Prevenzione, nasce l’Osservatorio Mohre per gli individui più fragili

La filosofia: spesso regole rigide sugli stili di vita scoraggiano alcuni pazienti, quindi meglio puntare su un abbassamento del rischio agendo su tutte le leve possibili.

La migliore delle prevenzioni possibili. È questa, forse, la migliore definizione dell’obiettivo che si pone Mohre, il nuovo Osservatorio Mediterraneo per la Riduzione del Danno nato lo scorso giugno per esplorare una nuova dimensione di trattamento dell’individuo. Riassumibile, a sua volta, in una domanda: stili di vita e comportamenti scorretti nuocciono gravemente alla salute, ma quando le proposte degli esperti appaiono impraticabili proprio a causa della fragilità umana, esistono altre strade per favorire un cambiamento? Spesso, infatti, regole rigide determinano l’allontanamento del paziente e l’abbandono proprio delle persone più fragili e in maggiore difficoltà.

La questione, è evidente, si pone per tutti gli ambiti in cui può agire la prevenzione primaria, pratica fondamentale per ridurre l’incidenza delle malattie croniche, prima causa di morte a livello mondiale. Dunque, nel mirino finiscono tutte le dipendenze – a partire dal tabagismo – ma anche l’alimentazione, il consumo di alcolici e di carne, e la sedentarietà. Ebbene, laddove lo standard migliore non venga raggiunto – è la teoria dell’Osservatorio Mohre – è possibile e utile percorrere la strada della riduzione del danno. Nell’ambito degli stili di vita, infatti, l’abbassamento del rischio, pur non proponendosi come soluzione definitiva, rappresenta una forma di prevenzione parziale più facilmente recepibile, spalanca le porte al cambiamento e può intervenire positivamente su malattie oncologiche, cardiovascolari, respiratorie, andrologiche, infettive, ma anche sui disturbi alimentari e del comportamento.

Donare il midollo per salvare una vita

Per questo il Ministero della Salute ha appena lanciato la campagna “Match it Now”. Così si possono sconfiggere malattie come leucemie o mielomi

Ci sono alcune malattie che possono essere sconfitte solo grazie a un trapianto di cellule staminali emopoietiche provenienti da un donatore che risulti compatibile con il paziente. Qualche esempio: le talassemie, le leucemie, i linfomi, i mielomi e, in alcuni casi, i tumori solidi e le malattie autoimmuni. Purtroppo, la compatibilità completa in ambito familiare (tra sorelle e fratelli) è solo 1 su 4 mentre tra non consanguinei è pari a 1 su 100.000.

Proprio basandosi su questo presupposto lo scorso 18 settembre è stata celebrata la Giornata Mondiale per la donazione del midollo osseo. Sempre quel giorno, inoltre, è partita la settimana “Match it Now!”, cioè l’evento nazionale dedicato alla donazione del midollo osseo e delle cellule staminali emopoietiche, promosso e organizzato da Ministero della Salute, Centro Nazionale Trapianti, Centro Nazionale Sangue, Registro Italiano Donatori di midollo osseo – IBMDR) e dalle associazioni di volontariato del settore (ADMO, ADOCES ADISCO), con il patrocinio di Rai per il Sociale.

L’obiettivo? Far sì che il più ampio numero possibile di persone si iscriva al Registro IBMDR. Lo si può fare compilando il form online che si trova sulle piattaforme abilitate e completando successivamente l’iscrizione stessa in uno degli oltre 250 centri donatori e poli di reclutamento dislocati sul territorio nazionale.

Chi può farlo? Chiunque abbia tra i 18 e i 35 anni, goda di buona salute e superi i 50 chili di peso. Poi la procedura prevede il prelievo di un campione di saliva o di sangue, necessario per ricavare i dati genetici da inserire nel Registro, la compilazione di un questionario anamnestico e un colloquio con un sanitario per valutare il buono stato di salute. Infine, viene consegnato il modulo per il consenso informato da firmare. A questo punto i dati, nel massimo rispetto della privacy, vengono custoditi nel Registro IBMDR fino al raggiungimento dei 55 anni di età. In questo periodo chi si è iscritto è a disposizione per una eventuale donazione effettiva a favore di un paziente compatibile in attesa di trapianto. Un gesto di grande solidarietà – conclude la locandina dell’iniziativa – che può davvero valere una vita.
donazione midollo osseo

Come avviene il prelievo di midollo osseo

Il metodo impiegato in 8 donazioni su 10 è quello del “prelievo da sangue periferico”. La donazione, in questo caso, prevede la somministrazione, nei 5 giorni precedenti, di un farmaco che promuove la crescita delle cellule staminali nel midollo osseo e il loro passaggio al sangue periferico. Tale tipologia di prelievo, indicata come aferesi, si avvale dell’utilizzo di separatori cellulari: il sangue prelevato da un braccio attraverso un circuito sterile entra in una centrifuga dove la componente cellulare utile al trapianto viene isolata e raccolta in una sacca, mentre il resto viene reinfuso nel braccio opposto.

“Il welfare aziendale attrae talenti”

Intervista a David Trotti, Presidente regionale AIDP Lazio: “È uno strumento che in azienda permette anche di fidelizzare i manager. Credo sia da potenziare”

Il welfare aziendale è sicuramente “un elemento per attrarre talenti e per fidelizzare manager e dirigenti: la capacità di offrire elementi complementari alla remunerazione diventa cruciale nell’acquisizione di risorse eccellenti”. Ad affermarlo è David Trotti, Presidente AIDP Lazio (Associazione Italiana per la Direzione del Personale) e Professore a contratto di Selezione e valutazione delle Risorse umane presso l’Università europea di Roma. Non solo, secondo l’esperto, “sanità e previdenza, cioè salute e pensione, sono elementi importantissimi, per tutti ma in special modo diventano valore aggiunto per una determinata fascia di popolazione aziendale, caratterizzata da un certo tipo di posizione, di età e di reddito”.

Professore, oggi siamo in un momento chiave, con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che potrebbe dare una spinta decisiva alla crescita del Paese.

Siamo in un periodo di forti cambiamenti sia operativi che culturali. Ci dobbiamo preparare a evoluzioni importanti che non potranno non riguardare anche la retribuzione ed il costo del lavoro, concetti che paiono, nella loro attuale struttura, non essere adeguati a quanto il progresso richiede. La contrattazione collettiva e il legislatore dovranno mettere in campo creatività e innovazione culturale di cui saranno capaci per far nascere un futuro adeguato. Le prospettive della nostra società passano anche per il benessere di lavoratori e organizzazioni economiche e in tutto ciò il welfare aziendale gioca e giocherà un ruolo centrale.

Ritiene necessari nuovi interventi del legislatore?

Credo dovrebbe essere molto più attento a promuovere il welfare, a capire quale può essere l’impatto sociale della possibilità che le aziende offrano soluzioni complementari rispetto allo Stato. Capisco che favorire il welfare può avere un impatto importante sulla fiscalità generale, ma bisogna sapere usare la creatività e capire un concetto molto importante che riguarda la spesa: il costo è diverso dall’investimento.

Oggi il welfare aziendale permette di attrarre talenti in azienda?

Sicuramente sì, ormai è diventato un elemento importante nella scelta di un’azienda o di un’altra. La componente economica del contratto gioca sempre un peso rilevante e il valore aggiunto dei servizi è estremamente apprezzato. Ora, tuttavia, ritengo che la vera sfida sia far sì che, anche per livelli di reddito inferiori, il welfare possa e debba davvero avere un ruolo significativo senza fermarsi, come accade ora, ai flexible benefit o a qualche apertura nella contrattazione di secondo livello. Il welfare ha un valore enorme, non solo fiscalmente parlando: permette alle persone di avere servizi in settori chiave come la salute e la previdenza in modo complementare, e non sostitutivo, allo Stato. Un elemento cruciale in questo momento storico, per questo dobbiamo continuare a percorrere il più possibile questa strada, mettendo al centro il benessere del dipendente.

David Trotti è Presidente regionale AIDP Lazio e coordinatore nazionale del centro studi AIDP (Associazione Italiana per la Direzione del Personale). Si occupa di formazione nell’ambito del diritto del lavoro e in particolare nell’amministrazione del personale. Inoltre, è commissario certificatore della professione HR per Rina-AIDP. Tra le sue pubblicazioni: Il libro unico del lavoro, Fringe Benefit, Gestione amministrativa del personale.

L’autunno della ripresa

Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager

Più di 83 milioni le dosi di vaccino somministrate, scuole riaperte e uffici pubblici pronti a operare in presenza. È questa la fotografia dell’Italia che vuole ripartire, lasciandosi alle spalle un incubo durato più di un anno.

Noi non ci siamo mai fermati, assicurando sempre la nostra vicinanza ai manager. Fin da subito, ci siamo schierati a favore della campagna vaccinale, abbiamo lavorato in sinergia con le istituzioni competenti con l’obiettivo di promuovere sviluppo e competitività per il futuro. Nel solco della strada già tracciata, auspichiamo adesso che questo dialogo cresca e veda coinvolti maggiormente i manager nell’attuazione degli obiettivi del Pnrr.

I nostri Fondi hanno fatto ricorso a tutta l’esperienza sanitaria maturata per affrontare un’emergenza che ha messo a dura prova il sistema Italia. Ma il Paese ha saputo rispondere e il Governo ha addirittura rivisto al rialzo le stime di crescita per il 2021, passate dal +4,5 al +6% del Pil. Il sistema produttivo nazionale si sta dimostrando non solo resiliente, come spesso si dice, ma anche reattivo e deciso a nuove sfide. Proprio come quelle che saranno fissate, a fine ottobre, dal G20 di Roma, che riunirà i grandi del mondo in nome delle “3P”: persone, pianeta e prosperità.

Lavoriamo dunque insieme a un autunno di grande ripresa, con rinnovata fiducia nelle capacità di fare del nostro Paese.

Più risorse per la sanità pubblica. Nel 2021 alle Regioni 122 miliardi

È quanto previsto dal riparto delle disponibilità finanziarie per il Servizio Sanitario Nazionale

Circa 122 miliardi di euro: a tanto ammonta il riparto delle disponibilità finanziarie per il Servizio Sanitario Nazionale per il 2021 che prevede complessivamente 2,7 miliardi in più rispetto allo scorso anno, caratterizzato dall’esplosione della pandemia da Covid 19. Un risultato decisamente rilevante, insomma, che conferma – nonostante le difficoltà congiunturali – il ruolo centrale della sanità pubblica in Italia, a fronte delle sue caratteristiche di universalità ed equità praticamente uniche al mondo. “Tale riparto garantisce un incremento di finanziamento alle Regioni a statuto ordinario almeno pari all’1,7% rispetto al 2020, a fronte di cali anche rilevanti della popolazione, e di questo dobbiamo dare atto al Governo”, aveva dichiarato lo scorso aprile Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli-Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni.

Ma come avviene esattamente la suddivisione delle risorse? La ripartizione si basa principalmente sulla popolazione delle varie Regioni, corretta in base all’anzianità. Schema che ha anche generato alcune controversie e per questo – in seno agli Enti Locali e in particolare alla Conferenza delle Regioni – c’è la volontà di rivedere i criteri di riparto e di ponderazione della popolazione, nonché le percentuali di finanziamento della spesa sanitaria attribuita ai livelli assistenziali, per rappresentare più efficacemente le specificità regionali. Tutto ciò sarà sicuramente argomento di dibattito nei prossimi anni.
ssn finanziamenti 2021

Lombardia, Lazio e Campania ricevono maggiori fondi

Per adesso, di certo c’è che le disponibilità finanziarie messe a disposizione dallo Stato sono aumentate rispetto al 2020. In particolare, tecnicamente parlando, il livello del fabbisogno sanitario standard per il 2021 è stato determinato dalla Legge di Bilancio in 121,370 miliardi. Tuttavia, la medesima legge e successivi provvedimenti hanno stanziato quote aggiuntive, per la maggior parte legate all’emergenza Covid 19. Tra queste: 100 milioni per indennità di tutela per il malato e promozione della salute da riconoscere al personale sanitario, 100 milioni per prestazioni aggiuntive ai dipendenti impegnati nella campagna vaccinale, 345 milioni per coinvolgimento di ulteriori professionisti sanitari nella campagna vaccinale, e 28,8 milioni per esenzioni ticket a pazienti Covid 19. Oltre, per esempio, a 5 milioni per riabilitazione termale e 28 milioni per il potenziamento di servizi territoriali e ospedalieri di Neuropsichiatria infantile e adolescenziale. Il tutto ha così portato il livello del Fondo Sanitario Nazionale per il 2021 a 122,059 miliardi di euro.

Ma come sono stati distribuiti i fondi? Prima è la Lombardia con 19,42 miliardi di euro, seguita dal Lazio con 11,14 miliardi e dalla Campania con 10,88. Sicilia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte si posizionano tra 8 e 9 miliardi, quindi le altre regioni a scalare. Chiude la Valle d’Aosta con un budget di 244 milioni.

“Il Prodotto unico Fasi-Assidai è di livello eccelso”

Tiziana Rosato (Missoni): “Anche sull’articolo 12 del CCNL il Fondo è un interlocutore perfetto”

Il Prodotto Unico Fasi-Assidai? “Molto interessante e innovativo, sia dal punto di vista delle prestazioni sia da quello della semplicità di utilizzo: è una scelta che per la mia azienda ho spinto personalmente”. Il valore aggiunto di affidarsi ad Assidai per gestire la compliance tra i prodotti assicurativi per i dirigenti e l’articolo 12 del CCNL su coperture vita e invalidità permanente? “Parliamo di un interlocutore estremamente qualificato, che conosce benissimo la materia e sa supportare l’azienda in situazioni delicate”. A parlare è Tiziana Rosato, Direttore Human Resources di Missoni, che chiarisce subito: “posso dire che Assidai offre servizi di livello eccelso a condizioni economiche vantaggiose”.

Dottoressa Rosato, quali sono la sua valutazione e la sua esperienza in merito all’iscrizione di Missoni ad Assidai e al Prodotto Unico Fasi-Assidai?

È un’esperienza recente che però, da parte mia, ha alle spalle una conoscenza di lunga data di Assidai. Quando sono venuta a sapere del nuovo Prodotto Unico, in azienda ho spinto personalmente per imboccare questa strada che ho trovato subito interessante e innovativa, sotto diversi profili. Sia dal punto di vista delle prestazioni offerte e del network di strutture convenzionate, sia da quello economico. A tal proposito ho elaborato dei benchmark anche attraverso il nostro broker, che ha convenuto sulle mie valutazioni. Parliamo di un Piano Sanitario ricco in termini di servizi offerti al dirigente, ma al tempo stesso di facile accesso e utilizzo: è un passo in avanti enorme in termini di semplificazione. Ho già avuto varie esperienze con prodotti integrati e il Prodotto Unico Fasi-Assidai si posiziona a un livello eccelso. Soluzioni simili, oltre che arricchire il pacchetto retributivo di un manager, permettono anche all’azienda di dimostrare cura e attenzione nei confronti dei propri dirigenti oggi sempre più sensibili a questo tipo di benefit per sé e per la propria famiglia.

In cosa consiste invece secondo lei il valore aggiunto di affidarsi ad Assidai per gestire una perfetta compliance tra l’assistenza sanitaria integrativa garantita dal Fondo e l’articolo 12 del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) sulle coperture vita e invalidità permanente?

Quando sono arrivata in Missoni ho analizzato la situazione sotto questo punto di vista e ho trovato coperture assicurative diverse per i dirigenti. Con Assidai, invece, abbiamo finalmente un unico riferimento qualificato che conosce bene il contratto nazionale, cosa che purtroppo non tutti hanno, e lo dico in base alla mia esperienza lavorativa. Affidandomi a uno specialista come Assidai sono sicura che i miei amministrativi non commettano errori, così come so per certo di essere sempre allineata agli ultimi aggiornamenti normativi. A tutto ciò si somma anche un risparmio economico, che non è comunque da sottovalutare.

Quali sono le principali criticità che un’azienda deve affrontare quando malauguratamente si trova davanti a un sinistro di tipo vita oppure a un’invalidità permanente?

Ho avuto esperienza di sinistri importanti e so molto bene che si tratta di situazioni complesse, in cui il rapporto dirigente-azienda può rafforzarsi o deteriorarsi rapidamente. In questo caso, per non far sentire il dirigente in balia degli eventi, è ideale un’adeguata consulenza esterna, come quella offerta da Assidai, che si occupa della situazione e del dialogo con il dipendente, garantendo alti standard di qualità.

Assidai, certificato il sistema di gestione

Il Fondo opera in conformità alla norma UNI EN ISO 9001:2015 per l’11esimo anno consecutivo

Un sistema di gestione certificato che permette di raggiungere i più elevati standard di conformità con l’obiettivo finale di costruire, a livello nazionale, un sistema sanitario integrato e complementare pubblico-privato, che operi nell’interesse dell’assistito e favorisca, nel contesto del welfare sociale e aziendale, un ottimo bilanciamento tra il livello qualitativo dei servizi offerti e la sostenibilità economica.

Anche quest’anno Assidai ha ricevuto la certificazione del sistema di gestione qualità in base alle norme UNI EN ISO 9001:2015, rilasciata da DNV-GL, Ente di primaria importanza nel panorama internazionale, per quanto concerne: “Erogazione del servizio di rimborsi spese mediche ed assistenziali per dirigenti, quadri e consulenti”.

Del resto, la volontà di dotarsi di un sistema di gestione certificato (ormai dal 2011) è alla base della strategia di sviluppo sostenibile voluta dal Fondo e iniziata già diversi anni fa con l’iscrizione all’Anagrafe dei Fondi Sanitari e il rinnovo annuale della stessa, con la certificazione volontaria del Bilancio d’esercizio e con la realizzazione del Codice Etico e di Comportamento.

Va ricordato che le normative della famiglia ISO 9000, sviluppate dall’Organizzazione internazionale per la normazione (ISO), definiscono i requisiti per realizzare un sistema di gestione capace di incrementare l’efficacia e l’efficienza nella realizzazione del prodotto e nell’erogazione del servizio, di ottenere e incrementare la soddisfazione del cliente. E proprio per questo richiedono, anno dopo anno, un miglioramento continuo ad Assidai: un obiettivo che viene perseguito anche mediante un piano di formazione e crescita professionale del personale.

Inoltre, con il procedere delle varie edizioni, la ISO 9001 è molto cambiata. Se le prime due norme erano ancora molto focalizzate sul controllo della qualità ed erano studiate per l’impresa manifatturiera, quelle successive hanno eliminato le prescrizioni tipiche di quel settore per favorire l’adattabilità anche alle piccole aziende e agli Enti che non fabbricano o commercializzano prodotti ma erogano servizi. Proprio come Assidai.

La sanità alla sfida del digitale

Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager

La pandemia ha sottoposto tutti i sistemi a una condizione di forte stress, ma forse è proprio in situazioni come queste che gli organismi proattivi sviluppano gli “anticorpi” che inducono la reazione positiva.

Telemedicina, teleconsulto, televisita, telemonitoraggio, fascicolo sanitario elettronico, canali digitali per la collaborazione tra medici di diverse strutture ospedaliere: in questi mesi il sistema sanitario ha avanzato il passo verso una digitalizzazione diffusa con l’utilizzo sempre più intenso di applicazioni digitali.

Secondo studi recenti, la sanità digitale è anche ben percepita dai pazienti, perché offre una risposta di prossimità che non sempre si riesce a garantire. Siamo convinti che la relazione medico-paziente non debba mai venire meno, così come riteniamo che strumenti come la telemedicina operino nella stessa direzione, quella di una maggiore vicinanza ed efficacia delle cure.

La sanità richiede massicci investimenti nella digitalizzazione, partnership strategiche tra pubblico e privato e attenzione alla sostenibilità. Abbiamo a disposizione fondi per incentivare soluzioni digitali, per offrire a tutti i cittadini cure di qualità, per superare le barriere e ridurre le disuguaglianze.

Anche per la sanità, come in altri settori, la sfida digitale è già iniziata.

Il Rapporto Osservasalute punta sul futuro: una Sanità pubblica più efficiente e digitale

Ecco l’analisi curata dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni italiane

Il nostro Paese ha tratto tre insegnamenti dalla pandemia. Innanzitutto, la politica si è convinta ad aumentare le risorse economiche a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale. In secondo luogo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha riconosciuto l’importanza del ruolo dell’assistenza sul territorio come prima linea  di difesa della stessa sanità  pubblica. Infine, si è registrato un crescente utilizzo di strumenti tecnologici in grado di semplificare la gestione del sistema.

A dirlo è la XVIII edizione del “Rapporto Osservasalute”, curato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane (diretto dal professor Walter Ricciardi) che opera nell’ambito di Vihtali, spin-off dell’Università Cattolica, presso il campus di Roma. Un ampio report di 561 pagine, frutto del lavoro di 242 ricercatori distribuiti su tutto il territorio italiano che operano presso Università, Agenzie regionali e provinciali di sanità, Assessorati regionali e provinciali, Aziende ospedaliere e sanitarie, Istituto superiore di sanità, Consiglio nazionale delle Ricerche, Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei tumori, Ministero della Salute, Agenzia italiana del farmaco, Istat.

L’Italia, evidenzia lo studio, sta pagando il conto della pandemia. L’aspettativa di vita è calata in un anno di tutto il guadagno ottenuto nel decennio precedente. La mortalità è aumentata – causa l’influenza negativa del Covid – rispetto alla media 2015-2019 per malattie come demenza (+49%), diabete (+40,7%) e cardiopatie ipertensive (+40,2%). Inoltre, il Prodotto interno lordo italiano è crollato di quasi il 9% nel 2020. Certo, ora grazie alla campagna vaccinale e all’arrivo della stagione estiva la situazione sta migliorando in maniera significativa. Tuttavia, nel nostro Paese – si osserva – “il Servizio Sanitario Nazionale ha mostrato i suoi limiti, vittima della violenza della pandemia, ma anche delle scelte del passato che hanno sacrificato la sanità in nome dei risparmi di spesa”.

Dopo il Covid aumentano i fondi pubblici per la Sanità

La buona notizia, invece, è che la sanità pubblica sembra pronta a ripartire su basi più solide e più efficienti. Per esempio, il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard per il 2021 cui concorre lo Stato è stato innalzato a 121 miliardi di euro. Inoltre, la Legge di Bilancio 2021 ha stabilito che tale finanziamento sarà incrementato di 823 milioni per l’anno 2022, di 527 milioni per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025 e di 418 milioni annui a decorrere dall’anno 2026. Altro elemento positivo, come detto, è il crescente utilizzo di strumenti tecnologici in grado di semplificare la gestione del sistema, come testimoniano le numerose iniziative digitali per la facilitazione della gestione dei pazienti durante il periodo pandemico, sia durante la fase di confinamento, sia in fase di uscita dal lockdown. Un cambio di passo che potrebbe essere molto utile in futuro con lo strumento della telemedicina che potrebbe giocare un ruolo chiave nell’abbassamento dei costi del Servizio Sanitario Nazionale, a supporto della sua stabilità e sostenibilità nel lungo periodo.

In questo scenario, conclude lo studio, la prevenzione primaria gioca un ruolo molto rilevante. L’adozione di stili di vita corretti è infatti la premessa per evitare l’insorgere di patologie croniche che rappresentano un dramma per il malato e per la sua famiglia ma anche un elemento di costo rilevante per la sanità pubblica, che nei prossimi anni dovrà anche fare i conti con il graduale invecchiamento della popolazione.

 

PNRR, dobbiamo correre

Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager

Ci vuole capacità di visione nella vita, ma certo non basta. Non basta se, poi, le cose che si sono immaginate non prendono forma nella realtà. Il PNRR è un programma di intervento maestoso e sarà fondamentale attuarlo in tempi rapidi. Scegliere, pianificare e portare a risultato. Agire, insomma, con metodo manageriale. Il nostro Paese ha fatto delle scelte e ha individuato le priorità: energie pulite, transizione ecologica, competenze digitali, rinnovamento della PA, politiche di inclusione e sostegno del lavoro, e investimenti in sanità, a partire da infrastrutture, personale e innovazione.

La sanità merita particolare attenzione, e non solo perché, come è stato detto, siamo entrati nell’era delle pandemie. Abbiamo imparato a nostre spese la necessità di rafforzare i servizi territoriali e realizzare un vero equilibrio tra offerta pubblica e privata. Il Servizio Sanitario Nazionale è il nostro avamposto, ancorato a quel principio universalistico che ci ha difeso nel momento peggiore e che ora garantisce l’accesso di tutti alla vaccinazione. Il privato deve supportare il sistema integrando le prestazioni, arrivando là dove il pubblico non può o non dovrà più. Dato che abbiamo l’opportunità di spendere, gli investimenti per la salute non possono aspettare. Su questo, dobbiamo essere veloci.