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Intervista al Professor Nicola Fazio (IEO), esperto internazionale di tumori neuroendocrini

Pubblicato il 25 Maggio 2022 Andrea Bertoni In Welfare24 /  

“Tumori neuroendocrini, occorre conoscerli a fondo per poterli curare al meglio”

Intervista al Professor Nicola Fazio (IEO), esperto internazionale di questo cancro raro

“Non è possibile definire la prognosi di un paziente o stabilire quali saranno le cure sapendo solo che si tratta di un tumore neuroendocrino. Bisogna caratterizzare bene il tumore, definendone i vari aspetti e personalizzando il trattamento. Questa è la premessa alla base di qualsiasi ragionamento sui tumori neuroendocrini. Ed è auspicabile che ciò avvenga in un contesto dedicato alla patologia in questione.” Parola del Professor Nicola Fazio, Direttore della Divisione di Oncologia medica gastrointestinale e tumori neuroendocrini allo IEO – Istituto Europeo di Oncologia di Milano, e tra i principali esperti internazionali di questa forma di cancro raro. “Bisogna stare attenti a non cadere in luoghi comuni, non è vero, ad esempio, che siano sempre tumori indolenti o che non necessitino mai di chemioterapia; allo stesso tempo è vero che molti pazienti possono convivere a lungo con tumori neuroendocrini metastatici curandosi con varie terapie”, aggiunge Fazio.

Professor Fazio, ci può spiegare meglio questa patologia?

Sono un gruppo relativamente raro di tumori maligni che nascono dalle cellule neuroendocrine che sono sparse ovunque nel nostro organismo. è intuibile quindi che possano svilupparsi in molti organi. Il comportamento dei tumori neuroendocrini è molto vario: da lentissimi a velocissimi, e rispondono diversamente alle terapie.

Quali sono i principali sintomi dei tumori neuroendocrini gastroenteropancreatici?

I tumori neuroendocrini possono essere scoperti a causa di qualche sintomo, per lo più aspecifico, che porta a fare degli accertamenti. Purtroppo, non esiste un vero e proprio campanello d’allarme che possa con ragionevole certezza far diagnosticare un tumore neuroendocrino in fase iniziale. Anzi, molte volte si parla di piccoli tumori neuroendocrini (meno di 2 cm) scoperti senza alcun sintomo, in genere nel pancreas, nel retto o nello stomaco, mentre ci si sottopone a esami per altre ragioni. Purtroppo, la diagnosi cosiddetta “incidentale”, cioè posta in assenza di qualsiasi sintomo, può riguardare anche un tumore neuroendocrino che è cresciuto molto e ha dato metastasi, senza aver mai dato segno di sé.

Quanto è diffusa questa tipologia di tumore in Italia?

I dati epidemiologici ufficiali italiani dell’AIRTUM, l’Associazione italiana registro tumori, sono riferiti al 2015. Venivano stimati circa 2700 nuovi casi di pazienti con tumore neuroendocrino: siamo nel gruppo dei tumori rari, per quanto l’incidenza sia in aumento nel corso degli ultimi vent’anni. La fascia di età più colpita è quella oltre i 65 anni.

Che tipo di cure si attuano contro questo tipo di tumori e quali sono le speranze di guarigione soprattutto a fronte di una diagnosi precoce? 

Un tumore neuroendocrino a basso grado di malignità, ossia a diffusione relativamente lenta, diagnosticato precocemente può essere asportato chirurgicamente e il paziente ha buone probabilità di guarigione. D’altro canto, anche quando il tumore è avanzato, ha dato metastasi e non è asportabile chirurgicamente in maniera radicale, con le cure mediche continuative, come le cure ormonali, farmaci mirati su alcuni bersagli molecolari, radioterapie mirate ai recettori della somatostatina e chemioterapia, il paziente può convivere bene e a lungo con la malattia e le terapie. Questo messaggio è particolarmente importante: c’è la possibilità di curarsi, anche per chi ha perso l’attimo dell’intervento chirurgico. In quel caso l’obiettivo delle cure è di permettere al paziente di vivere, piuttosto che di sopravvivere, portando avanti attivamente la sua vita personale, professionale, coniugale e relazionale.

Biografia Professor Nicola Fazio

58 anni, laureato in Medicina e Chirurgia, si è specializzato in Medicina Interna e Oncologia, Dottore di ricerca in Oncologia Digestiva presso l’Università La Sapienza di Roma. Attualmente è Direttore della Divisione di Oncologia Medica Gastrointestinale e Tumori Neuroendocrini e Direttore del Programma Tumori Digestivi e Neuroendocrini presso l’istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO), dove lavora dal 1995.

Il caso di Fedez e una malattia “quasi” sconosciuta
“Settimana scorsa ho scoperto di avere un raro tumore neuroendocrino del pancreas. Uno di quelli che se non li prendi per tempo non è un simpatico convivente da avere all’interno del proprio corpo. Motivo per il quale mi sono dovuto sottoporre ad un intervento chirurgico durato sei ore per asportarmi una parte del pancreas (tumore compreso)”. Iniziava così il messaggio social con cui Fedez, a fine marzo, ha annunciato la propria malattia. Il caso del celebre cantante, nonché marito della influencer Chiara Ferragni, ha così portato all’attenzione dei media e dell’opinione pubblica un tumore raro di cui pochi – a parte gli specialisti del settore e, purtroppo, i malati – conoscevano l’esistenza, anche se le diagnosi mostrano una dinamica ascendente nel nostro Paese.

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