Caldo, cibo, sole: la prevenzione non va in vacanza

Alcuni consigli da seguire per vivere in salute la stagione più attesa dell’anno

Sole, mare e montagna ma anche caldo, pasti fuori casa e rischio di scottature. Per molti l’estate è la stagione più bella (e più attesa dell’anno) ma essa presenta anche dei rischi su cui riporre particolare attenzione.

A partire dall’alimentazione: bere e mangiare correttamente – sottolinea il Ministero della Salute – contribuisce ad affrontare l’afa e a ridurre i rischi per la salute dovuti alle ondate di calore, in particolare la disidratazione. Quando fa molto caldo, infatti, i bambini, le donne in gravidanza e gli anziani possono soffrire di più e essere maggiormente esposti al rischio di disidratazione.

A tale proposito, secondo il Dicastero della Sanità, ci sono alcuni consigli chiave da seguire. Innanzitutto, bere almeno due litri (otto bicchieri) di acqua al giorno, moderando al contempo il consumo di bevande con zuccheri aggiunti e di alcolici, rispettare il numero e gli orari dei pasti (in particolare non trascurando mai una adeguata prima colazione), aumentare il consumo di frutta e verdura di stagione e yogurt e ridurre drasticamente quello di cibi ricchi di grassi. Inoltre, si aggiunge, bisogna preparare i piatti con fantasia, privilegiando cibi freschi, facilmente digeribili e ricchi in acqua (completando il pasto con un bel frutto) e – se proprio si vuole fare uno strappo alla regola – consumare un gelato o un frullato può essere un’alternativa al pasto di metà giornata. Infine, meglio usare poco sale (preferibilmente iodato) e rispettare le modalità di conservazione degli alimenti, mantenendo la catena del freddo per gli alimenti che lo richiedono (borsa termica per il pic-nic).

Altro aspetto chiave dell’estate, forse ancora più importante, è quello della protezione della pelle, in particolare per evitare i rischi di insorgenza del melanoma, il tumore della cute. In questo caso, i principali esperti in materia indicano un vademecum piuttosto chiaro da rispettare. Non bisogna stare al sole a tutti i costi: anzi, meglio restare all’ombra quando serve, tenendo sempre presente che i raggi del sole sono più forti nelle ore centrali e indumenti protettivi come cappelli e occhiali sono consigliabili. Va sempre applicata (anche quando è nuvoloso) una protezione solare ad ampio spettro, resistente all’acqua e con fattore di protezione dai 30 in su. Non solo: va riapplicata ogni due ore e comunque dopo ogni bagno o ogni volta che si suda in maniera abbondante, senza dimenticare che anche acqua e sabbia possono riflettere i raggi del sole aumentato le possibilità di scottarsi.

 

Il Presidente Neviani: “Operatività non stop, dal 1° luglio rientro fisico in ufficio”

Intervista a Tiziano Neviani, Presidente Assidai: “Assidai è stato e sarà sempre vicino agli iscritti, anche con il Covid-19, visto che nel proprio Statuto e Regolamento non prevede alcuna esclusione del rischio pandemia.”

Come ha affrontato Assidai il periodo delicato del Covid-19? “Abbiamo subito aderito alle indicazioni istituzionali: anche per l’uso dello smart working siamo stati immediatamente operativi, perché avevamo già attrezzato la struttura e i dipendenti con i mezzi adeguati”. Il ritorno alla normalità? “Dal primo luglio abbiamo deciso di ritornare fisicamente in ufficio offrendo a tutti i dipendenti la possibilità di sottoporsi ai test sierologici. In ogni caso la nostra operatività nei confronti degli iscritti è sempre rimasta al 100% e tale resterà in qualsiasi situazione visto che il nostro principale obiettivo è offrire loro il miglior servizio possibile”.  Timori per una seconda ondata della pandemia? “Inutile nasconderli, in autunno il Covid-19 potrebbe riprendere vigore: ci auguriamo tutti che un vaccino possa rappresentare la svolta”.

Tiziano Neviani è Presidente di Assidai dal 2015: originario di Cremona, dove lavora come manager nel gruppo metallurgico Arvedi, non nasconde di aver vissuto la pandemia con grande preoccupazione, anche perché la nostra città – spiega – è stata forse la più colpita in Italia in proporzione al numero di abitanti.  Ma ci tiene a precisare subito un concetto: “Assidai è stato e sarà sempre vicino ai propri iscritti, anche in una situazione inimmaginabile come il Covid-19, visto che nel proprio Statuto e Regolamento non prevede alcuna esclusione del rischio pandemia”.

Presidente, come ha reagito Assidai alla pandemia di Covid-19?

Appena c’è stata l’evidenza del contagio, gli uffici di Assidai sono stati immediatamente chiusi a tutela dei lavoratori per aderire all’esigenza di limitare i contatti tra le persone e per contenere la diffusione del virus. Il Fondo ha fornito ai lavoratori gli strumenti informatici necessari per lavorare in modalità remota e tutto lo staff con impegno e senso di responsabilità ha garantito la piena operatività di tutti i servizi erogati, senza soluzione di continuità. Ha funzionato tutto molto bene e, in certe occasioni, posso confermare che le riunioni svolte da remoto sono state anche più efficaci di quelle svolte “de visu”.

Ecco credo che proprio questa possa essere considerata un’opportunità per il futuro: questi sistemi possono funzionare sempre, evitando in alcuni casi i viaggi e facendoci risparmiare, ove non necessari, i tempi, le spese e la fatica fisica per gli spostamenti.

Che effetti ci sono stati, invece, sull’operatività del Fondo?

Nel periodo di lockdown il ricorso degli iscritti alle cure mediche si è ridotto drasticamente, in primo luogo perché molte strutture sanitarie avevano limitato se non inibito l’accesso al pubblico anche per evitare il rischio di contagio. Ora constatiamo che il trend sta tornando verso la normalità. Vorrei precisare una cosa, però, che nei mesi scorsi avevamo subito comunicato agli iscritti: Assidai, essendo un fondo di assistenza sanitaria gestito con i più sani principi di mutualità e solidarietà, non prevede nel proprio Statuto e Regolamento alcuna esclusione del rischio pandemia e, anche nel caso di una diagnosi di Covid-19, sono confermate tutte le garanzie previste dai Piani Sanitari degli iscritti. Questo è un aspetto molto importante che contraddistingue la nostra realtà rispetto ad altre iniziative e ci permette di essere vicini agli iscritti e alle loro famiglie sempre, in qualsiasi situazione e momento della vita, anche il più inimmaginabile come l’emergenza Coronavirus.

Lei è diventato Presidente nel 2015 (oggi è nel suo secondo mandato) e tra i punti cardini del suo programma c’era il potenziamento dell’innovazione tecnologica per gli iscritti e per il Fondo. Un percorso di cui avete colto i frutti durante l’emergenza.

L’operatività nei confronti degli iscritti era e sarà sempre al 100%. Era possibile inviare le richieste di rimborso online prima della pandemia e ci eravamo già dotati di un sistema che consentiva la connessione ai nostri server anche da remoto. Siamo sempre stati molto sensibili sul tema della digitalizzazione per questo anche il restyling delle aree riservate per iscritti e aziende è stato un lavoro prioritario per noi. Oggi siamo al passo con i tempi anche per la comunicazione digitale sui social media, sempre più importanti nell’epoca in cui viviamo.

Come prevede che evolverà il Coronavirus? Avremo una seconda ondata in autunno?

Quello che succederà adesso è tutto da scoprire. In Lombardia la situazione è stata drammatica e la mia città, Cremona, credo che sia stata la più colpita in Italia in proporzione al numero di abitanti. Ora le cose sono migliorate molto e credo che gli attuali test sierologici siano di grosso aiuto visto che diverse persone erano e sono malate asintomatiche. è ovvio che siamo tutti preoccupati per un eventuale ritorno della pandemia in autunno: mi auguro che arrivi presto un vaccino che dia una svolta.

Un’ultima domanda: lei collabora con un gruppo importante, l’acciaieria Arvedi, lì come avete gestito la pandemia?

Siamo stati in grado di affrontare l’emergenza in modo ottimale a mio avviso, il lockdown non ha fermato la nostra attività. Il nostro Presidente Giovanni Arvedi si è mosso subito e ha sempre avuto occhio di riguardo per la sicurezza dei lavoratori: mascherine, misurazione della febbre e tutto quanto necessario è stato fornito immediatamente, con investimenti significativi. Arvedi ha 3.500 dipendenti e pochissimi si sono ammalati, spesso contraendo il virus all’esterno.

 

Fasi-Assidai, nuova proposta sanitaria unica per le imprese

Le aziende industriali oggi hanno una nuova grande opportunità: aderire alla proposta unica Fasi-Assidai, una copertura integrativa che garantisce ai dirigenti in servizio un’assistenza sanitaria completa. Infatti, attraverso la proposta unica essi potranno godere dell’incremento economico quasi totale delle prestazioni previste dal Nomenclatore Tariffario del Fasi stesso.

Ma che cosa prevede nel dettaglio la proposta unica Fasi-Assidai sulla copertura integrativa per i dirigenti in servizio iscritti in forma collettiva? Per quanto riguarda le prestazioni sanitarie erogate, è previsto un rimborso fino al 100% del richiesto per i ricoveri con o senza intervento chirurgico e interventi ambulatoriali, fino a un massimo di 1 milione di euro l’anno per nucleo familiare nel caso in cui le prestazioni siano effettuate utilizzando la rete di case di cura ed equipe mediche convenzionate con il network IWS.

Nuova proposta sanitaria Fasi-Assidai, ecco numeri e dettagli

In caso di extra-ricovero è stabilito invece un rimborso fino al 90% del richiesto e fino ad un massimo di 25mila euro per nucleo familiare, sempre ovviamente in regime di convenzionamento diretto. Infine, per le cure odontoiatriche è previsto un rimborso fino al 90% dell’importo richiesto per le spese relative alle voci previste dalla Guida Odontoiatrica del Fasi in vigore e secondo i criteri liquidativi in essa riportati, fino ad un massimo di 12.500 euro l’anno per l’intero nucleo familiare. È compreso, inoltre, all’interno del contributo di adesione alla proposta unica, anche la copertura aggiuntiva in caso di non autosufficienza, una tutela fondamentale per avere una sicurezza a 360 gradi.

Nel nuovo CCNL dei manager c’è Assidai

Lo scorso 30 luglio Federmanager e Confindustria hanno firmato il rinnovo del Contratto collettivo per i dirigenti industriali che ha migliorato tutti gli aspetti chiave del rapporto di lavoro con particolare focus sul welfare. Inoltre, per la prima volta, nel contratto stesso è comparso Assidai, in un’ottica di reciproca collaborazione con il Fasi che rafforza il ruolo di entrambi nel panorama della sanità integrativa e contribuisce a salvaguardare il patto intergenerazionale tra dirigenti in servizio e pensionati. L’intesa tra i due Enti, realizzata attraverso IWS fornisce molte funzionalità a vantaggio degli iscritti e ottimizza le risorse per continuare a investire su temi chiave come la prevenzione sanitaria e le coperture per la non autosufficienza – Long Term Care.

La risposta di IWS

Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager

Abbiamo pensato a come rafforzare la nostra presenza nel mercato della sanità integrativa. Ci siamo interrogati su come riequilibrare l’offerta del Servizio Sanitario Nazionale, che necessita dell’apporto di un secondo pilastro solido e competitivo. Abbiamo avuto a cuore, soprattutto, i nostri associati, la cui salute è la nostra prima preoccupazione. La risposta, scritta nero su bianco nel contratto collettivo dei dirigenti, si chiama I.W.S. – Industria Welfare Salute, un progetto unico condiviso tra Confindustria, Federmanager e Fasi, che si incaricherà di consolidare la nostra posizione di leadership sul mercato. Come? Attraverso una valorizzazione dei servizi congiunti e un’ottimizzazione della spesa sanitaria, ponendo Fasi e Assidai come un solo interlocutore nei confronti di centri medici, case di cura, professionisti e strutture sanitarie. La proposta unica Fasi-Assidai costituisce lo strumento che ci consentirà di mantenere competitive le tariffe e la qualità dei servizi offerti. E di difendere così il patto intergenerazionale tra manager in servizio e pensionati. Le risorse salvaguardate potranno rafforzare l’investimento nei programmi di prevenzione degli assistiti e la tutela nei casi di non autosufficienza. La presenza di I.W.S. come player di mercato, in definitiva, garantirà a Fasi e Assidai un futuro nel segno dell’eccellenza.

IWS, il nuovo progetto per la sanità

Intervista a Luca Del Vecchio, direttore generale di IWS: “Vogliamo offrire servizi che garantiscano qualità, affidabilità e innovazione generando valore aggiunto per tutti gli stakeholder del settore”

“Puntiamo a essere una piattaforma di supporto per tutti gli operatori del welfare integrativo contrattuale con particolare riferimento al settore sanitario, comprese le prestazioni per la non autosufficienza”. Luca Del Vecchio, Direttore Generale di IWS – Industria Welfare Salute, sintetizza così il principale obiettivo della nuova società, nata di recente dall’esperienza di Confindustria, Federmanager e Fasi. “L’attenzione per le imprese e per gli assistititi è la nostra massima aspirazione”, aggiunge il manager.

Qual è il vostro spirito e che cosa vi proponete di fare?

Ci terrei a puntualizzare che nasciamo dall’esperienza di Fasi e dei nostri soci legati al welfare contrattuale. Ciò significa che conosciamo bene esigenze e bisogni di imprese, lavoratori e di tutto il mondo della filiera della sanità privata che fa riferimento a Confindustria. Vogliamo offrire ai nostri clienti servizi che garantisca- no qualità, affidabilità e innovazione generando valore aggiunto per tutti gli stakeholder del settore: assistiti, imprese, strutture e professionisti sanitari.

Quale è il valore aggiunto di IWS per il Fasi, per Assidai e per i loro iscritti?

Direi assolutamente la capacità innovativa. Fasi e Assidai hanno un know how pluridecennale (Fasi è sul mercato da oltre 40 anni e Assidai da 30) da valorizzare in un ambiente di natura commerciale quale IWS, che ci auguriamo possa essere messo a disposizione in futuro anche di altre realtà. Riservare la giusta attenzione per gli assistiti e per le imprese è il nostro massimo obiettivo, tenuto conto ovviamente di chi sono i nostri soci. Ritengo, inoltre, che poter contare su una società strumentale e al servizio direttamente degli assistiti, che fanno riferimento ai nostri azionisti, sia un valore aggiunto importante per tutti.

È stato appena lanciato il nuovo prodotto unico Fasi-Assidai per le aziende, quale ritiene siano i punti di forza di questa soluzione?

La ritengo una grande operazione frutto della partnership tra Fasi e Assidai realizzata tramite IWS. Il prodotto è del tutto innovativo basato su un’integrazione pressoché completa del nomenclatore tariffario Fasi a prezzi molto competitivi. Occorre inoltre sottolineare che anche la gestione della richiesta e dell’accesso alle prestazioni tramite il network IWS è unica per entrambi i Fondi, con evidenti vantaggi per gli iscritti e per le strutture sanitarie.

Da poco è anche partita la pratica unica e avete costituito il network di strutture sanitarie che sarà utilizzato sia da Fasi che da Assidai. Cosa può dirci di questi progetti?

Sia il network sia il progetto della pratica unica hanno caratteristiche distintive, visto che peraltro avverranno attraverso il nostro portale IWS. Ritengo siano iniziative che anche le aziende dei nostri assistiti possono e potranno apprezzare. Nello specifico il network ha già ottenuto i primi risultati importanti in termini di numeri di strutture aderenti, mentre la pratica unica avrà, tra l’altro, il vantaggio di ridurre i tempi di liquidazione, la carta e dunque la burocrazia.

Luca Del Vecchio è Direttore Generale di Industria Welfare Salute. Dal 2002, inoltre, siede nel consiglio di amministrazione del Fasi, di cui – dallo stesso anno – è Vicepresidente. Ha ricoperto incarichi di rilievo in Confindustria con particolare focus sulla sanità, sulle politiche industriali, sul welfare e sull’innovazione. Infine, ha lavorato come esperto del Ministero della Salute sul tema dei Fondi sanitari integrativi.

Welfare, la manovra conferma gli incentivi

Come l’anno scorso anche la Legge di bilancio 2020 non cambia il quadro normativo del welfare aziendale su deducibilità e conversione dei premi di risultato. Ricordiamo che nel triennio 2016-2018 il Governo aveva lanciato riforme che hanno sostenuto lo sviluppo di questo settore in Italia.

Ma quali sono le attuali agevolazioni fiscali e, più in generale, qual è il quadro normativo? La Manovra del 2017, come quella del 2016, era intervenuta con misure ad hoc muovendosi principalmente in due direzioni. Da una parte aveva deciso per un “allargamento” del perimetro del welfare aziendale che non concorre al calcolo dell’Irpef (includendo servizi tra cui l’educazione, l’istruzione e altri benefit erogati dal datore di lavoro, per poter fruire di servizi di assistenza destinati a familiari anziani o comunque non autosufficienti). Dall’altra parte aveva ampliato, nei numeri, l’area della tassazione zero per i dipendenti che scelgono di convertire i premi di risultato del settore privato di ammontare variabile in benefit compresi nell’universo del welfare aziendale stesso. In alternativa i benefit saranno soggetti a un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali pari al 10 per cento.

Nel dettaglio, il tetto massimo di reddito di lavoro dipendente che consente l’accesso alla tassazione agevolata è di 80mila euro, mentre gli importi dei premi erogabili sono di 3mila euro nella generalità dei casi e di 4mila euro per le aziende che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro. Infine, la sanità integrativa può andare oltre il limite di deducibilità previsto dalle norme fiscali utilizzando il premio di produttività.

Al via il nuovo network IWS di strutture convenzionate

Garantire ai propri iscritti e a tutte le loro famiglie migliori servizi e tariffe più competitive presso le strutture sanitarie convenzionate, aumentando nel contempo il potere contrattuale nei confronti delle strutture stesse e dei professionisti selezionati per la nuova rete. Questi i principali obiettivi che Fasi e Assidai intendono perseguire con l’ausilio della nuova società IWS – Industria Welfare Salute – per operare nel campo del welfare sanitario.

Analogamente a quanto fatto dal Fasi, anche Assidai ha, quindi, deciso di affidare a IWS l’incarico di convenzionamento e gestione dei rapporti con le strutture sanitarie, socio-sanitarie e i loro medici/chirurghi/odontoiatri.

Dal 1° gennaio 2020 gli iscritti Fasi-Assidai hanno, dunque, un network di strutture sanitarie unico al quale potersi rivolgere, che consente – ferma l’eccellenza qualitativa delle prestazioni erogate – un’ottimizzazione dei costi della spesa sanitaria e dei servizi congiunti, valido per entrambi i Fondi. Le strutture convenzionate sono in continua fase di aggiornamento e sono consultabili sui siti industriawelfaresalute.it, fasi.it e assidai.it.

Per ogni ulteriore informazione c’è il Contact Center IWS al numero 06 955861, attivo, dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.00 alle 18.00.

Gli iscritti ad Assidai ma non al Fasi potranno fare riferimento al consueto network di strutture sanitarie e professionisti convenzionati presente sul sito assidai.it.

iws strutture convenzionate

Dal 2020 pratica di rimborso unica per tutti gli iscritti Fasi-Assidai

È il risultato della collaborazione tra i due Enti valorizzata dalla nuova società IWS

Con il nuovo anno è partita la richiesta unica di rimborso per coloro che sono iscritti sia ad Assidai che al Fasi. Un cambiamento importante, e al tempo stesso una svolta per tutti gli iscritti, all’insegna della semplificazione e nell’ottica di un futuro prossimo in cui la dinamica della spesa sanitaria e la crescente competitività del mercato della sanità integrativa pongono sfide importanti. Per questo, anche alla luce e nell’ambito del rinnovo del CCNL Dirigenti siglato da Confindustria e Federmanager lo scorso luglio, Fasi e Assidai hanno deciso di rafforzare la propria partnership, ponendosi un obiettivo chiaro: consolidare le rispettive posizioni di leadership sul mercato e salvaguardare al tempo stesso il patto intergenerazionale tra dirigenti in servizio e pensionati. La collaborazione tra i due Enti è valorizzata dalla nuova società IWS Industria Welfare Salute, costituita da Federmanager, Confindustria e Fasi, alla quale sia Fasi sia Assidai hanno demandato alcune attività strategiche. Ciò consentirà a IWS di semplificare il suo rapporto con entrambi i Fondi per la gestione della pratica unica online.

Nel dettaglio, la nuova società si occupa principalmente di tre aspetti, illustrati nel numero di dicembre-gennaio 2020 di Welfare 24:

  1. la realizzazione di una nuova rete di strutture sanitarie e professionisti convenzionati, improntata ad alti standard di qualità e semplificazione;
  2. una proposta di copertura integrativa Fasi e Assidai unica e innovativa per le aziende;
  3. una pratica di richiesta di rimborso unica per gli iscritti ai due Enti.

Quest’ultima novità rappresenta un grande passo in avanti: grazie a essa, infatti, non è più necessario inviare una doppia documentazione sia al Fasi sia ad Assidai per richiedere i rimborsi, con conseguenti e numerosi vantaggi in termini di semplificazione delle procedure e ottimizzazione delle risorse e con un evidente risparmio di tempo, che per un manager è quanto mai prezioso.

In particolare, per le prestazioni effettuate in forma indiretta, si potrà inviare una sola richiesta di rimborso attraverso il portale industriawelfaresalute.it. IWS trasmetterà la pratica al Fasi e ad Assidai, per quanto di loro competenza. Si precisa che le pratiche inviate in formato cartaceo non potranno essere gestite in “Modalità Unica”, quindi occorrerà continuare a inviare due richieste di rimborso distinte sia al Fasi sia ad Assidai, la cui liquidazione sarà garantita con diverse tempistiche.

L’obesità infantile è un problema per il Paese

In termini alimentari, perché i bambini in Italia manifestano crescenti problemi di sovrappeso e di obesità?

Nell’intera Europa l’obesità infantile è un problema di salute pubblica. In Italia, il 42% dei maschietti è in eccesso ponderale con ben il 21% di obesità, e nelle bambine il 38% è in sovrappeso con il 14% di fanciulle obese: siamo terzi nel Vecchio Continente dopo Cipro e Grecia. Urge dunque una riflessione.

Prima di tutto c’è ancora un problema culturale: se sei grasso è colpa tua. Da poco tempo si è smesso di vedere l’obesità come uno stato di fatto legato alla smodatezza e al peccato di gola e la si considera invece una patologia. L’obesità ha cause complesse: le verità sono tante e le calorie in eccesso sono solo una piccola parte di un’equazione complicata. Ciò detto, però, siccome lo stile di vita è uno dei principali fattori di rischio modificabili, su questo possiamo e dobbiamo lavorare, partendo col piede giusto fin dall’età pediatrica. L’unico che non ha colpa è il bambino, che mangia quello che gli viene messo nel piatto e si comporta, si muove, gioca e fa sport secondo i limiti che gli vengono imposti. L’obesità non dipende certo solo da quello che la mamma mette nel piatto, ma anche dalla scuola, che è parte preponderante del progetto educativo e noi abbiamo le ore di attività fisica scolastica tra le più basse in Europa. Inoltre, dopo aver fatto i compiti, nel tempo libero sono previlegiate le attività sedentarie e nei quartieri residenziali le occasioni per l’esercizio fisico sono poche: bisogna tornare, come negli anni 60, a una politica di facile accesso allo sport.

Alimentazione, l’Italia è in prima fila

Ecco gli impegni adottati dal nostro Paese a livello nazionale e internazionale per raggiungere gli obiettivi Onu e garantire alla popolazione l’accesso a diete sane ed equilibrate.

Un rafforzamento del Tavolo tecnico sulla sicurezza, che raccoglie dati ed esperienze in tutta Italia per evidenziare le abitudini alimentari, e un potenziamento del Tavolo tecnico operativo interdisciplinare per la promozione dell’allattamento al seno, che grazie agli effetti positivi sulla salute del bambino e della madre diventa uno degli interventi di salute pubblica più rilevanti in termini di efficacia e di rapporto costo/beneficio. Sono questi alcuni dei principali impegni assunti dall’Italia, a livello nazionale, nell’ambito della Giornata Mondiale dell’alimentazione, promossa dall’ONU e dalla FAO e celebrata in ottobre. A livello internazionale, invece, il nostro Paese si è fatto carico del compito di promuovere specifiche iniziative per la protezione e il recupero delle diete locali tradizionali con specifici programmi e accordi.

La stella polare, in questo contesto, è rappresentata da due documenti chiave “globali”, in quanto approvati dalle Nazioni Unite. Ovvero gli obiettivi dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2015, e la risoluzione “United Nations Decade of Action on Nutrition”, in breve la “Decade Nutrizione”, nata nel 2016, che ha avviato azioni importanti per porre fine alla fame e alla malnutrizione a livello mondiale, assicurando l’accesso universale a regimi alimentari più sani e sostenibili, per tutte le persone, indistintamente e ovunque esse vivano.

Ebbene, usando come punti di riferimento l’Agenda 2030 e la Decade Nutrizione, l’Italia negli ultimi anni si è impegnata su più fronti considerato anche il ruolo chiave di una corretta alimentazione per la prevenzione primaria delle malattie croniche e, dunque, anche per garantire la sostenibilità nel tempo del Servizio Sanitario Nazionale. Tra le linee d’azione, come detto, c’è stato il lancio di campagne di promozione dell’allattamento al seno, che costituisce – secondo l’opinione di molti esperti – il modo di alimentazione migliore e più naturale per neonati e bambini, ma anche l’implementazione di azioni specifiche a tutela delle donne, spesso più vulnerabili alle carenze nutrizionali rispetto agli uomini con diverse e gravi conseguenze sulla loro salute. Non solo: sono state avviate iniziative per la prevenzione del sovrappeso e dell’obesità infantili, su cui sono già stati stretti accordi con l’industria del settore alimentare per la riformulazione degli alimenti (soprattutto per i bambini) e il miglioramento delle loro caratteristiche nutrizionali; sono stati messi a punto sistemi per eliminare gli sprechi alimentari con azioni specifiche e mirate; infine è stato dato il via a programmi di educazione alimentare all’interno delle scuole e delle comunità locali con interventi e studi pilota.

L’alimentazione è un fattore chiave per la salute della popolazione e l’Italia, ben consapevole di ciò, risulta dunque in prima linea nelle iniziative per tutelarla, sul proprio territorio e all’estero.