Rinnovato fino al 2027 il CCNL Dirigenti Industria

Raggiunta un’intesa, con diversi interventi migliorativi, tra Confindustria e Federmanager. Nel welfare sanitario confermato il ruolo strategico di Assidai e del Prodotto Unico 

A metà novembre è stato rinnovato il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per i dirigenti di aziende produttrici di beni e servizi con decorrenza dal primo gennaio 2025 fino al 31 dicembre 2027. Un passaggio cruciale che prevede interventi su molte tematiche, tra cui l’ampliamento della definizione di dirigente, il miglioramento degli aspetti retributivi e il rafforzamento del sistema di welfare bilaterale con particolare attenzione alla parità di genere. Il rinnovo, al tempo stesso, conferma il ruolo strategico di Assidai nel contesto del welfare sanitario per la tutela della salute e del benessere del management e delle loro famiglie nell’articolo 18bis, dedicato proprio all’assistenza sanitaria integrativa.   

“Questo contratto compie un deciso passo avanti per accompagnare le imprese verso le transizioni: abbiamo aggiornato la figura del dirigente e consolidato il sistema di welfare. Il contratto rafforza la competitività dell’impresa attraverso temi importanti come la parità di genere e normalizzando l’idea che la retribuzione del dirigente debba essere commisurata ai risultati”, ha sottolineato Maurizio Marchesini, Vicepresidente di Confindustria per il Lavoro e le Relazioni Industriali. “Da oggi la categoria manageriale può fare affidamento su un contratto nuovo, moderno, adeguato all’evoluzione della figura manageriale, in modo da ricomprendervi le professionalità di più alta qualificazione. Un contratto che stringe il patto tra manager e imprese come elemento essenziale per la crescita del Paese”, ha dichiarato il past President Federmanager, Stefano Cuzzilla. 

Tra gli interventi migliorativi c’è da evidenziare la valorizzazione del sistema di welfare bilaterale: in materia di previdenza complementare, il contratto è intervenuto sulla distribuzione delle quote di contribuzione al fondo Previndai con un aumento della quota minima a carico dell’impresa e un conseguente alleggerimento di quella a carico del dirigente. È stato inoltre riconfermato il ruolo determinante della sanità integrativa e del Fasi. In particolare, è stata sottolineata l’importanza di un accordo di reciproca collaborazione tra Assidai e Fasi finalizzato a rafforzare il ruolo sul mercato della sanità integrativa attraverso una proposta unica (ndr il Prodotto Unico Fasi-Assidai) innovativa e competitiva sul mercato con l’auspicio delle parti che dall’accordo indicato possa derivare una maggiore integrazione o un ampliamento delle coperture assicurative previste per le persone iscritte al Fasi. 

Assidai nel ringraziare le rispettive delegazioni di Federmanager e Confindustria per il lavoro svolto, conferma da subito il rinnovo del proprio impegno per contribuire in modo integrato e sinergico con il Fasi al raggiungimento degli obiettivi indicati dal contratto stesso.

Antibiotici, fare un uso consapevole per abbassare le infezioni del 30%

Il Ministero della Salute lancia un importante monito sulle cure antibiotiche fai-da-te   

“Non bisogna assumere antibiotici se non è necessario perché altrimenti si contribuisce a rendere i batteri più resistenti, rendendo meno efficaci i medicinali. Con questa campagna vogliamo sensibilizzare i cittadini affinché seguano sempre la prescrizione del medico. Ognuno di noi può essere d’aiuto nella lotta all’antibiotico-resistenza, che è un’emergenza a livello globale”. Le parole sono quelle del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, che nei giorni scorsi, presentando la campagna nazionale sull’uso consapevole degli antibiotici 2024, ha parlato in modo molto chiaro, sottolineando che usarli in modo scorretto “è uno dei fattori più importanti – ma non l’unico – dell’antibiotico-resistenza, che ogni anno determina in Europa circa 35.000 decessi all’anno, di cui un terzo purtroppo in Italia”. È cruciale, dunque, che le persone comprendano i rischi che si celano dietro un uso eccessivo di antibiotici e quanto sia controproducente una terapia fai-da-te. Proprio per questo – ha aggiunto il Ministro – la formazione e l’informazione sono tra le direttrici principali del Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico-resistenza 2022-2025, “un’attività considerata strategica dal Governo, che ha stanziato 40 milioni di euro l’anno, dotando per la prima volta il piano di fondi strutturali per tutto il triennio”. 

L’iniziativa dell’esecutivo si è svolta in contemporanea con la giornata europea sull’uso consapevole degli antibiotici, promossa dal Centro Europeo per il Controllo delle Malattie, nell’ambito della più ampia Settimana mondiale di sensibilizzazione sulla resistenza antimicrobica.  

In Italia 12mila morti l’anno per batteri resistenti alle cure 

L’obiettivo? Rendere edotta la popolazione della minaccia rappresentata dalla resistenza agli antimicrobici (di cui i più temuti al momento risultano gli antibiotici) e sull’importanza di un loro uso prudente. Minaccia sempre più significativa a livello globale, che ha un impatto importante sulla salute umana e animale, sulla produzione alimentare e sull’ambiente.  

In Italia, soprattutto, è preoccupante la ripresa, a partire dal 2022, del consumo di antibiotici, salito del 6,4% nel 2023 rispetto all’anno precedente; la prevalenza aumenta con l’avanzare dell’età, raggiungendo il 60% negli over 85. I numeri parlano chiaro: secondo quanto riporta il Ministero della Salute, in Europa sono 70mila l’anno le infezioni di batteri resistenti alle cure che causano 35mila decessi, di cui 12mila in Italia. Nel biennio 2022-23 nel nostro Paese 430mila ricoverati hanno sviluppato un’infezione: l’8,2% contro una media Ue del 6,5% e sono stati somministrati antibiotici al 44,7% dei degenti contro il 33,7% europeo. Le ultime stime dicono che le infezioni si potrebbero ridurre del 30% facendo più prevenzione negli ospedali e riducendo i consumi di antibiotici.

Valter Quercioli eletto nuovo Presidente di Federmanager

Valter Quercioli, dirigente in Baker Hughes – Nuovo Pignone, è il neoeletto Presidente nazionale di Federmanager. Votato dal Congresso riunito lo scorso 15 novembre a Roma per rinnovare le cariche del triennio 2024-2027, ha ottenuto il pieno consenso con il 97% dei votanti. Alla Vicepresidenza è designato Gherardo Zei, General Counsel Cellnex Italia e viene riconfermato alla Tesoreria Fabio Vivian, Ceo Gruppo Fami Spa. Quercioli, fiorentino, classe 1963, già Vicepresidente della Federazione, riceve il testimone dal Presidente uscente Stefano Cuzzilla, alla guida dal 2015 (vedi il suo intervento di saluto in pagina). «Voglio ringraziare tutto il Congresso per la fiducia accordata e per la condivisione del programma che ci impegnerà da qui ai prossimi tre anni», ha dichiarato Quercioli. «Intendo offrire risposte concrete ai manager industriali, sia a chi è in servizio sia a chi è in pensione, con una particolare attenzione a donne e giovani. Questa Federazione proseguirà nella sua politica di relazioni industriali sempre più contemporanee e rispondenti alle esigenze delle aziende e dei loro manager, in un contesto che riserva ogni giorno nuove sorprese. Perciò ritengo fondamentale rafforzare il nostro ruolo di parte sociale, propositiva e decisa nelle istanze di equità, nei confronti delle istituzioni e della politica». 

Federmanager più forte, ora verso nuovi traguardi

Il Past President Stefano Cuzzilla: “il mio impegno per la categoria continua in CIDA” 

 

Con il Congresso nazionale tenutosi lo scorso 15 novembre a Roma, si è concluso il mio mandato alla Presidenza di Federmanager. Alle tante manager e ai manager che rappresentano la ragion d’essere di questa grande Federazione, anche dalle pagine di “Welfare24” voglio far giungere il mio grazie più sincero. 

Il mio impegno costante nella rappresentanza della categoria continuerà, in qualità di Presidente Cida e in tutte le sedi in cui potrò incidere per portare avanti gli interessi di chi lavora, di chi è in pensione, di chi affronta uno stop lavorativo e anche di chi, semplicemente, aspira a migliorarsi. Sarò sempre dalla parte di tutti coloro che hanno a cuore le future sorti del Paese e la sua crescita sostenibile, anche pensando alle future generazioni.  

Sono lieto di lasciare una Federmanager più forte, più moderna e vicina alle persone associate, ma sono anche consapevole del tanto che ancora c’è da fare, in tutte le sedi che ci vedono protagonisti. Intanto, abbiamo compiuto un passo decisivo a garanzia del futuro, riaffermando pienamente il nostro ruolo di parte sociale con il rinnovo del Ccnl dirigenti industria 2025-2027, accordo che garantisce un sostanziale miglioramento della condizione manageriale. Le relazioni industriali non sono mai semplici da portare avanti e richiedono un lavoro attento e meticoloso. Posso però affermare con soddisfazione che, insieme alla Delegazione trattante, abbiamo portato a compimento un rinnovo con le giuste garanzie, riuscendo ad attualizzare la definizione di dirigente in linea con le evoluzioni in atto e ricomprendendovi anche le professionalità di più alta qualificazione. Abbiamo altresì ottenuto l’innalzamento del trattamento minimo e la obbligatorietà del riconoscimento della parte variabile della retribuzione.  

In questo contesto, mi preme inoltre sottolineare il rafforzamento registrato dall’accordo anche sul piano degli istituti di welfare contrattuale, veri e propri pilastri del nostro agire. Mi riferisco a previdenza complementare e sanità integrativa, ma anche alle politiche attive e alla crescita della cultura d’impresa. Infine, grande attenzione è stata rivolta all’obiettivo del raggiungimento di un’effettiva parità di genere all’interno delle organizzazioni. Tema questo di civiltà, ancor prima che occupazionale, su cui rivendico di essere da anni impegnato in prima persona e su cui il contratto della dirigenza ha il dovere di costituire un presidio di assoluta garanzia. 

La nuova Presidenza a cui ho passato il testimone, che ha visto l’elezione del collega e amico Valter Quercioli, apporterà ulteriore valore a quanto fin qui realizzato e avrà il compito di accompagnare nei prossimi anni la vita federale, con le tante sfide che ciò comporterà. Invito pertanto tutti voi non solo a pensare sempre di poter essere protagoniste e protagonisti della nostra azione collettiva, ma anche a capire come esserlo fattivamente, nel quotidiano. Federmanager resta la nostra casa, un edificio in continua costruzione, da curare con dedizione e aperto al contributo delle competenze specifiche che ciascuna persona sarà in grado di offrire. 

Stefano Cuzzilla 

Past President Federmanager 

Anche tra i giovani è emergenza “fragilità”

In Italia sono sempre più colpiti da sbalzi d’umore, sintomi depressivi e crisi di panico. L’Unicef conferma: stesso trend anche in Europa, dove cala il livello di soddisfazione della propria vita 

I ragazzi tra i 18 e i 24 anni di età sono i più colpiti da sbalzi d’umore (72,7%), sintomi depressivi (71%) e crisi di panico (51,2%). A lanciare l’allarme, nei mesi scorsi, era stato l’Eurispes che nel 36esimo rapporto sull’Italia aveva evidenziato italiani sempre più in difficoltà dal punto di vista psichico, con i giovani che risultano comunque i più fragili sotto questo punto di vista. Risultati confermati e suffragati poi anche dall’Unicef che ha evidenziato come nell’intera Europa, sebbene sia una regione dove il benessere sociale è tra i più sviluppati, l’infanzia continua a essere minacciata da povertà, disagio psichico e cambiamento climatico.  

In particolare, nel Vecchio Continente circa 11,2 milioni di bambini e ragazzi soffrono di disturbi psichici, stando ai dati pubblicati in The State of Children in the European Union 2024. Di questi, 5.9 milioni sono maschi e 5.3 milioni sono femmine.  

Nella fascia di età compresa tra i 15 e i 19 anni, circa l’8% della popolazione soffre di ansia e il 4% di depressione, tanto che dopo gli incidenti stradali, il suicidio è la seconda causa di morte. Nel 2020 931 giovani si sono tolti la vita, 18 casi ogni settimana, con una percentuale del 70% fra i maschi di età compresa fra i 15 e i 19 anni. Il numero dei suicidi è comunque diminuito nel tempo in proporzione pari a un 20% in meno nel 2020 rispetto al 2011. 

La salute mentale dei minori, – fa notare Unicef – oltre a comprendere condizioni diagnosticabili come depressione e ansia, viene influenzata anche da aspetti più ampi come la vita quotidiana, la connessione sociale e la percezione della propria felicità.  

Fra i quindicenni europei i livelli di soddisfazione sono scesi dal 74% nel 2018 al 69% nel 2022 (ultima rilevazione disponibile), con più di 220.000 ragazzi con una soddisfazione di vita inferiore rispetto a quella di quattro anni prima. 

A livello mondiale, invece, il 48% dei problemi di salute mentale si manifesta entro i 18 anni, nonostante molti casi rimangano non individuati e non trattati, e un adolescente su sette abbia un problema di salute mentale, su un totale globale di quasi un miliardo di persone. 

L’ipnosi da smartphone e lo scollamento tra realtà e mondo virtuale

L’uso eccessivo (che talvolta sfocia in dipendenza) dello smartphone è uno dei principali problemi della società di oggi, in particolare per quanto riguarda bambini e adolescenti che sono in una fase cruciale per lo sviluppo del cervello.  

C’è tuttavia un’ulteriore declinazione del problema che ha un nome ben preciso e si chiama “ipnosi da smartphone”. A coniarlo è stato Enzo Di Frenna, giornalista e promotore di Netdipendenza Onlus, organizzazione no profit contro il cosiddetto tecnostress. L’ipnosi “si vede ai concerti”, dove ormai gli spalti sono illuminati a giorno dalle luci blu dei telefonini, con la videocamera immancabilmente attivata, “ma banalmente anche in metropolitana, dove praticamente tutti viaggiano con la testa china sullo schermo”, ha osservato l’esperto. Il risultato? “Non ci si accorge di ciò che si sta facendo”, si ha il cellulare in mano e “ci si estranea dalla realtà, non si è più neanche consapevoli”.  

Nello specifico di un concerto, “migliaia di cellulari riprendono il palco e chi è dietro a quello schermo è ipnotizzato dalla realtà virtuale. Tra la persona e l’artista in quel momento c’è un filtro. Guardiamo alla realtà non più in maniera diretta, ma con gli occhi della videocamera, del cellulare. E questo è un problema serio dal punto di vista psicologico”. L’aspetto più paradossale è che poi tutte queste immagini o questi video “quasi certamente finiranno nel dimenticatoio, in un archivio che nessuno aprirà più. O diventano strumenti per mostrare agli altri qualcosa per qualche secondo sui social”. 

Disturbi mentali? La prevenzione è possibile

Intervista a Liliana Dell’Osso, presidente della Società Italiana di Psichiatria: “Ne soffre  il 20% degli italiani, ma diagnosi e terapia precoci permettono di prevenire la patologia” 

 

Il 20% degli italiani soffre di almeno un disturbo mentale, ma la prevenzione è possibile e può dare risultati concreti. è questa l’opinione di Liliana Dall’Osso, Presidente della Società Italiana di Psichiatria.  

Il 10 ottobre è stata celebrata la Giornata Mondiale della Salute Mentale. Che significato ha questa giornata e perché è importante nell’attuale contesto nazionale e globale? 

La Giornata è stata istituita nel 1992 per promuovere la consapevolezza e mobilitare gli sforzi a sostegno della salute mentale. Il tasso di persone colpite da disturbi mentali è in aumento a livello globale e stigmatizzazione e discriminazione sono un ostacolo all’accesso alle cure e all’inclusione. Sulla base di una predisposizione genetica, i fattori ambientali – ovvero le circostanze e gli eventi di vita – hanno un ruolo determinante nello sviluppo della patologia. 

Quale è la situazione italiana dei disturbi mentali e quali sono le principali tipologie? 

Il 20% degli italiani soffre di almeno un disturbo mentale, dato che supera quello della media europea di 17,3 per cento. Disturbo dello spettro autistico, schizofrenia, disturbo bipolare, depressione maggiore, disturbi d’ansia – come panico e ansia sociale – anoressia, bulimia e ortoressia (ossessione del mangiar sano), abuso di sostanze e di alcol e dipendenze comportamentali (ad esempio da internet) provocano difficoltà nelle attività quotidiane, nei rapporti interpersonali ed elevati costi sociali ed economici per i pazienti e i loro familiari. 

Quanto è diffusa la depressione in Italia? C’è un aumento della sua diffusione negli ultimi anni? Se sì per quali motivi? 

La depressione è uno dei disturbi mentali più comuni. Da sempre, fattori come disagio sociale ed economico, scarso supporto familiare, eventi traumatici e di perdita contribuiscono al rischio di depressione, che è fortemente influenzato dal grado di resilienza e vulnerabilità individuale. In un clima di instabilità socioeconomica, associato alla persistenza di stigma  verso i disturbi mentali, la pandemia di Covid-19 ha innescato una vera e propria emergenza della salute mentale, con un incremento della depressione.  

Qual è invece la diffusione dello stress e quali sono le sue principali cause? 

La pandemia ha rappresentato un evento traumatico di massa. L’intera popolazione ha vissuto in un contesto di incertezza relativa alla propria e altrui sopravvivenza, alla sicurezza economica e al futuro in generale, sviluppando sentimenti post-traumatici di impotenza e di cambiamento irreversibile, talora associati a sintomi di lutto traumatico conseguenti alla perdita di una persona cara, spesso in modo improvviso e senza un ultimo saluto. Tra le cause annoveriamo inoltre l’attuale scenario geopolitico, con la guerra ai margini dell’Europa e il riaccendersi del fronte medio-orientale. E sappiamo che anche “assistere” ai conflitti in atto e alle loro conseguenze attraverso i media ha un impatto traumatico, soprattutto nella popolazione infantile e nei soggetti vulnerabili.  

A livello di prevenzione cosa si può fare per evitare l’insorgere di disturbi mentali o per ridurne le conseguenze negative? 

La maggior parte dei disturbi mentali dell’adulto sono l’evoluzione di quadri, spesso subclinici e atipici, del bambino o dell’adolescente. La precocità di diagnosi e terapia permette di prevenire la patologia conclamata o almeno di attenuarne la gravità. La lotta allo stigma, l’implementazione dei fondi per i servizi di salute mentale e un adeguato programma di prevenzione, a partire dall’ambiente scolastico, rappresentano gli interventi chiave. È sempre più evidente che, con le giuste strutture sociali e istituzionali, la prevenzione dei disturbi mentali, e il benessere di ogni cittadino del mondo, è possibile.

Riscontra effetti negativi, sui disturbi mentali, del pervasivo utilizzo di apparecchi elettronici? Che effetti ha questo fenomeno sui più giovani? 

Che si possa bere per tutta la vita mezzo bicchiere di vino ai pasti senza diventare alcolisti è sotto gli occhi di tutti. Allo stesso modo, si può usare internet quotidianamente in modo funzionale e persino iperadattativo, senza sviluppare dipendenza. Purtroppo, non sempre è così. In soggetti predisposti, la rete diventa il perno della vita: si sviluppa il bisogno di aumentare il numero di ore online, compaiono irritabilità o disforia se si viene interrotti e sintomi di astinenza (ansia, tristezza) in mancanza dell’uso. Col tempo l’attività online non sarà neppure più fonte di piacere, ma sarà impossibile, pur volendolo, cessarla. Un vortice che avrà gravi ripercussioni sul funzionamento psicosociale, come l’interruzione degli studi. Altre trappole della rete, complici l’anonimato, la facile accessibilità e l’immediatezza della ricompensa – in un click – sono lo shopping compulsivo online, la cybersex addcition e, non ultimi, i social network, ormai canale privilegiato dei contatti sociali. Si arriva a preferire le amicizie virtuali a quelle reali, con conseguente deterioramento delle seconde, sino a una percepita integrazione a fronte di un effettivo isolamento.

 

Liliana dell’Osso 

Psichiatra e saggista, è Presidente della Società Italiana di Psichiatria, Past-President del Collegio nazionale dei professori ordinari di psichiatria, insignita dell’Ordine del Cherubino dall’Università di Pisa. È autrice/coautrice di oltre 900 pubblicazioni su riviste, prevalentemente internazionali, di manuali e di numerosi saggi scientifici divulgativi. Fa parte dei Top Italian Scientists, del Board di Top Italian Women Scientists e di 100esperte.it 

Proteggere la vista, la prevenzione è fondamentale

In Italia le malattie che mettono a rischio gli occhi riguardano oltre tre milioni di persone e ancora di più sono i soggetti a rischio. Per questo è importante muoversi sempre in anticipo

 

A livello globale almeno 1 miliardo di persone ha problemi di vista da vicino o da lontano che potrebbero essere prevenuti o che devono ancora essere diagnosticati e curati. A dirlo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che sottolinea come la disabilità visiva colpisce persone di tutte le età e può avere effetti importanti e di lunga durata su tutti gli aspetti della vita, comprese le attività personali quotidiane, l’interazione con la comunità, la scuola e le opportunità di lavoro e la possibilità di accedere ai servizi pubblici. Per sensibilizzare la popolazione mondiale su tutto ciò, il secondo giovedì di ottobre di ogni anno si celebra la Giornata mondiale della vista, promossa dall’Oms e dall’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità. 

Nel nostro Paese – sottolinea il Ministero della Salute – le malattie che mettono a rischio la vista riguardano oltre tre milioni di persone e ancora di più sono i soggetti a rischio. In particolare, come negli altri Stati sviluppati, in Italia l’incidenza di glaucoma, retinopatia diabetica e maculopatia aumenta parallelamente all’aumento dell’età e alle diagnosi di malattie croniche. Ogni cittadino dovrebbe conoscere i principali rischi a cui è esposta la sua vista e, allo stesso tempo, le opportune misure di prevenzione di cui può disporre: la Giornata Mondiale della vista è dunque l’occasione per promuovere iniziative di prevenzione e fare il punto sulle attività e sulle novità in campo oftalmologico. In tutto il territorio nazionale, si organizzano incontri divulgativi, campagne di comunicazione, tavole rotonde tra esperti e punti di informazione con distribuzione di opuscoli per facilitare l’accesso della popolazione a una corretta cultura scientifica. Non è un caso che lo slogan scelto per quest’anno è stato: “L’istinto ci porta a proteggere gli occhi, la prevenzione ti aiuta a farlo”. 

In alcune malattie dell’occhio, purtroppo, la perdita della vista è lenta e senza sintomi: ci si adatta gradualmente e quando ci si accorge del problema, il danno è ormai avanzato e irreversibile. Durante le campagne di prevenzione delle malattie della vista, circa il 40% delle persone visitate erano a rischio o avevano già problemi agli occhi, più o meno seri, senza saperlo. 

 

Allarme Onu sui disturbi psichici “Nel mondo 1 miliardo di malati”

Celebrata la Giornata Internazionale della Salute Mentale: per l’Oms va tutelata come quella fisica

 

“Priorità alla salute mentale sul lavoro”. Questo il tema scelto per celebrare, lo scorso 10 ottobre, la Giornata Internazionale della Salute Mentale, ricorrenza istituita dall’Onu per sensibilizzare l’opinione pubblica e i Governi su un tema cruciale sempre più di attualità come le patologie psichiche. Proprio per questo, è stato posto l’accento sull’importanza di creare ambienti professionali che favoriscano il benessere psichico. 

“Il lavoro è fondamentale per il benessere, ma anche il benessere è fondamentale per il lavoro”, ha sottolineato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, rimarcando come a livello globale circa il 60% della popolazione sopra i 15 anni sia impiegata in qualche forma di attività lavorativa, spesso trascorrendo la maggior parte del tempo in ambienti professionali. Tuttavia, se il lavoro può offrire stabilità, connessione e senso di appartenenza, ambienti oppressivi o disorganizzati possono avere un impatto devastante sulla salute mentale dei lavoratori. 

Il tema è ovviamente più ampio e a dirlo è una stima dell’Oms: nel 2030 le patologie psichiche supereranno quelle cardiovascolari, anzi secondo alcuni esperti il “sorpasso” potrebbe avvenire anche prima: già oggi, peraltro, esse rappresentano la principale causa di disabilità nel mondo. Ecco perché la salute mentale è e va considerata come parte essenziale della salute generale di una persona e merita la stessa attenzione e cura di quella fisica. 

Sempre secondo l’Oms quasi 1 miliardo di persone nel mondo convive con un disturbo mentale e ogni 40 secondi un individuo si toglie la vita. Numeri estremamente preoccupanti, destinati ad aumentare anche a causa delle conseguenze della pandemia da Covid, che ha avuto un impatto rilevante sul benessere psicologico della popolazione globale. L’ultima rilevazione dell’Ipsos Global Health Service Monitor evidenzia come quasi la metà delle persone (45%) ritenga la salute mentale la principale preoccupazione sanitaria nel proprio Paese, con un aumento di 18 punti percentuali rispetto al 2018. In Italia, anche se il principale motivo di apprensione sanitaria rimane il cancro, citato dal 56% delle persone, la consapevolezza riguardo la salute mentale è cresciuta notevolmente, aumentando di 17 punti dal 2018 e raggiungendo il 35% nel 2024. 

Pubblico-privato per una sanità sostenibile

Nel 2023, quasi 4,5 milioni di persone hanno rinunciato alle cure. È un dato allarmante. Purtroppo, tra code d’attesa, disservizi e inefficienze, molti cittadini, non sono più in grado di tutelare un bene primario come la salute. E a questo si aggiungono altre questioni, come la mancanza di posti letto, la carenza di personale medico e le criticità legate, in molte regioni, all’erogazione dei livelli essenziali di assistenza.

In tale contesto, è strategico per il Paese riconoscere l’importanza della sanità integrativa in affiancamento, o complementarità, al Ssn. Il ruolo svolto dai Fondi di assistenza sanitaria integrativa è determinante nell’ottica di completare l’offerta: i Fondi garantiscono prestazioni d’eccellenza e operano in regime di pieno controllo della spesa.

Oggi i nostri Fondi ed Enti puntano verso le nuove frontiere della sanità, quelle che guardano alla prevenzione, alla telemedicina e al potenziamento dei servizi offerti su piattaforme online insieme alla garanzia per gli iscritti di un ampio network di professionisti e centri all’avanguardia, a cui fare ricorso in caso di necessità.

Ancora molto c’è da lavorare perché si abbia un sistema pubblico-privato integrato e sinergico che non sia visto come una minaccia, ma come un elemento di sostenibilità.

Per questo è prioritario che il legislatore supporti un quadro fiscale favorevole all’integrazione.