Il Professor Richeldi (Gemelli): “Molte polmoniti, ma nulla di simile a una pandemia”
“Il picco dell’influenza è stato superato: abbiamo visto parecchie polmoniti, ma nulla che assomigli a una pandemia”. A parlare è il Professor Luca Richeldi, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma, secondo il quale per preservare la salute del nostro apparato respiratorio ed evitare complicazioni in caso di influenza ci sono due capisaldi: il vaccino antinfluenzale per le categorie fragili e il no a qualsiasi forma di fumo per tutti.
Professor Richeldi, era da tempo che, sia in Italia sia in Europa, non si vedeva una diffusione dell’influenza con complicazioni come accaduto negli ultimi mesi. Alla fine di gennaio è possibile trarre un bilancio?
Credo che il picco sia stato raggiunto e superato. Certo, il virus continua a circolare ed è importante che le persone ne siano consapevoli. Però abbiamo un sistema di sorveglianza che funziona molto bene, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, con dati puntuali che arrivano dai medici di base, i quali a loro volta li forniscono in modo molto efficace e anche molto rapido.
Quali sono le particolarità dell’influenza di questa stagione e perché in alcuni casi ci sono state conseguenze a livello di bronchi e di polmoni?
Le ondate invernali di influenza sono piuttosto normali, previste e prevedibili. Tuttavia, questo inverno abbiamo visto parecchie polmoniti che hanno come caratteristica quella di creare una forte insufficienza respiratoria sintomatica. Polmoniti che possono ricordare quelle da primo Covid e che, come molto spesso accade, colpiscono in maniera clinicamente più rilevante i fragili, cioè coloro per i quali è raccomandata una vaccinazione. Detto questo, però, non abbiamo visto nulla che assomigli a una pandemia; certamente è stata un’ondata influenzale che ha messo a dura prova il Servizio Sanitario Nazionale. Ricordiamoci inoltre che il virus influenzale cambia, tanto è vero che ogni anno i vaccini vanno aggiornati in base alle variazioni del genoma virale. Non credo, per riassumere, che quest’inverno ci siamo trovati davanti a una situazione particolare, anche perché la copertura vaccinale è stata subottimale.
A proposito di vaccino, per quali categorie è raccomandato?
Ci sono precise raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute: la vaccinazione contro l’influenza è gratuita per le categorie a rischio, convenzionalmente le persone oltre 65 anni, oppure quelle con patologie che indeboliscono il sistema immunitario, tumori e diabete. Queste sono le categorie che devono prestare maggiore attenzione. Quello che a noi manca ancora oggi è una vaccinazione più diffusa tra coloro sopra i 65 anni che si sentono in buona salute. È un errore: il vaccino impedisce la portata clinica della malattia e ha un senso anche dal punto di vista sociale, perché riduce le giornate perse al lavoro soprattutto per settori strategici, ad esempio quello sanitario.
Quali sono le principali regole di comportamento da seguire quando si contrae l’influenza e quali sono i segnali d’allarme (per eventuali complicanze) da tenere d’occhio?
L’influenza è una malattia virale che in linea generale non necessita di terapie antibiotiche. Va anche considerato che quando usiamo gli antibiotici in maniera inappropriata, cioè alle prime avvisaglie di una febbre, creiamo un danno a noi e alla comunità. Pensare che “al massimo non mi fa niente” è un’idea profondamente sbagliata. Per alcune categorie ci sono gli antivirali. Di base l’influenza si supera in maniera autonoma, quindi con una terapia sintomatica: antipiretici e antinfiammatori per la febbre, e farmaci anti tosse per la tosse. Per quanto riguarda invece i segnali d’allarme, bisogna fare attenzione quando i sintomi persistono per più di qualche giorno, la febbre non recede con l’utilizzo di antinfiammatori e si fa fatica a respirare. Questo è un possibile segnale di coinvolgimento delle basse vie aeree e qui la situazione deve essere gestita da un medico specialista. In quel caso serve un saturimetro che ci dice qual è l’ossigenazione del sangue e fornisce al medico curante, anche per via telefonica, un valore oggettivo sullo stato di salute del paziente. Infine, ci sono sintomi come il dolore toracico, che possono essere più allarmanti per eventuali polmoniti e in questo caso, se necessario, bisogna rivolgersi direttamente anche al pronto soccorso.
A livello più generale quali sono i comportamenti che raccomanda (a livello di prevenzione primaria) per preservare la salute del nostro apparato respiratorio?
Il più importante è non fumare. La stragrande maggioranza di patologie respiratorie, specialmente quelle più gravi, sono causate dal fumo. è un’associazione che purtroppo conosciamo molto bene e non siamo ancora riusciti ad arginare in maniera completa, anche se sono stati fatti passi in avanti. Altra cosa importante è cercare di respirare aria il più pulita possibile, considerato che tutti i giorni ne inaliamo 10mila litri. Il tema è che possiamo scegliere di non fumare, ma la qualità dell’aria è un problema diverso e di scala più globale. Sappiamo come le PM2,5 siano responsabili di tumori e patologie cardiovascolari. Infine, come gli organi e gli apparati del nostro corpo, un sano livello di attività fisica, senza eccessi, rappresenta un ottimo elemento per nostri polmoni.
Luca Richeldi
Dal 2017 è Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pneumologia e del Cemar – Centro Malattia dell’Apparato Respiratorio presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCSS di Roma. Inoltre, ricopre la carica di Professore Ordinario delle Malattie dell’Apparato Respiratorio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Dal 14 ottobre 2018 al 31 dicembre 2021 è stato Presidente della Società Italiana di Pneumologia. Tra l’altro, è responsabile della stesura delle linee guida Internazionali sulla Diagnosi e Terapia della Fibrosi Polmonare Idiopatica e sulla classificazione della polmonite interstiziale idiopatica.