mani fidate” e sappiamo con certezza che l’intero sistema federale sarà valorizzato.

Intervista ad Armando Indennimeo, nuovo Presidente di Assidai

Assidai, Indennimeo nuovo Presidente: “La mia sfida: rafforzare ancora il Fondo”

Nominato dall’assemblea del 18 maggio, ha una lunga esperienza in Federmanager e nelle aziende

“Lo spirito con cui affronto questa nuova avventura è raccogliere una sfida: consolidare e rafforzare il posizionamento di Assidai quale principale fondo sanitario integrativo del Fasi”. Sono queste le prime parole di Armando Indennimeo da Presidente di Assidai: a nominarlo, dopo i due mandati di Tiziano Neviani, è stata l’Assemblea dei soci di Assidai (Federmanager e Federmanager Roma), che si è tenuta lo scorso 18 maggio. Nato a Salerno nel 1952 e laureato al Politecnico di Napoli in Ingegneria Elettronica (con specializzazione nelle telecomunicazioni), Indennimeo a livello professionale ha vissuto “due vite parallele”, come gli piace sottolineare. Una legata ai suoi studi, che l’ha visto maturare diverse esperienze di carattere internazionale in ruoli apicali nelle aziende, dove ha sempre dedicato forte attenzione all’innovazione e allo sviluppo, l’altra in Federmanager, una lunga esperienza che compie 30 anni esatti quest’anno. Conosce l’Associazione di categoria in modo molto approfondito, visto che è iscritto dal 1992: è tuttora Presidente di Federmanager Salerno, è stato Consigliere Nazionale e membro della Giunta esecutiva dal 2015 al 2021. “Poi, quando il Presidente Stefano Cuzzilla mi ha chiesto di proseguire il mio impegno in Assidai ho accettato subito”, chiarisce.

Ingegner Indennimeo, ci racconta il suo percorso professionale?

Dopo la laurea lo sbocco naturale è stata la società di telecomunicazioni Telettra del gruppo Fiat, una bellissima esperienza a Vimercate, vicino Milano. Poi mi sono spostato in TeleNorma, della Bosch, che mi ha visto lavorare tra Milano, Francoforte e Parigi. Successivamente, sono tornato nella mia città, Salerno, dove nasceva la Cirte spa, azienda che lavorava esclusivamente per Telecom Italia, e lì sono stato Direttore di stabilimento per 15 anni. In seguito ho maturato varie esperienze nelle energie alternative, creando diverse società e operando all’estero, anche in Cina, cosa che ha rafforzato ulteriormente il mio profilo internazionale. Sono in pensione da un anno e mezzo ma sono rimasto attivo sul campo: svolgo incarichi di consulenza presso realtà aziendali ed enti locali.

Parliamo invece della sua esperienza nell’universo Federmanager?

Parte dalla mia iscrizione, che risale al lontano 1992. A livello territoriale sono stato prima Consigliere e Presidente di Federmanager Salerno, ruolo che ricopro tuttora, un’esperienza molto interessante. Dal 2015 al 2021 sono stato Consigliere nazionale e membro della Giunta esecutiva e, negli stessi anni, sono stato componente dell’Assemblea Fasi. Infine, ho fatto parte del Cda di Industria Welfare Salute Spa (IWS) dal 2019 al 2020. Insomma, esperienze molteplici che mi hanno dato grandi stimoli e ora si completano con il mio impegno in Assidai per il prossimo triennio: sono pronto a mettermi a completa disposizione del Fondo con il massimo impegno, cosa che ho già iniziato a fare nei primi giorni del mio mandato.

Nel suo percorso in Federmanager che percezione ha avuto di Assidai?

Assidai è nato ormai più di 30 anni fa perché il Fasi non copriva completamente le spese mediche. Per questo, ha sempre giocato un ruolo importante che con il Prodotto Unico, di recente, ha avuto una vera e propria consacrazione, anche in relazione a Confindustria. Alla base vi è infatti un’intuizione brillante: si è capito quanto era importante mettere insieme i due Enti per offrire il servizio migliore possibile agli iscritti, cioè un welfare all’altezza dei dirigenti delle aziende industriali. In tutto ciò è fondamentale una profonda conoscenza delle parti sociali e del territorio, per tessere i rapporti nel modo più consono.

Con che spirito affronta il mandato di Presidente Assidai?

Raccolgo una sfida: consolidare e rafforzare il posizionamento di Assidai quale principale Fondo sanitario integrativo del Fasi. Per farlo bisogna agire su vari fronti. Innanzitutto spingendo ancora il Prodotto Unico Fasi-Assidai: qui giocano evidentemente un ruolo le decisioni delle parti sociali ma un evoluzione del nuovo contratto, nel 2023, potrebbe dare ulteriore impulso. Un altro aspetto su cui lavorare è quello dell’ottimizzazione delle coperture sanitarie. Inoltre, va migliorata la nostra capacità di ascolto e comunicazione verso gli stakeholder così come la percezione e la riconoscibilità di Assidai come brand forte del mercato delle coperture sanitarie integrative. Ultimo ma non ultimo: bisogna fare sistema insieme a Fasi e IWS, efficientando i costi e migliorando ulteriormente il livello dei servizi.

Si tratta sicuramente di obiettivi importanti e ambiziosi, quale sarà il suo approccio sul campo per raggiungerli?

Affronterò questa nuova sfida trasferendo i valori basilari che contraddistinguono la mia attività professionale in tutte le azioni che intraprenderò nel prossimo triennio per proporre modelli innovativi secondo la migliore cultura d’impresa. Inoltre, ritengo fondamentale implementare nuove sinergie con gli altri Enti del sistema e con le Associazioni Territoriali Federmanager per ottimizzare i processi operativi e aumentare il livello dei servizi offerti agli assistiti e alle imprese.

Che ruolo ha, a suo parere, la sanità integrativa alla luce delle attuali dinamiche del Servizio Sanitario Nazionale?

Abbiamo visto come la sanità pubblica, per quanto si distingua ancora a livello mondiale per equità e universalità, abbia sempre più difficoltà a soddisfare i bisogni del cittadino. Da qui l’importanza della complementarietà sistema pubblico-privato, che sosteniamo da sempre e che varrà soprattutto per il futuro. I giovani fanno fatica a pensare a certe cose, per questo noi sui territori cerchiamo sempre di stimolarli con input preziosi sul tema. Su questo serve, tuttavia, anche il contributo dei decision maker a livello aziendale. Ormai un manager cambia società più frequentemente rispetto al passato e servono dei punti fermi nel proprio percorso professionale: uno di questi è la sanità integrativa.


Assidai – rinnovati Cda e Sindaci per il mandato 2022-2025

Nel board confermati Marchi e Picutti, entrano come nuovi consiglieri Flussi e Sorli

Si rinnovano il Consiglio di amministrazione e il Collegio sindacale di Assidai. A deciderlo, con la scadenza naturale del mandato dei due organi, è stata l’Assemblea dei soci del Fondo, che si è svolta lo scorso 22 maggio. Ad essa, infatti, secondo lo statuto di Assidai, spetta la nomina del Consiglio di amministrazione e del Collegio sindacale, oltre che dei rispettivi presidenti.

Dopo i sei anni (ovvero due mandati) di Tiziano Neviani, il nuovo Presidente di Assidai è Armando Indennimeo che, come gli altri Consiglieri, sarà in carica per il triennio 2022-2025. Nel dettaglio, il board – oltre allo stesso Indennimeo – ha visto l’ingresso di Luciano Flussi e Gabriele Sorli e la riconferma di Mauro Marchi e Barbara Picutti. Per quanto riguarda, invece, il Collegio sindacale il neo Sindaco Gustavo Troisi è stato nominato Presidente; è stato confermato Paolo Grasso, già Sindaco nel precedente triennio, mentre fa il suo ingresso come nuovo componente Pietro Giomi.

organi sociali assidai mandato 2022 2025

Covid e diabete, una relazione pericolosa

La Società italiana di diabetologia studia i possibili legami tra le due pandemie: ecco i primi risultati

L’Italia è stato il primo Paese occidentale raggiunto dall’epidemia di Covid-19 e i ricercatori hanno subito evidenziato l’associazione tra diabete e rischio di sviluppare Covid-19 grave. Già a fine marzo 2020, per esempio, veniva pubblicato il primo report che mostrava come le persone affette da diabete presentassero una probabilità raddoppiata di decesso da Coronavirus. Nonostante le analisi statistiche già effettuate sui database di Veneto e Sicilia è invece ancora difficile stabilire con esattezza se le persone con diabete presentivo un rischio maggiore di contrarre il virus.

Molto attiva su questo fronte, negli ultimi due anni, è stata la Società italiana di Diabetologia (Sid), presieduta da Agostino Consoli, che ha contribuito in maniera significativa ad approfondire le relazioni tra diabete e Covid-19, due vere e proprie pandemie, una conosciuta e non trasmissibile, l’altra infettiva e comparsa purtroppo sulla scena nel 2020.

relazione covid diabeteUn altro tema chiave sono stati i possibili effetti negativi del confinamento domiciliare sul compenso glicemico dei pazienti con diabete. Per fortuna, è stato osservato come il lockdown non abbia influito negativamente sul controllo glicemico nei pazienti affetti da diabete tipo 1. Al contrario, questi pazienti hanno presentato significativi miglioramenti, forse grazie al maggior tempo disponibile per dedicarsi alla gestione della malattia. Grazie all’uso diffuso di tecnologie per il monitoraggio glicemico, soprattutto nel diabete tipo 1, è stato possibile monitorare i pazienti a distanza: l’improvvisa accelerazione nell’adozione degli strumenti di telemedicina ha avuto risvolti positivi in ambito di ricerca e assistenza diabetologica.

L’analisi di diverse casistiche italiane ha permesso di dimostrare come, anche durante le fasi di lockdown in cui i pazienti non potevano fisicamente accedere ai servizi ambulatoriali, sia stato possibile erogare l’assistenza in remoto, garantendo almeno la metà delle prestazioni, con particolare attenzione ai pazienti fragili: le donne con diabete gestazionale e quelli con complicanze acute come il piede diabetico.

La ricerca italiana si è cimentata anche sui meccanismi immunologici di risposta all’infezione e circa la possibilità che il nuovo coronavirus aggredisca le beta cellule pancreatiche, conducendo allo sviluppo del diabete. In particolare, si guarda proprio alle conseguenze a lungo termine dei due anni di pandemia, rivolgendo l’attenzione non solo a coloro che sono guariti dal Covid 19, ma anche alle ricadute “di sistema” sulla popolazione. Si studia infatti la possibilità che la pandemia abbia impresso un’accelerazione alla crescita del diabete nel nostro Paese, non solo per la possibilità che il coronavirus distrugga le cellule che producono insulina ma anche per l’adozione di stili di vita poco sani. In parallelo, sta ricevendo grande attenzione l’ipotesi che le persone con diabete siano maggiormente a rischio di sviluppare il “Long Covid”, una condizione caratterizzata da sintomi persistenti dopo la guarigione e che, in molti casi, possono confondersi con le complicanze croniche del diabete.

Intervista al Professor Nicola Fazio (IEO), esperto internazionale di tumori neuroendocrini

“Tumori neuroendocrini, occorre conoscerli a fondo per poterli curare al meglio”

Intervista al Professor Nicola Fazio (IEO), esperto internazionale di questo cancro raro

“Non è possibile definire la prognosi di un paziente o stabilire quali saranno le cure sapendo solo che si tratta di un tumore neuroendocrino. Bisogna caratterizzare bene il tumore, definendone i vari aspetti e personalizzando il trattamento. Questa è la premessa alla base di qualsiasi ragionamento sui tumori neuroendocrini. Ed è auspicabile che ciò avvenga in un contesto dedicato alla patologia in questione.” Parola del Professor Nicola Fazio, Direttore della Divisione di Oncologia medica gastrointestinale e tumori neuroendocrini allo IEO – Istituto Europeo di Oncologia di Milano, e tra i principali esperti internazionali di questa forma di cancro raro. “Bisogna stare attenti a non cadere in luoghi comuni, non è vero, ad esempio, che siano sempre tumori indolenti o che non necessitino mai di chemioterapia; allo stesso tempo è vero che molti pazienti possono convivere a lungo con tumori neuroendocrini metastatici curandosi con varie terapie”, aggiunge Fazio.

Professor Fazio, ci può spiegare meglio questa patologia?

Sono un gruppo relativamente raro di tumori maligni che nascono dalle cellule neuroendocrine che sono sparse ovunque nel nostro organismo. è intuibile quindi che possano svilupparsi in molti organi. Il comportamento dei tumori neuroendocrini è molto vario: da lentissimi a velocissimi, e rispondono diversamente alle terapie.

Quali sono i principali sintomi dei tumori neuroendocrini gastroenteropancreatici?

I tumori neuroendocrini possono essere scoperti a causa di qualche sintomo, per lo più aspecifico, che porta a fare degli accertamenti. Purtroppo, non esiste un vero e proprio campanello d’allarme che possa con ragionevole certezza far diagnosticare un tumore neuroendocrino in fase iniziale. Anzi, molte volte si parla di piccoli tumori neuroendocrini (meno di 2 cm) scoperti senza alcun sintomo, in genere nel pancreas, nel retto o nello stomaco, mentre ci si sottopone a esami per altre ragioni. Purtroppo, la diagnosi cosiddetta “incidentale”, cioè posta in assenza di qualsiasi sintomo, può riguardare anche un tumore neuroendocrino che è cresciuto molto e ha dato metastasi, senza aver mai dato segno di sé.

Quanto è diffusa questa tipologia di tumore in Italia?

I dati epidemiologici ufficiali italiani dell’AIRTUM, l’Associazione italiana registro tumori, sono riferiti al 2015. Venivano stimati circa 2700 nuovi casi di pazienti con tumore neuroendocrino: siamo nel gruppo dei tumori rari, per quanto l’incidenza sia in aumento nel corso degli ultimi vent’anni. La fascia di età più colpita è quella oltre i 65 anni.

Che tipo di cure si attuano contro questo tipo di tumori e quali sono le speranze di guarigione soprattutto a fronte di una diagnosi precoce? 

Un tumore neuroendocrino a basso grado di malignità, ossia a diffusione relativamente lenta, diagnosticato precocemente può essere asportato chirurgicamente e il paziente ha buone probabilità di guarigione. D’altro canto, anche quando il tumore è avanzato, ha dato metastasi e non è asportabile chirurgicamente in maniera radicale, con le cure mediche continuative, come le cure ormonali, farmaci mirati su alcuni bersagli molecolari, radioterapie mirate ai recettori della somatostatina e chemioterapia, il paziente può convivere bene e a lungo con la malattia e le terapie. Questo messaggio è particolarmente importante: c’è la possibilità di curarsi, anche per chi ha perso l’attimo dell’intervento chirurgico. In quel caso l’obiettivo delle cure è di permettere al paziente di vivere, piuttosto che di sopravvivere, portando avanti attivamente la sua vita personale, professionale, coniugale e relazionale.

Biografia Professor Nicola Fazio

58 anni, laureato in Medicina e Chirurgia, si è specializzato in Medicina Interna e Oncologia, Dottore di ricerca in Oncologia Digestiva presso l’Università La Sapienza di Roma. Attualmente è Direttore della Divisione di Oncologia Medica Gastrointestinale e Tumori Neuroendocrini e Direttore del Programma Tumori Digestivi e Neuroendocrini presso l’istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO), dove lavora dal 1995.