Sanità, l’intelligenza artificiale riduce i costi

Lo conferma uno studio coordinato da Humanitas sugli esami di screening per il cancro al colon

L’intelligenza artificiale come strumento per ridurre in prospettiva i costi del Servizio Sanitario Nazionale e aumentarne così la sostenibilità futura, che sarà messa a dura prova dal graduale invecchiamento della popolazione. Gli studi più recenti indicano che oltre il 33% delle attività eseguite manualmente dai medici potrebbe essere automatizzato. Non solo: negli ultimi 20 anni, informatici e ricercatori hanno anche dimostrato con successo che le applicazioni dell’intelligenza artificiale in diversi ambiti dell’assistenza sanitaria, a partire dalla diagnosi precoce, fino alla scoperta di farmaci e alla gestione dei dati dei pazienti. Solo negli Usa, per esempio, l’uso dei cosiddetti algoritmi che permettono di estrarre preziose informazioni da centinaia di milioni di dati, potrebbe consentire risparmi di oltre 150 miliardi di dollari.

A tale proposito, vale la pena citare i dati di un recente studio internazionale coordinato da Humanitas in collaborazione con l’Università di Oslo, che puntava a indagare il rapporto costi-benefici delle tecnologie di intelligenza artificiale nell’ambito della colonscopia. L’analisi è stata coordinata da Alessandro Repici, direttore del dipartimento di Gastroenterologia di Humanitas e docente di Humanitas University e da Cesare Hassan, docente di Humanitas University.

intelligenza artificiale sanitaEbbene, l’impiego dei software di intelligenza artificiale richiede alle strutture ospedaliere investimenti economici valutati pari a circa 19 dollari per paziente. Lo studio in questione, pubblicato su The Lancet Digital Health, ha dimostrato che, nell’arco di 30 anni, questi investimenti non solo vengono interamente ammortizzati, ma generano anche un risparmio se paragonati alle spese mediche per i pazienti con tumore del colon.

In particolare, la riduzione dei costi avviene in due modi. Innanzitutto, diminuisce il numero di persone che sviluppano il cancro, e di conseguenza si riducono notevolmente i costi di chirurgia, chemio e radioterapia, e i cosiddetti costi sociali; in secondo luogo si assottigliano i cosiddetti “follow up”, cioè i controlli successivi alle cure. Senza dimenticare un altro aspetto rilevante: così facendo, oltre ad avere una diagnosi più accurata e tempestiva, si liberano le liste d’attesa mettendo a disposizione della comunità gli spazi per chi invece è sintomatico.

In termini numerici, lo studio evidenzia che gli strumenti di intelligenza artificiale migliorano il tasso di identificazione delle lesioni del colon del 44%, riducendo pertanto il rischio di incorrere in errori diagnostici. Quindi, concludono gli autori del report, l’esecuzione di colonscopie di screening con l’ausilio dell’intelligenza artificiale è associata sia a un calo dell’incidenza dei tumori del colon del’8,4% sia a un risparmio economico di 57 dollari per persona grazie alla riduzione dei costi di terapia legata alla maggiore prevenzione.

Numeri eloquenti sulle enormi potenzialità dell’intelligenza artificiale nella medicina e sull’apporto rilevante che essa potrebbe offrire per ridurre i costi della sanità pubblica italiana e per aiutarla a mantenere nel tempo quelle caratteristiche di equità e universalità che la rendono praticamente unica al mondo.

Intervista al campione di ciclismo Paolo Savoldelli

“Se fate sport non bagnatevi: poi è peggio”

“Se possibile fate sport nelle ore più fresche, magari scegliendo percorsi all’ombra, evitate di bagnarvi troppo e bevete sempre a piccoli sorsi”. I consigli sono di Paolo Savoldelli, ex campione di ciclismo – oggi quarantanovenne e ancora molto attivo dal punto di vista sportivo – trionfatore in due Giri d’Italia. 

Lei è stato e resta un grande sportivo. Ha vinto il Giro d’Italia, una corsa che si disputa in qualsiasi condizione atmosferica. Dunque, come ci si difende dal caldo in generale e quando si pratica attività sportiva all’aria aperta? Come bisogna vestirsi?

La cosa più banale è praticare sport nelle ore più fresche, ma se non si riesce consiglio di scegliere un abbigliamento chiaro e di pensare a itinerari poco esposti al sole, ombreggiati, magari cercando di costeggiare un fiume. In ogni caso riducete la lunghezza dell’uscita e, potrà sembrarvi strano, cercate di bagnarvi il meno possibile.  

Perché? Col caldo verrebbe da fare il contrario… 

Bagnarsi è sbagliato perché l’acqua evapora e il benessere momentaneo svanisce. Inoltre, è meglio bere a piccoli sorsi, ogni 15 minuti, quasi bagnandosi solo la bocca, non riempire lo stomaco di acqua in poco tempo. Inoltre, portate sempre il casco perché ripara la testa dal caldo e in più è areato: la soluzione perfetta, anche per la propria sicurezza ovviamente.

Come bisogna alimentarsi quando fa caldo? 

No a cioccolato e caffè. Bisogna mangiare e idratarsi al tempo stesso. Quando correvo ci preparavamo dei paninetti con un po’ di marmellata e pezzi di ananas o pesca che ci rinfrescavano la bocca. Quando fa davvero caldo e sei sotto sforzo non riesci a mandare giù nulla. Altra cosa a cui stare attenti: se fate sport, in particolare bici, e oltre al caldo c’è vento vi sembrerà di non sudare ma dovete bere lo stesso, un ragionamento che, paradossalmente, vale anche quando fa molto freddo.   

Alla fine di un allenamento in una giornata calda cosa bisogna fare per recuperare?

I primi 40 minuti sono i più importanti per alimentarsi e per bere, utilizzando i dovuti integratori. Ricordate che se arrivate alla fine di un allenamento e pesate meno di 2 chili rispetto a quando siete partiti vuol dire che avete sbagliato qualcosa nell’idratazione o nell’alimentazione durante lo sforzo.  

Quando lei correva e faceva molto caldo qual’era una cosa che la faceva star meglio?

Andare a prendere le borracce all’ammiraglia e portarle ai miei compagni. Averle nelle tasche posteriori della maglietta belle fresche mi dava qualche minuto di sollievo.

Paolo Savoldelli ha conquistato due Giri d’Italia nel 2002 e nel 2005 grazie a ottime capacità tecniche in pianura e in salita unite a doti di discesista uniche al mondo, che gli sono valse il soprannome di “Falco”. Dopo il ritiro dall’agonismo ha iniziato con successo l’attività televisiva come commentatore delle principali gare di ciclismo del mondo.

Intervista al Dottor Andrea Fabbri, Ufficio Presidenza della Società Italiana di Medicina d’ Emergenza Urgenza (SIMEU)

“Stare a casa durante il giorno e bere tanto”

Secondo il Dott. Andrea Fabbri (SIMEU), basterebbe seguire questi due consigli per evitare la maggior parte dei malori legati al caldo

Chi patisce di più gli effetti del caldo? “Gli over 70 e le persone più fragili che già soffrono di cronicità”. Come evitare colpi di calore? “Bere tanto e stare a casa durante le ore diurne”. L’intasamento dei pronto soccorso? “Il caldo ha complicato ulteriormente un tema che è presente da mesi, se non da anni”. A parlare è il Dottor Andrea Fabbri, Membro dell’Ufficio di Presidenza della Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza (SIMEU), che – agendo in prima linea all’Azienda Usl della Romagna-Forlì, dove è Direttore dell’Unità Operativa Pronto Soccorso, Medicina d’Urgenza – ha l’autorevolezza e la competenza per descrivere gli effetti del caldo sulle categorie più a rischio e le possibili contromisure per prevenirli.

Quali sono i riflessi a livello di pronto soccorso dell’ultimo e attuale rialzo delle temperature? Si rischiano intasamenti?

Il fatto si ripete quando salgono la colonnina di mercurio e l’umidità. Le persone più fragili hanno maggiori problemi: aumenta l’incidenza di alcune malattie e si acutizzano le cronicità. Negli ultimi due mesi nei pronto soccorso c’è stato un significativo aumento degli accessi che, tuttavia, è frutto di tanti aspetti della situazione. Sicuramente il caldo improvviso gioca un ruolo rilevante, inoltre le nostre unità continuano a soffrire per la coesistenza di pazienti Covid e non Covid, con la necessità di mantenere percorsi separati. In generale, tutta l’organizzazione sanitaria è meno efficiente rispetto al pre-Covid anche perché, quando le cose si complicano, cioè nell’emergenza, l’unica porta sempre aperta è quella del pronto soccorso. Per concludere: l’intasamento è un tema presente da mesi, se non da anni, che si è allargato a molte Regioni, il caldo non ha fatto che aggravare il problema.

In generale quali sono le principali contromisure che bisogna prendere contro il caldo e come dobbiamo proteggerci?

Punto primo: nelle ore diurne, dalle 9 alle 19, bisogna stare in casa o in luoghi freschi. In secondo luogo bisogna bere molto, anche quando non si ha sete. Il problema, soprattutto per gli anziani, è che hanno un senso della sete ridotto e tendono a non bere. Basterebbe seguire queste due indicazioni per evitare la stragrande maggioranza delle criticità.

Invece?

Di solito i pazienti arrivano da noi in pronto soccorso in uno stato di disidratazione che causa la riacutizzazione delle malattie croniche di carattere cardiaco o respiratorio, oltre che affaticare il rene, fondamentale per riequilibrare lo stato idrico dell’organismo. Si può arrivare anche allo stato confusionale e alla perdita di conoscenza. Spesso gli anziani si presentano con la febbre senza rendersi conto delle proprie reali condizioni fisiche e di disidratazione.

Andrea Fabbri ricopre dal 2011 il ruolo di Dirigente Medico di Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza presso l’Unità Operativa di Pronto Soccorso, Medicina d’Urgenza, AUSL di Forlì ed è membro dell’Ufficio di Presidenza della Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza (SIMEU). Insegna alle Università di Bologna, Perugia e Roma.

Oms, scoppia l’emergenza caldo in Europa: servono subito piani nazionali per la salute

Secondo l’Organizzazione i principali Paesi devono muoversi per tutelare i propri cittadini 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) lancia l’allarme caldo e la sua divisione europea invita i principali Paesi del Vecchio Continente ad adottare nel più breve tempo possibile misure e piani di azione che tutelino la salute dei cittadini. I numeri, del resto, parlano chiaro. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, 1.672 disastri legati al clima e alle condizioni meteo registrati ufficialmente hanno causato più di 159.000 vittime negli ultimi 50 anni e hanno generato danni economici per 476,5 miliardi di dollari. E sebbene il 38% delle catastrofi sia stato attribuito a inondazioni e il 32% a tempeste, le temperature estreme hanno rappresentato il 93% dei decessi (circa 150mila).

Basta vedere gli effetti dell’ultima ondata di caldo in Italia per intuire come le alte temperature influiscano sulla salute, in particolare quella di anziani, neonati, persone che lavorano all’aperto e malati cronici. In altre parole, sottolineano gli esperti dell’Oms, oltre al classico colpo di calore, l’afa può peggiorare patologie già esistenti come quelle cardiovascolari, respiratorie e renali. A supportare questa presa di posizione c’è un recente rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, secondo il quale il calore rappresenta un rischio da non sottovalutare alla luce di altri trend in atto, tra cui la forte urbanizzazione, l’aumento delle temperature estreme e il lento ma inesorabile invecchiamento della popolazione nel mondo occidentale. 

Alla luce di tutto ciò, l’Oms europea caldeggia tre misure da adottare nel più breve tempo possibile per fronteggiare l’emergenza. Innanzitutto bisogna mettere a punto piani d’azione termosanitari che incorporino sistemi di allerta precoce e di risposta per gli ambienti urbani e non. In secondo luogo, serve un set di misure contro il caldo declinato sia sulle esigenze della popolazione generale sia sui bisogni delle categorie più vulnerabili come gli anziani o chi lavora all’esterno. Infine, più in generale, va potenziata la comunicazione sul problema del caldo a 360 gradi. Più a lungo termine, secondo l’Organizzazione, bisogna pianificare un’architettura urbana che mitighi gli effetti della calura sulla popolazione.

Assidai e il Prodotto Unico alle Assemblee Territoriali Federmanager

Da aprile a luglio, l’impegno del Fondo insieme alle Associazioni Territoriali Federmanager per essere sempre più vicini agli iscritti attuali e futuri e presentare la grande opportunità offerta dal Prodotto Unico Fasi – Assidai. 

 Nel corso degli ultimi mesi, Assidai ha partecipato agli eventi organizzati sul territorio italiano da parte delle Associazioni Territoriali Federmanager, che hanno visto il coinvolgimento degli Enti di tutto il sistema federale e del Fasi

L’obiettivo, per quanto riguarda Assidai, oltre ovviamente a sostenere Federmanager in un capillare “lavoro” di sensibilizzazione sul territorio, è stato quello di presentare la propria attività come Fondo e illustrare le peculiarità del Prodotto Unico Fasi – Assidai, fornire informazioni su come iscriversi, oltre che ascoltare le esigenze degli iscritti, di coloro che vogliono aderire per la prima volta al Fondo di assistenza sanitaria e valutare le esigenze delle aziende che desiderano garantire ai loro manager un benefit importante come l’assistenza sanitaria integrativa.  

Gli interventi di Assidai si sono concentrati in particolare sull’eccellenza del Prodotto Unico Fasi – Assidai destinato ai dirigenti in servizio delle aziende industriali. Il Piano Sanitario si presenta come Unico sul mercato proprio perché integra in modo pressoché totale i rimborsi garantiti dal Nomenclatore Tariffario Fasi e, quindi, tutela i manager e le loro famiglie nei momenti più importanti della loro vita. I vantaggi della nuova proposta sanitaria dal punto di vista operativo sono notevoli, infatti, per gli aderenti al nuovo Prodotto Unico, il network è unico. L’accesso alla rete di strutture sanitarie e professionisti convenzionati di eccellenza è semplice, immediato e capillare su tutto il territorio nazionale. Poi c’è un altro aspetto rilevante: gli iscritti possono inviare una pratica di rimborso unica attraverso il portale online di Industria Welfare Salute (IWS), società partecipata da Federmanager, Confindustria e Fasi, che, a sua volta, provvede a inoltrare le richieste ai due Fondi per quanto di loro competenza. Tra le principali coperture previste, da segnalare, il rimborso fino al 100% del richiesto e fino ad un massimo di 25mila euro per nucleo familiare in caso di extra-ricovero, sempre in regime di convenzionamento diretto. Ma è previsto anche il rimborso fino al 90% dell’importo richiesto e fino a un massimo di 12.500 euro per nucleo familiare in caso di spese relative alle voci previste dalla Guida Odontoiatrica del Fasi in vigore e secondo i criteri liquidativi in essa riportati. Inoltre, aspetto davvero rilevante è la copertura Long Term Care per la non autosufficienza, su cui Assidai negli anni scorsi è sempre stato pioniere sul mercato: una tutela fondamentale per avere una sicurezza a 360 gradi per sé e per la propria famiglia in ciascun momento della vita. 

Tutto ciò è stato illustrato e discusso duranti gli incontri realizzati sul territorio, che fino ad oggi hanno riscosso grande successo anche perché offrono al pubblico di porre domande ed esporre eventuali dubbi. Il confronto con gli iscritti alle Associazioni Territoriali Federmanager è stato e sarà sempre un momento chiave per un Fondo come Assidai che punta sulla vicinanza agli iscritti, anche per consolidare e allagare il proprio bacino d’utenza.  

 

Malattie cerebrovascolari, come prevenirle

Cruciale adottare stili di vita sani. In un documento informativo sottoscritto dal Ministero della Salute un’analisi di queste patologie, seconda causa di morte a livello mondiale

Fornire alla popolazione informazioni basate sull’evidenza scientifica in materia di prevenzione delle malattie cerebrovascolari, evidenziare i fattori di rischio, promuovere stili di vita salutari e prevenzione primaria, sapere riconoscere l’insorgenza dei segni e dei sintomi dell’ictus e dell’attacco ischemico transitorio e adottare le adeguate contromisure. Sono questi i principali obiettivi del “Documento informativo per il cittadino sulla prevenzione delle malattie cerebrovascolari lungo il corso della vita”, prodotto dall’Alleanza italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari, un patto volontario volto al contrasto di queste patologie sottoscritto tra Ministero della Salute, Società scientifiche, Associazioni dei pazienti e altri Enti operanti nel settore. Inoltre, sulla base dei contenuti del documento stesso è stata predisposta una sezione specifica sulla prevenzione delle malattie cerebrovascolari nell’ambito dell’area tematica del portale del Ministero della Salute dedicata al tema.

Le malattie cerebrovascolari sono patologie del sistema nervoso centrale provocate da alterazioni della circolazione sanguigna e nel 2019 sono state la seconda causa di morte a livello mondiale. Le più frequenti sono l’ictus ischemico (circa l’80% degli eventi cerebrovascolari acuti) e l’emorragia intracerebrale (15-20%) mentre la mortalità per ictus è del 20-30% a 30 giorni dall’evento e del 40-50% a distanza di un anno. Solo il 25% dei pazienti sopravvissuti a un ictus guarisce completamente, mentre ben il 75% sopravvive con una qualche forma di disabilità; di questi ultimi circa la metà perde l’autosufficienza. In Italia – ricorda il Ministero della Salute – l’ictus è la principale causa di disabilità nell’adulto e la seconda causa di demenza: rappresenta dunque un’importante problematica di salute pubblica, il cui impatto causa notevoli conseguenze non solo sulle condizioni cliniche delle persone colpite, ma anche sulle loro famiglie e sui caregiver, e comporta quindi un rilevante costo economico e sociale.

La prevenzione primaria è lo strumento più importante per contrastare le malattie cerebrovascolari, perché mira a impedirne la comparsa e si basa sull’adozione e sul mantenimento di sani stili di vita in modo da prevenire comportamenti non salutari durante l’infanzia e l’adolescenza, ridurre il rischio di insorgenza delle patologie in questione nell’adulto, e favorire un invecchiamento sano e attivo. Attraverso uno stile di vita più salutare e un adeguato controllo medico nei soggetti a elevato rischio cardiovascolare si potrebbero evitare il 40-50% degli eventi cerebrovascolari.

La parola al Presidente Armando Indennimeo

La salute prima di tutto. Ce lo hanno insegnato, se mai ce ne fosse stato bisogno, gli ultimi due anni di pandemia. In questo senso, il Prodotto Unico Fasi-Assidai rappresenta una pietra miliare del sistema Federmanager per garantire la salute dei propri iscritti: una vetta d’eccellenza – ci ricorda il Presidente Stefano Cuzzilla nel suo consueto intervento – pensata su misura per i manager e per le loro famiglie, che propone una copertura sanitaria pressoché totale, distinguendosi per un approccio davvero innovativo, con un focus importante sul tema della Long Term Care.

Nel numero di luglio di Welfare 24 ci occupiamo anche di fatti di strettissima attualità, come l’emergenza caldo, che produce inevitabilmente effetti non soltanto sull’ambiente ma anche sofferenze per le persone, in particolare anziani e malati cronici: di qui l’allarme rosso lanciato dall’Oms per preservare le categorie più fragili. Un tema da non sottovalutare, su cui proponiamo anche due interviste di rilievo, ad altrettanti esperti in campo medico e sportivo, rispettivamente il dottor Andrea Fabbri, membro dell’Ufficio di presidenza della SIMEU e Paolo Savoldelli, ex ciclista vincitore di due Giri d’Italia, che ci illustrano come proteggersi dalle temperature elevate. Infine, in questa newsletter, affrontiamo anche il delicato tema delle malattie rare, che in Italia riguarda oltre 1 milione di persone. 

Perché il Paese non cresce come potrebbe?

Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager

Certamente per la complessa congiuntura economica determinata dall’emergenza pandemica e dalla crisi energetica, che sta rallentando il recupero registrato nel 2021. Proprio nel momento in cui le risorse del Pnrr potrebbero farci fare il salto di qualità tanto atteso. Tuttavia, mentre siamo soliti confrontarci sull’evoluzione della spesa corrente per evitare la creazione di nuovo debito improduttivo, la stessa attenzione non dedichiamo alle entrate, pur essendo consapevoli dell’elevato livello di evasione fiscale. Ed è una costante che da decenni registriamo, perché in Italia sono in pochi a pagare le tasse e chi paga, paga troppo. I dati del Mef, relativi al 2020, offrono una fotografia allarmante della situazione nazionale: solo il 4% dei contribuenti italiani dichiara più di 70 mila euro, versando il 29% del totale Irpef. Numeri surreali per descrivere una realtà ingiustificabile, pur se riferita a un anno fortemente segnato dal Covid, e inaccettabile, soprattutto per chi, come i manager, continua lavorare e a pagare perché l’Italia imbocchi la via della ripresa.

Quello dell’evasione fiscale è un tema centrale anche per il settore sanitario. Nell’ottica di contrastare tale fenomeno, i servizi di assistenza complementare erogati dagli enti del sistema Federmanager rappresentano certamente un modello virtuoso, che può costituire un riferimento importante anche per il Sistema sanitario nazionale. I nostri fondi di assistenza sanitaria integrativa si interfacciano infatti alle diverse strutture mediche con la massima attenzione alla documentazione fiscale relativa alle prestazioni previste. Possono inoltre vantare un’autorevole competenza relazionale nei confronti delle strutture stesse, determinando una definizione dei prezzi che sia davvero equa. È questa una delle ragioni per cui chiediamo alle istituzioni di lavorare insieme a una crescente complementarità tra Ssn e sanità integrativa.

Intervista a Linus, direttore artistico di Radio Deejay

“Cuffie e volume basso: ecco il mio segreto”

I consigli di Linus, direttore artistico di Radio Deejay, su come ascoltare e godersi la musica senza danneggiare l’udito

Lo scorso febbraio è stato protagonista di “Forty Forti”, la non stop radiofonica di 40 ore con cui Radio Deejay ha festeggiato i propri 40 anni. Linus, tuttavia, non è soltanto il simbolo e il direttore artistico di una delle emittenti radiofoniche più famose d’Italia ma anche un uomo di sport (maratoneta e ciclista in primis) e, come tale, sa come prendersi cura e avere rispetto del proprio corpo. Anche dell’udito, che poi per uno come lui che tutti i giorni ha a che fare con cuffie, microfono e musica di ogni tipo, è un senso da proteggere con particolare cura.

Secondo un recente studio dell’Oms oltre 1 miliardo di persone, oggi tra 12 e 35 anni, in futuro rischia di perdere l’udito per l’esposizione prolungata a musica ad alto volume o altri suoni. Lei, che ha a che fare con i giovani, la musica e i concerti, ha mai percepito il problema?

Secondo i più maliziosi, tenere il volume alto è il modo migliore per vendere musica, perché così sembra tutta bella: è un vecchio trucco che si utilizzava nei negozi di dischi. In realtà, per capire se il disco è veramente all’altezza delle aspettative andrebbe ascoltato a volume molto basso con una radiolina, tutto il contrario insomma. Questo per dire che il volume nel mondo della musica ha sempre avuto un ruolo rilevante.

Come ascoltare la musica senza danneggiare l’udito? Ci indica qualche regola pratica?

Ricordo ancora quando, dopo le prime serate in discoteca, mi rimaneva nelle orecchie un fischio che non mi faceva dormire. Col tempo ho imparato a difendermi. In trasmissione i colleghi un po’ mi prendono in giro per il volume delle cuffie sempre molto moderato, ma la tecnica porta due grandi vantaggi: il primo è che avere la propria voce che non torna indietro a un livello altissimo aiuta la fluidità del parlato, il secondo è che faccio la radio da più di quarant’anni e ci sento ancora benissimo. Per il resto, dare indicazioni numeriche – intendo sui decibel – è un po’ difficile. Il mio consiglio, banale forse, è semplicemente di non esagerare e di stare molto lontani dalle casse. Si sente meglio e non è pericoloso.

È meglio utilizzare gli auricolari o le cuffie? Spesso chi ascolta musica sui mezzi pubblici o in luoghi rumorosi alza troppo il volume per “coprire” i suoni esterni.

Credo che i danni all’udito siamo legati più al tempo di ascolto che al volume in sè. Le nuove generazioni vivono sempre con gli auricolari nell’orecchio, che – se penso a tutta la fatica fatta da un artista per rendere un disco “complesso” – non è il modo migliore per ascoltare la musica. Quindi indubbiamente meglio le cuffie.

Linus 64 anni, è direttore artistico di Radio Deejay (dal 1996) e direttore editoriale del polo radiofonico del gruppo Gedi dal 2020. Dal 1991 conduce “Deejay chiama Italia”, programma di punta dell’emittente radiofonica, in cui è affiancato da Nicola Savino. Dal 2014, ogni domenica, conduce anche “Deejay Training Center”, trasmissione dedicata all’allenamento e all’alimentazione per sportivi di ogni età e livello.

Superare le incertezze

Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager

Prima la lunga e perdurante fase di emergenza pandemica, adesso un conflitto, quello in atto in Ucraina, che scuote le nostre coscienze di cittadini europei e alimenta le incertezze che rileviamo all’interno del sistema produttivo italiano. Lo shock dei prezzi energetici, secondo le stime dell’Istat, potrebbe costare al Paese lo 0,7% del Pil e si segnala altresì un calo del 3,4% nella produzione industriale, a gennaio rispetto a dicembre. Oggi, per tutte le aziende, è quindi centrale la questione della continuità produttiva, un tema che riguarda decisamente anche il comparto della salute che, specie negli ultimi due anni, ha dimostrato una straordinaria resilienza e capacità di innovare. Accogliamo con favore gli interventi messi in campo dal Governo a sostegno di famiglie e imprese, ma chiediamo maggiore attenzione soprattutto per il settore della sanità integrativa, per il quale è più che mai necessario rivedere il quadro fiscale di riferimento. È nel pieno interesse del Paese che sia favorita una crescita progressiva dell’alleanza tra pubblico e privato per consolidare i percorsi di assistenza sanitaria. Gli enti del sistema Federmanager rappresentano in questo senso dei riferimenti d’avanguardia: oggi focalizzano la loro azione su aspetti come prevenzione, telemedicina, potenziamento dei servizi offerti via web. E il Prodotto Unico Fasi-Assidai fa dell’innovazione dell’offerta un tratto distintivo. Le competenze manageriali dimostrano pertanto di comprendere prima come “leggere il futuro”. È questa una delle ragioni per cui sono essenziali per guidare la ripresa.