Welfare privato a supporto del Servizio Sanitario Nazionale

Intervista a Luigi Ballanti, Direttore Generale del Mefop: “L’Anagrafe dei Fondi sanitari integrativi giocherà una importante attività di orientamento per tutto il settore e per il legislatore nei prossimi anni”

“In assenza di un quadro di regole stabili e dettagliate in materia di sanità integrativa, il ruolo informativo e di vigilanza anagrafico-fiscale svolto dal Ministero della Salute assume un ruolo determinante. Gli uffici dell’Anagrafe dei Fondi sanitari integrativi, grazie al patrimonio informativo raccolto in questi anni, potranno svolgere un’importante attività di orientamento per l’attuale sistema dei fondi e per il legislatore futuro”. A parlare è Luigi Ballanti, Direttore Generale del Mefop, società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione costituita nel 1999 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e che oggi, tra i propri stakeholder, annovera anche soggetti istituzionali, quali Casse di Previdenza e Fondi sanitari, e soggetti di mercato.

Negli ultimi anni i numeri dei fondi sanitari integrativi sono in costante ascesa. è la dimostrazione che il sistema di welfare italiano si sta avviando verso un binomio pubblico-privato? Qual è il nuovo modello di “protezione sociale” a cui dovremmo tendere, anche alla luce di quanto è avvenuto durante la pandemia?

I dati ci consegnano un sistema di welfare privato in costante ascesa a fronte di bisogni sociali, previdenziali e sanitari della popolazione sempre più evidenti e percepiti. La crescita del fenomeno della sanità integrativa si colloca in un modello consolidato di welfare mix dove i privati, le collettività e in primis gli enti di welfare integrativo assumono un ruolo sinergico con il sistema pubblico, valorizzando al meglio il principio di sussidiarietà orizzontale riconosciuto nella nostra Costituzione. Questo modello di protezione integrata, se correttamente gestito, in armonia con le coperture pubbliche e nel rispetto dei principi di trasparenza e partecipazione attiva dei lavoratori e dei cittadini, non può che essere guardato con favore, quale volano di un sistema moderno di protezione sociale in cui tutte le risorse a disposizione vengono utilizzate in chiave virtuosa e generativa.

Quali sono secondo lei le principali sfide del Servizio Sanitario Nazionale e in che modo i fondi sanitari integrativi possono supportarlo?

Tra le principali sfide del SSN ci sono sicuramente la tutela dell’invecchiamento e della non autosufficienza, delle cronicità e della fragilità socio-sanitaria, della prevenzione e della medicina di prossimità. Su tutte queste aree il ruolo della sanità integrativa può essere particolarmente incisivo. Sarebbe opportuno valorizzare l’operato dei fondi sanitari su queste aree di tutela, anche attraverso moniti legislativi più chiari.

Quanto è urgente (e attuale) lavorare sul tema delle coperture Ltc alla luce del trend di invecchiamento della popolazione?

Il tema della non autosufficienza, inserito nel più ampio quadro delle coperture a favore di anziani e di soggetti fragili, rappresenta una priorità per il nostro Paese. Pertanto, è corretto valorizzare i passi già fatti a livello legislativo e quelli che si stanno realizzando in ambito privato. Il mercato assicurativo è in continua evoluzione e si propone nel suggerire al sistema dei Fondi sanitari nuove soluzioni aperte all’area dei servizi diretti alla persona e alla più generale attività di presa in carico dei cronici, fragili e non autosufficienti anche grazie a progetti innovativi e di digital health. Molti passi restano da fare, a partire dalla previsione dei cosiddetti livelli di assistenza socio-sanitaria, ma in questo ambito la ricetta del mix tra “pubblico e privato” e tra “sociale e sanitario” risulta particolarmente valida.

Sta emergendo con sempre più forza il welfare aziendale, in cui spesso il benefit sanitario è il più richiesto. Come interpreta questo trend e in che modo può contribuire alla sostenibilità della sanità pubblica?

La crescita del welfare aziendale è espressione di un nuovo approccio imprenditoriale che vede l’azienda al centro delle politiche di benessere del proprio dipendente e della sua famiglia. Sempre di più il welfare aziendale si traduce in una nuova modalità di gestione del lavoro in azienda e si estende oltre i suoi confini originari producendo effetti virtuosi sulla imprenditorialità locale e sul benessere dei territori. Meritano interesse le politiche di welfare di rete e le politiche di welfare territoriale basate sulla sinergia tra regioni, enti locali e aziende. Grande attenzione merita, inoltre, il ruolo della cooperazione sociale e del terzo settore. L’unico rischio da evitare nella pianificazione del welfare aziendale è quello del mancato coordinamento o della sovrapposizione delle coperture e degli strumenti tra welfare contrattuale e welfare di prossimità.

Secondo lei servirebbero riforme strutturali per favorire la diffusione dei fondi sanitari integrativi e la loro azione di supporto alla sanità pubblica?

Più che riforme strutturali occorrerebbero misure di completamento del quadro normativo che puntino alla razionalizzazione e valorizzazione di quanto già esiste. Lavorando su governance, processi e regole di integrazione pubblico-privato sarà infatti possibile rendere la sanità integrativa una leva della più generale politica sanitaria del nostro Paese.

Luigi Ballanti è Direttore Generale del Mefop dal 2000. Laureato all’Università La Sapienza di Roma in Scienze Statistiche ed Economiche, in precedenza ha lavorato al Banco di Spirito Santo e, tra il 1987 e il 2000, a Fondicri Sgr, società di gestione di riferimento per le Casse di Risparmio, dove è arrivato a ricoprire il ruolo di Vice Direttore Generale e responsabile degli investimenti, coordinando le attività dei gestori di portafoglio, trader e analisti.

Assidai, confermata anche per il 2021 l’iscrizione all’Anagrafe dei Fondi

La Certificazione appena ricevuta testimonia la trasparenza del nostro Ente

È confermata anche per il 2021 l’iscrizione di Assidai all’Anagrafe dei Fondi sanitari. La prestigiosa certificazione è arrivata lo scorso 20 ottobre dal Ministero della Salute, in particolare dalla Direzione Generale della Programmazione Sanitaria. Un documento chiave, dato che per operare in Italia i fondi di assistenza sanitaria integrativa devono essere iscritti a un albo, chiamato appunto Anagrafe dei Fondi Sanitari Integrativi. Questo, istituito dal Ministero della Salute con il Decreto del 31 marzo 2008, è stato reso operativo con il successivo Decreto ministeriale del 27 ottobre 2009 che ha definito le procedure e le modalità del suo funzionamento.

Assidai è iscritto all’Anagrafe dei Fondi Sanitari ormai da 11 anni e questo riconoscimento è un elemento cruciale di un più ampio e ricco quadro di valori su cui si impernia l’attività del Fondo. Valori come assistenza, riservatezza, professionalità, integrità, trasparenza, mutualità e solidarietà che hanno mosso e muoveranno sempre Assidai. Pilastri di una mission che vede un obiettivo sopra tutti per il Fondo: prendersi cura degli iscritti e delle loro famiglie senza limiti di età, accesso e permanenza, senza selezione del rischio e per tutta la durata della loro vita.

Al tempo stesso, l’iscrizione all’Anagrafe dei Fondi evidenzia – ove occorresse – la trasparenza del Fondo insieme alla certificazione annuale su base volontaria del proprio bilancio, al Sistema di Gestione certificato ISO 9001:2015 e al Codice Etico e di Comportamento. Va ricordato che l’Anagrafe dei Fondi svolge un ruolo cruciale di censimento e di controllo sull’operato dei soggetti coinvolti. In Italia, infatti, sono tenute all’iscrizione all’albo due tipologie di fondi sanitari che garantiscono l’erogazione di prestazioni integrative al Servizio Sanitario Nazionale: i “Fondi sanitari integrativi del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)”, che erogano solo ed esclusivamente prestazioni non comprese nei livelli essenziali di assistenza e gli “Enti, Casse e Società di Mutuo Soccorso aventi esclusivamente fini assistenziali” che sono sia integrativi del SSN, sia sostitutivi come appunto Assidai.

Assidai partecipa a Connext 2021

Nell’evento di Confindustria in programma il 2-3 dicembre presenterà il Prodotto Unico

Assidai sarà presente a Connext 2021, l’incontro nazionale di partenariato industriale di Confindustria organizzato per rafforzare l’ecosistema del business in una dimensione di integrazione orizzontale e verticale, di contaminazione con il mondo delle startup e di crescita delle filiere produttive. L’evento, che si svolgerà il 2-3 dicembre 2021 a Milano presso l’innovativo spazio di MiCo Milano Congressi, con un’ampia componente virtuale grazie a piattaforme altamente performanti utili a garantire le migliori interazioni 4.0, vedrà in campo i più cruciali fattori strategici di crescita e sviluppo, creando così le condizioni per un proficuo confronto tra aziende, partner economici e Pubblica Amministrazione.

Il nostro Fondo nel pomeriggio del 2 dicembre (dalle 17 alle 18) terrà l’evento “Il nuovo volto dell’assistenza sanitaria per i dirigenti”, in cui presenterà la nuova grande opportunità per le aziende industriali: aderire al Prodotto Unico Fasi-Assidai, una copertura sanitaria fortemente innovativa, che integra e completa, pressoché totalmente, il rimborso delle prestazioni previste dal Nomenclatore Tariffario Fasi. Assidai, inoltre, sarà parte di uno dei quattro driver tematici identificati e lanciati da Connext con uno sguardo al futuro e come base per la crescita delle imprese. Driver riassumibili in quattro formule chiave: Fabbrica Intelligente, Le Città del Futuro, Pianeta Sostenibile e Persone, Scienze della Vita, Progresso. Assidai ricade in quest’ultima categoria: del resto, si sottolinea nel sito di Connext, la tutela della salute è l’asse portante della sostenibilità economica e sociale italiana.

Più in generale, l’edizione 2021 della manifestazione, aggiornata alla luce dell’emergenza Covid-19, pone il focus proprio sul cambiamento in atto e ha l’obiettivo di aiutare da vicino e in modo concreto le imprese a mantenere un buon posizionamento nei mercati globali e ad affrontare i nuovi obiettivi competitivi. Per questo mette in rete il Sistema associativo di Confindustria e lo apre al confronto e alla collaborazione con i principali protagonisti pubblici e privati della transizione socio-economica e industriale, per dare alle imprese italiane un sostegno tangibile in vista del loro sviluppo sostenibile e digitale.

Sul sito ufficiale tutte le informazioni per partecipare: connext.confindustria.it

Prevenzione, nasce l’Osservatorio Mohre per gli individui più fragili

La filosofia: spesso regole rigide sugli stili di vita scoraggiano alcuni pazienti, quindi meglio puntare su un abbassamento del rischio agendo su tutte le leve possibili.

La migliore delle prevenzioni possibili. È questa, forse, la migliore definizione dell’obiettivo che si pone Mohre, il nuovo Osservatorio Mediterraneo per la Riduzione del Danno nato lo scorso giugno per esplorare una nuova dimensione di trattamento dell’individuo. Riassumibile, a sua volta, in una domanda: stili di vita e comportamenti scorretti nuocciono gravemente alla salute, ma quando le proposte degli esperti appaiono impraticabili proprio a causa della fragilità umana, esistono altre strade per favorire un cambiamento? Spesso, infatti, regole rigide determinano l’allontanamento del paziente e l’abbandono proprio delle persone più fragili e in maggiore difficoltà.

La questione, è evidente, si pone per tutti gli ambiti in cui può agire la prevenzione primaria, pratica fondamentale per ridurre l’incidenza delle malattie croniche, prima causa di morte a livello mondiale. Dunque, nel mirino finiscono tutte le dipendenze – a partire dal tabagismo – ma anche l’alimentazione, il consumo di alcolici e di carne, e la sedentarietà. Ebbene, laddove lo standard migliore non venga raggiunto – è la teoria dell’Osservatorio Mohre – è possibile e utile percorrere la strada della riduzione del danno. Nell’ambito degli stili di vita, infatti, l’abbassamento del rischio, pur non proponendosi come soluzione definitiva, rappresenta una forma di prevenzione parziale più facilmente recepibile, spalanca le porte al cambiamento e può intervenire positivamente su malattie oncologiche, cardiovascolari, respiratorie, andrologiche, infettive, ma anche sui disturbi alimentari e del comportamento.

Donare il midollo per salvare una vita

Per questo il Ministero della Salute ha appena lanciato la campagna “Match it Now”. Così si possono sconfiggere malattie come leucemie o mielomi

Ci sono alcune malattie che possono essere sconfitte solo grazie a un trapianto di cellule staminali emopoietiche provenienti da un donatore che risulti compatibile con il paziente. Qualche esempio: le talassemie, le leucemie, i linfomi, i mielomi e, in alcuni casi, i tumori solidi e le malattie autoimmuni. Purtroppo, la compatibilità completa in ambito familiare (tra sorelle e fratelli) è solo 1 su 4 mentre tra non consanguinei è pari a 1 su 100.000.

Proprio basandosi su questo presupposto lo scorso 18 settembre è stata celebrata la Giornata Mondiale per la donazione del midollo osseo. Sempre quel giorno, inoltre, è partita la settimana “Match it Now!”, cioè l’evento nazionale dedicato alla donazione del midollo osseo e delle cellule staminali emopoietiche, promosso e organizzato da Ministero della Salute, Centro Nazionale Trapianti, Centro Nazionale Sangue, Registro Italiano Donatori di midollo osseo – IBMDR) e dalle associazioni di volontariato del settore (ADMO, ADOCES ADISCO), con il patrocinio di Rai per il Sociale.

L’obiettivo? Far sì che il più ampio numero possibile di persone si iscriva al Registro IBMDR. Lo si può fare compilando il form online che si trova sulle piattaforme abilitate e completando successivamente l’iscrizione stessa in uno degli oltre 250 centri donatori e poli di reclutamento dislocati sul territorio nazionale.

Chi può farlo? Chiunque abbia tra i 18 e i 35 anni, goda di buona salute e superi i 50 chili di peso. Poi la procedura prevede il prelievo di un campione di saliva o di sangue, necessario per ricavare i dati genetici da inserire nel Registro, la compilazione di un questionario anamnestico e un colloquio con un sanitario per valutare il buono stato di salute. Infine, viene consegnato il modulo per il consenso informato da firmare. A questo punto i dati, nel massimo rispetto della privacy, vengono custoditi nel Registro IBMDR fino al raggiungimento dei 55 anni di età. In questo periodo chi si è iscritto è a disposizione per una eventuale donazione effettiva a favore di un paziente compatibile in attesa di trapianto. Un gesto di grande solidarietà – conclude la locandina dell’iniziativa – che può davvero valere una vita.
donazione midollo osseo

Come avviene il prelievo di midollo osseo

Il metodo impiegato in 8 donazioni su 10 è quello del “prelievo da sangue periferico”. La donazione, in questo caso, prevede la somministrazione, nei 5 giorni precedenti, di un farmaco che promuove la crescita delle cellule staminali nel midollo osseo e il loro passaggio al sangue periferico. Tale tipologia di prelievo, indicata come aferesi, si avvale dell’utilizzo di separatori cellulari: il sangue prelevato da un braccio attraverso un circuito sterile entra in una centrifuga dove la componente cellulare utile al trapianto viene isolata e raccolta in una sacca, mentre il resto viene reinfuso nel braccio opposto.

“Il welfare aziendale attrae talenti”

Intervista a David Trotti, Presidente regionale AIDP Lazio: “È uno strumento che in azienda permette anche di fidelizzare i manager. Credo sia da potenziare”

Il welfare aziendale è sicuramente “un elemento per attrarre talenti e per fidelizzare manager e dirigenti: la capacità di offrire elementi complementari alla remunerazione diventa cruciale nell’acquisizione di risorse eccellenti”. Ad affermarlo è David Trotti, Presidente AIDP Lazio (Associazione Italiana per la Direzione del Personale) e Professore a contratto di Selezione e valutazione delle Risorse umane presso l’Università europea di Roma. Non solo, secondo l’esperto, “sanità e previdenza, cioè salute e pensione, sono elementi importantissimi, per tutti ma in special modo diventano valore aggiunto per una determinata fascia di popolazione aziendale, caratterizzata da un certo tipo di posizione, di età e di reddito”.

Professore, oggi siamo in un momento chiave, con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che potrebbe dare una spinta decisiva alla crescita del Paese.

Siamo in un periodo di forti cambiamenti sia operativi che culturali. Ci dobbiamo preparare a evoluzioni importanti che non potranno non riguardare anche la retribuzione ed il costo del lavoro, concetti che paiono, nella loro attuale struttura, non essere adeguati a quanto il progresso richiede. La contrattazione collettiva e il legislatore dovranno mettere in campo creatività e innovazione culturale di cui saranno capaci per far nascere un futuro adeguato. Le prospettive della nostra società passano anche per il benessere di lavoratori e organizzazioni economiche e in tutto ciò il welfare aziendale gioca e giocherà un ruolo centrale.

Ritiene necessari nuovi interventi del legislatore?

Credo dovrebbe essere molto più attento a promuovere il welfare, a capire quale può essere l’impatto sociale della possibilità che le aziende offrano soluzioni complementari rispetto allo Stato. Capisco che favorire il welfare può avere un impatto importante sulla fiscalità generale, ma bisogna sapere usare la creatività e capire un concetto molto importante che riguarda la spesa: il costo è diverso dall’investimento.

Oggi il welfare aziendale permette di attrarre talenti in azienda?

Sicuramente sì, ormai è diventato un elemento importante nella scelta di un’azienda o di un’altra. La componente economica del contratto gioca sempre un peso rilevante e il valore aggiunto dei servizi è estremamente apprezzato. Ora, tuttavia, ritengo che la vera sfida sia far sì che, anche per livelli di reddito inferiori, il welfare possa e debba davvero avere un ruolo significativo senza fermarsi, come accade ora, ai flexible benefit o a qualche apertura nella contrattazione di secondo livello. Il welfare ha un valore enorme, non solo fiscalmente parlando: permette alle persone di avere servizi in settori chiave come la salute e la previdenza in modo complementare, e non sostitutivo, allo Stato. Un elemento cruciale in questo momento storico, per questo dobbiamo continuare a percorrere il più possibile questa strada, mettendo al centro il benessere del dipendente.

David Trotti è Presidente regionale AIDP Lazio e coordinatore nazionale del centro studi AIDP (Associazione Italiana per la Direzione del Personale). Si occupa di formazione nell’ambito del diritto del lavoro e in particolare nell’amministrazione del personale. Inoltre, è commissario certificatore della professione HR per Rina-AIDP. Tra le sue pubblicazioni: Il libro unico del lavoro, Fringe Benefit, Gestione amministrativa del personale.

L’autunno della ripresa

Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager

Più di 83 milioni le dosi di vaccino somministrate, scuole riaperte e uffici pubblici pronti a operare in presenza. È questa la fotografia dell’Italia che vuole ripartire, lasciandosi alle spalle un incubo durato più di un anno.

Noi non ci siamo mai fermati, assicurando sempre la nostra vicinanza ai manager. Fin da subito, ci siamo schierati a favore della campagna vaccinale, abbiamo lavorato in sinergia con le istituzioni competenti con l’obiettivo di promuovere sviluppo e competitività per il futuro. Nel solco della strada già tracciata, auspichiamo adesso che questo dialogo cresca e veda coinvolti maggiormente i manager nell’attuazione degli obiettivi del Pnrr.

I nostri Fondi hanno fatto ricorso a tutta l’esperienza sanitaria maturata per affrontare un’emergenza che ha messo a dura prova il sistema Italia. Ma il Paese ha saputo rispondere e il Governo ha addirittura rivisto al rialzo le stime di crescita per il 2021, passate dal +4,5 al +6% del Pil. Il sistema produttivo nazionale si sta dimostrando non solo resiliente, come spesso si dice, ma anche reattivo e deciso a nuove sfide. Proprio come quelle che saranno fissate, a fine ottobre, dal G20 di Roma, che riunirà i grandi del mondo in nome delle “3P”: persone, pianeta e prosperità.

Lavoriamo dunque insieme a un autunno di grande ripresa, con rinnovata fiducia nelle capacità di fare del nostro Paese.

Più risorse per la sanità pubblica. Nel 2021 alle Regioni 122 miliardi

È quanto previsto dal riparto delle disponibilità finanziarie per il Servizio Sanitario Nazionale

Circa 122 miliardi di euro: a tanto ammonta il riparto delle disponibilità finanziarie per il Servizio Sanitario Nazionale per il 2021 che prevede complessivamente 2,7 miliardi in più rispetto allo scorso anno, caratterizzato dall’esplosione della pandemia da Covid 19. Un risultato decisamente rilevante, insomma, che conferma – nonostante le difficoltà congiunturali – il ruolo centrale della sanità pubblica in Italia, a fronte delle sue caratteristiche di universalità ed equità praticamente uniche al mondo. “Tale riparto garantisce un incremento di finanziamento alle Regioni a statuto ordinario almeno pari all’1,7% rispetto al 2020, a fronte di cali anche rilevanti della popolazione, e di questo dobbiamo dare atto al Governo”, aveva dichiarato lo scorso aprile Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli-Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni.

Ma come avviene esattamente la suddivisione delle risorse? La ripartizione si basa principalmente sulla popolazione delle varie Regioni, corretta in base all’anzianità. Schema che ha anche generato alcune controversie e per questo – in seno agli Enti Locali e in particolare alla Conferenza delle Regioni – c’è la volontà di rivedere i criteri di riparto e di ponderazione della popolazione, nonché le percentuali di finanziamento della spesa sanitaria attribuita ai livelli assistenziali, per rappresentare più efficacemente le specificità regionali. Tutto ciò sarà sicuramente argomento di dibattito nei prossimi anni.
ssn finanziamenti 2021

Lombardia, Lazio e Campania ricevono maggiori fondi

Per adesso, di certo c’è che le disponibilità finanziarie messe a disposizione dallo Stato sono aumentate rispetto al 2020. In particolare, tecnicamente parlando, il livello del fabbisogno sanitario standard per il 2021 è stato determinato dalla Legge di Bilancio in 121,370 miliardi. Tuttavia, la medesima legge e successivi provvedimenti hanno stanziato quote aggiuntive, per la maggior parte legate all’emergenza Covid 19. Tra queste: 100 milioni per indennità di tutela per il malato e promozione della salute da riconoscere al personale sanitario, 100 milioni per prestazioni aggiuntive ai dipendenti impegnati nella campagna vaccinale, 345 milioni per coinvolgimento di ulteriori professionisti sanitari nella campagna vaccinale, e 28,8 milioni per esenzioni ticket a pazienti Covid 19. Oltre, per esempio, a 5 milioni per riabilitazione termale e 28 milioni per il potenziamento di servizi territoriali e ospedalieri di Neuropsichiatria infantile e adolescenziale. Il tutto ha così portato il livello del Fondo Sanitario Nazionale per il 2021 a 122,059 miliardi di euro.

Ma come sono stati distribuiti i fondi? Prima è la Lombardia con 19,42 miliardi di euro, seguita dal Lazio con 11,14 miliardi e dalla Campania con 10,88. Sicilia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte si posizionano tra 8 e 9 miliardi, quindi le altre regioni a scalare. Chiude la Valle d’Aosta con un budget di 244 milioni.

“Il Prodotto unico Fasi-Assidai è di livello eccelso”

Tiziana Rosato (Missoni): “Anche sull’articolo 12 del CCNL il Fondo è un interlocutore perfetto”

Il Prodotto Unico Fasi-Assidai? “Molto interessante e innovativo, sia dal punto di vista delle prestazioni sia da quello della semplicità di utilizzo: è una scelta che per la mia azienda ho spinto personalmente”. Il valore aggiunto di affidarsi ad Assidai per gestire la compliance tra i prodotti assicurativi per i dirigenti e l’articolo 12 del CCNL su coperture vita e invalidità permanente? “Parliamo di un interlocutore estremamente qualificato, che conosce benissimo la materia e sa supportare l’azienda in situazioni delicate”. A parlare è Tiziana Rosato, Direttore Human Resources di Missoni, che chiarisce subito: “posso dire che Assidai offre servizi di livello eccelso a condizioni economiche vantaggiose”.

Dottoressa Rosato, quali sono la sua valutazione e la sua esperienza in merito all’iscrizione di Missoni ad Assidai e al Prodotto Unico Fasi-Assidai?

È un’esperienza recente che però, da parte mia, ha alle spalle una conoscenza di lunga data di Assidai. Quando sono venuta a sapere del nuovo Prodotto Unico, in azienda ho spinto personalmente per imboccare questa strada che ho trovato subito interessante e innovativa, sotto diversi profili. Sia dal punto di vista delle prestazioni offerte e del network di strutture convenzionate, sia da quello economico. A tal proposito ho elaborato dei benchmark anche attraverso il nostro broker, che ha convenuto sulle mie valutazioni. Parliamo di un Piano Sanitario ricco in termini di servizi offerti al dirigente, ma al tempo stesso di facile accesso e utilizzo: è un passo in avanti enorme in termini di semplificazione. Ho già avuto varie esperienze con prodotti integrati e il Prodotto Unico Fasi-Assidai si posiziona a un livello eccelso. Soluzioni simili, oltre che arricchire il pacchetto retributivo di un manager, permettono anche all’azienda di dimostrare cura e attenzione nei confronti dei propri dirigenti oggi sempre più sensibili a questo tipo di benefit per sé e per la propria famiglia.

In cosa consiste invece secondo lei il valore aggiunto di affidarsi ad Assidai per gestire una perfetta compliance tra l’assistenza sanitaria integrativa garantita dal Fondo e l’articolo 12 del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) sulle coperture vita e invalidità permanente?

Quando sono arrivata in Missoni ho analizzato la situazione sotto questo punto di vista e ho trovato coperture assicurative diverse per i dirigenti. Con Assidai, invece, abbiamo finalmente un unico riferimento qualificato che conosce bene il contratto nazionale, cosa che purtroppo non tutti hanno, e lo dico in base alla mia esperienza lavorativa. Affidandomi a uno specialista come Assidai sono sicura che i miei amministrativi non commettano errori, così come so per certo di essere sempre allineata agli ultimi aggiornamenti normativi. A tutto ciò si somma anche un risparmio economico, che non è comunque da sottovalutare.

Quali sono le principali criticità che un’azienda deve affrontare quando malauguratamente si trova davanti a un sinistro di tipo vita oppure a un’invalidità permanente?

Ho avuto esperienza di sinistri importanti e so molto bene che si tratta di situazioni complesse, in cui il rapporto dirigente-azienda può rafforzarsi o deteriorarsi rapidamente. In questo caso, per non far sentire il dirigente in balia degli eventi, è ideale un’adeguata consulenza esterna, come quella offerta da Assidai, che si occupa della situazione e del dialogo con il dipendente, garantendo alti standard di qualità.

Assidai, certificato il sistema di gestione

Il Fondo opera in conformità alla norma UNI EN ISO 9001:2015 per l’11esimo anno consecutivo

Un sistema di gestione certificato che permette di raggiungere i più elevati standard di conformità con l’obiettivo finale di costruire, a livello nazionale, un sistema sanitario integrato e complementare pubblico-privato, che operi nell’interesse dell’assistito e favorisca, nel contesto del welfare sociale e aziendale, un ottimo bilanciamento tra il livello qualitativo dei servizi offerti e la sostenibilità economica.

Anche quest’anno Assidai ha ricevuto la certificazione del sistema di gestione qualità in base alle norme UNI EN ISO 9001:2015, rilasciata da DNV-GL, Ente di primaria importanza nel panorama internazionale, per quanto concerne: “Erogazione del servizio di rimborsi spese mediche ed assistenziali per dirigenti, quadri e consulenti”.

Del resto, la volontà di dotarsi di un sistema di gestione certificato (ormai dal 2011) è alla base della strategia di sviluppo sostenibile voluta dal Fondo e iniziata già diversi anni fa con l’iscrizione all’Anagrafe dei Fondi Sanitari e il rinnovo annuale della stessa, con la certificazione volontaria del Bilancio d’esercizio e con la realizzazione del Codice Etico e di Comportamento.

Va ricordato che le normative della famiglia ISO 9000, sviluppate dall’Organizzazione internazionale per la normazione (ISO), definiscono i requisiti per realizzare un sistema di gestione capace di incrementare l’efficacia e l’efficienza nella realizzazione del prodotto e nell’erogazione del servizio, di ottenere e incrementare la soddisfazione del cliente. E proprio per questo richiedono, anno dopo anno, un miglioramento continuo ad Assidai: un obiettivo che viene perseguito anche mediante un piano di formazione e crescita professionale del personale.

Inoltre, con il procedere delle varie edizioni, la ISO 9001 è molto cambiata. Se le prime due norme erano ancora molto focalizzate sul controllo della qualità ed erano studiate per l’impresa manifatturiera, quelle successive hanno eliminato le prescrizioni tipiche di quel settore per favorire l’adattabilità anche alle piccole aziende e agli Enti che non fabbricano o commercializzano prodotti ma erogano servizi. Proprio come Assidai.