I benefici fisici ed economici della prevenzione sanitaria

I sistemi sanitari nazionali europei, a partire da quello italiano, non sono ancora pronti per sostenere la domanda di cura di una popolazione sempre più anziana. È partendo da questo presupposto che, negli ultimi anni, la prevenzione sta assumendo un ruolo sempre più importante, anche se ad oggi, nel nostro Paese, purtroppo c’è ancora scarsa consapevolezza sul tema. Un recente sondaggio di Federmanager, infatti, ha evidenziato che soltanto il 9% dei manager interpellati giudicavano “molto adeguata” la conoscenza di questo tema.

La prevenzione come fattore di crescita: parla il Ministro Lorenzin

A questo proposito, è utile ricordare la posizione espressa dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, secondo la quale la salute della popolazione è un fattore ormai riconosciuto della crescita economica: un Paese sano lavora, produce e ha una minore richiesta di assistenza sanitaria. Per questo, sottolinea la Lorenzin,

“promuovere la salute di tutti i cittadini ad ogni età favorisce anche la costruzione di una società più sostenibile, in particolare in un periodo di crisi, investendo nella prevenzione e nella lotta alle malattie croniche, principali cause di mortalità e cattive condizioni di salute”.

Non solo, l’attuale quadro epidemiologico,

“caratterizzato dalla prevalenza delle malattie cronico-degenerative, e il ruolo assunto nel causarle da fattori comportamentali e stili di vita (scorretta alimentazione, sedentarietà, fumo, abuso di alcol), ha evidenziato quanto sia importante investire sulla promozione della salute e sulla prevenzione”,

aggiunge la Lorenzin. Per questo, con il Programma “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari”, approvato dal Governo in accordo con le Regioni e le Province autonome, l’Italia ha adottato, a livello nazionale, una strategia per promuovere la salute come bene pubblico, attraverso l’integrazione tra le azioni di cui sono responsabili i singoli cittadini e quelle che competono alla collettività. Successivamente, il Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018 ha individuato obiettivi a elevata valenza strategica, perseguibili contemporaneamente da tutte le Regioni, partendo dagli specifici contesti locali. Il Piano prevede strategie di popolazione finalizzate a diffondere e facilitare la scelta di stili di vita sani e attivi, attraverso programmi di promozione della salute che adottano un approccio trasversale ai determinanti di salute. Senza trascurare il Piano Vaccinazioni e la prevenzione delle malattie trasmissibili.

Assidai e la campagna Manager in Salute

Dal canto suo, sul fronte della prevenzione, Assidai ha lanciato la campagna Manager in Salute, con cui il Fondo ha offerto gratuitamente ai propri iscritti la possibilità di usufruire di un test cardiovascolare da sforzo e di un controllo bioimpedenziometrico, che permette di misurare la composizione corporea tra massa grassa e massa magra. Entrambi sono esami che rientrano nella prevenzione primaria: il costante monitoraggio di questi e altri fattori, in base alla più recente letteratura scientifica, è strettamente correlato ad una maggiore longevità.

Cos’è la prevenzione primaria?

Ma che cosa è esattamente la prevenzione primaria? Riguarda un soggetto sano e ha l’obiettivo di mantenere le condizioni di benessere e di evitare la comparsa di malattie. Nel dettaglio, si realizza mettendo in campo una serie di attività o interventi che potenziano i fattori utili alla salute e correggono eventuali comportamenti che possono invece causare malattie. L’obiettivo è il benessere psicofisico e la riduzione del rischio legato all’insorgere di malattie.

Passiamo a qualche esempio concreto. La prevenzione primaria si può concretizzare in stili di vita sani e corretti: dormendo il giusto numero di ore oppure evitando l’eccessivo aumento di peso o della circonferenza vita. Essere sovrappeso, infatti, non è soltanto un tema estetico ma soprattutto può essere dannoso nel medio e lungo termine, accelerando l’invecchiamento e creando uno squilibrio ormonale consistente. Come evitare tutto ciò? Per esempio cercando di effettuare, ogni giorno, degli spostamenti a piedi oppure assumendo una piena consapevolezza di quello che mettiamo nel piatto. A partire dalla colazione, che – secondo la specialista in Medicina Interna, Sara Farnetti, “guru” della nutrizione funzionale- non deve essere troppo ricca di zuccheri. È molto utile, sempre per l’esperta, spezzare la mattinata e il pomeriggio con cibi “amici” come cioccolato fondente, pistacchi, mandorle o pinoli. Il pranzo deve essere leggero, meglio se con un solo carboidrato (pasta o pane) o meglio ancora, uno stimolo proteico come pesce, carne o uova e una piccola quota di carboidrati. Alla sera, invece, per riposare meglio, andrebbero evitate le proteine per preferire riso o pasta (massimo 80-90 grammi) al dente mantecati nell’olio extravergine caldo per renderli più facili da digerire e da gestire a livello metabolico.

La prevenzione dei tumori: il caso del seno

Altro capitolo è quello che riguarda la prevenzione dei tumori, in particolare quello al seno, dove evidentemente il fattore tempo è a dir poco cruciale. In questo caso il messaggio lanciato dai medici, e in particolare da un’esperta in materia come Chiara Pistolese (medico chirurgo che da più di 20 anni si dedica alla diagnostica senologica) è chiaro: se c’è qualcosa è meglio scoprirlo subito così non diventa un problema. La prevenzione, per il cancro al seno, ha permesso di ridurre il tasso di mortalità dell’11% negli ultimi 10 anni. Per le donne il momento migliore per iniziare è tra i 35 e i 40 anni: gli esami vanno effettuati una volta l’anno e, cosa più importante, la mammografia va sempre associata in modo contestuale all’ecografia.

Una ricerca sulla conoscenza dei fondi sanitari integrativi

In Italia c’è ancora molto da lavorare sulla conoscenza dell’assistenza sanitaria integrativa in azienda. E non solo – è bene sottolineare – per quanto riguarda i dipendenti o i manager, ma soprattutto per i responsabili delle risorse umane (HR), cioè coloro che dovrebbero padroneggiarla meglio: ormai si tratta infatti di coperture e garanzie che sempre più spesso vengono utilizzati come benefit e contribuiscono alla cosiddetta “total compensation”. Gli stessi manager, quando si trovano davanti a un’offerta di lavoro, oggi valutano ormai non solo la componente economica ma anche altri aspetti, che contribuiscono a creare un migliore equilibrio tra professione e vita personale, tra i quali figurano i pacchetti di welfare aziendale. E una componente importante di essi, come noto, è l’assistenza sanitaria integrativa.

Partendo da questo presupposto, in occasione dei 25 anni di Assidai, Ipsos ha svolto un’indagine per testare proprio la conoscenza dell’assistenza sanitaria integrativa in azienda, interpellando un ampio campione di responsabili delle risorse umane. In tutto gli intervistati sono stati 260, facenti parte prevalentemente di aziende industriali, per il 58% uomini e il 42% donne mentre, sotto il profilo geografico, il 37% proviene dal Nord Ovest, il 28% dal Nord Est, il 17% dal Centro Italia e il 18% dal Sud e dalle isole. In altre parole, in Italia la conoscenza dei fondi di assistenza sanitaria integrativa contrattuali e dei fondi sanitari non contrattuali lascia ancora a desiderare.

HR e dirigenti “rimandati a settembre” sui fondi sanitari integrativi

Vediamo i numeri nel dettaglio. L’88% dei responsabili delle risorse umane (HR) italiani sa che l’assistenza sanitaria è una tutela che integra le prestazioni offerte dal sistema sanitario nazionale, ma ben il 33% (quindi uno su tre) ammette di avere una conoscenza superficiale del tema. Il 79% degli HR sa invece dell’esistenza di fondi sanitari non contrattuali che integrano l’assistenza offerta dai fondi sanitari di primo livello garantiti dal CCNL, anche se soltanto il 39% ritiene di conoscerli in modo approfondito.

E i dirigenti o i quadri quanto sono preparati invece su questi temi? Anche in questo caso c’è parecchio da migliorare. Solo il 52% dichiara infatti di avere una conoscenza approfondita sul funzionamento dell’assistenza sanitaria integrativa (il 43% ammette un grado “superficiale”). Invece, addirittura soltanto il 29% giudica di conoscere in modo approfondito i fondi sanitari non contrattuali che integrano i fondi sanitari di primo livello (il 51% si attesta al livello di conoscenza “superficiale” e un 14% ne ha solo sentito parlare).

Assidai: il fondo sanitario integrativo più conosciuto in Italia

Insomma, c’è ancora molto da lavorare anche se per Assidai c’è una statistica decisamente confortante: è infatti, sempre secondo l’indagine Ipsos, il fondo sanitario integrativo più noto tra gli HR con il 32%, praticamente doppiato il secondo fondo in classifica (che totalizza il 16%) grazie alla gamma dei servizi offerti, alla possibilità di mantenere l’assistenza da pensionato e alla diffusione delle strutture convenzionate del fondo. Senza dimenticare il fatto che Assidai è più conosciuto nelle aree a più forte concentrazione di imprese del Paese come il Nord Est e il Centro, rispettivamente dal 45% e dal 39% degli intervistati.

Ma la strada da percorrere in futuro la traccia un’altra statistica, proveniente sempre dalla ricerca di Ipsos. Ben il 34% dei dirigenti interpellati dichiara che come strumento di welfare offerto dall’azienda vorrebbe un’assistenza sanitaria: una voce che, in questa speciale classifica, stacca nettamente la seconda preferita e cioè le pensioni, ferme al 12%. Un dato, ancora una volta, eloquente che evidenzia quanti e quali margini di sviluppo ha l’assistenza sanitaria integrativa stessa in Italia. Va rilevato, in questo senso, che già negli ultimi due anni i progressi realizzati sono stati importanti anche grazie all’impegno messo in campo dal Governo nelle ultime due Leggi di Stabilità sul fronte delle agevolazioni fiscali a favore dell’assistenza finanziaria integrativa. Del resto, anche l’Esecutivo è consapevole che soltanto con lo sviluppo di un supporto privato (ma non alternativo) al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), l’intero sistema può reggere all’urto dell’invecchiamento della popolazione e della continua riduzione dei budget pubblici.

Il binomio donne-lavoro e la necessità di assistenza sanitaria in Italia

Il binomio donna-lavoro è da sempre oggetto di un acceso dibattito, in Italia come in tutti i principali Paesi industrializzati. Negli ultimi anni i passi in avanti sono stati molti – a partire dall’introduzione delle quote rosa nei consigli di amministrazione delle società – ma ancora oggi molte manager, dirigenti, professioniste e consulenti devono fare i conti con pressioni quotidiane, da conciliare – spesso più frequentemente rispetto ai colleghi uomini – con impegni personali e soprattutto familiari. Qualche esempio? La maternità e la cura dei figli o l’occuparsi di persone appartenenti al nucleo familiare non più autosufficienti.

Uno studio sugli equilibri donna-lavoro

Uno studio elaborato in passato da Assidai e Sda Bocconi evidenziava, per esempio, possibili percorsi per equilibrare la vita personale con quella lavorativa oppure la necessità di un’organizzazione più orientata a una migliore distribuzione e gestione del lavoro. In quest’ottica, il welfare aziendale – nelle sue molteplici declinazioni – può essere molto utile così come l’attenzione alle tematiche della salute, in cui diventa cruciale mettere a disposizione del dipendente forme di controllo e prevenzione o piani sanitari ad hoc, anche e soprattutto per quanto riguarda la cosiddetta Long Term Care (LTC), che tocca il delicato tema della non autosufficienza.

Questi sono tutti temi su cui Assidai, negli ultimi anni, ha sempre lavorato in prima linea. A partire proprio dalla copertura LTC che inizia ad avere un ruolo sempre più centrale per il sistema sanitario italiano, se si pensa che già oggi siamo il paese più vecchio in Europa, con il 21,4% dei cittadini over 65 e il 6,4% over 80, e il secondo nel mondo, dietro soltanto al Giappone. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), peraltro, stima che in tutto il mondo, entro il 2050, raddoppierà il numero degli over 60 – passando dai 900 milioni di oggi ai due miliardi.

E molto spesso, come già detto, è proprio la donna a doversi occupare di familiari non autosufficienti, sottraendo tempo ed energie al lavoro e alla famiglia stessa. Il quadro è tutt’altro che roseo: stando a un’indagine effettuata negli anni scorsi da Assidai, un italiano su tre non ha fatto assolutamente nulla per “prevenire” i possibili effetti negativi, a livello di malattie o perdita di autonomia, del proprio invecchiamento. Solo quattro italiani su 10, invece, hanno attivato la doppia risposta (prevenzione più assistenza sanitaria integrativa) anche se solo la metà di loro si sente davvero coperta dai rischi dell’invecchiamento.

Senza dimenticare un altro elemento che riguarda le donne e Assidai: a partire dal 2013, è stata introdotta una specifica garanzia in tutti i Piani Sanitari che prevede il rimborso dei ricoveri per gli interventi a scopo ricostruttivo a seguito di mastectomia o quadrantectomia. E vale la pena ricordare che la maggior parte di assicurazioni e fondi non hanno questo tipo di garanzia. Stiamo parlando di interventi chirurgici al seno legati, il più delle volte, a casi di cancro. E qui assumono un aspetto molto rilevante la prevenzione e la diagnosi precoce che aiutano, infatti, ad abbattere in misura significativa la mortalità legata al tumore al seno, il più frequente per le donne (ne colpisce una su otto nell’arco della vita).

Viaggia sicuro con l’assistenza sanitaria all’estero

Una vacanza all’estero è sempre una grande occasione per scoprire e visitare posti nuovi, ma presenta anche delle incognite. Tra queste c’è anche la questione sanitaria. Che cosa succede se una persona all’estero ha bisogno di cure o, addirittura, di un intervento chirurgico?

Su questo punto è bene precisare una cosa: la copertura di Assidai vale anche all’estero, anche se non ci sono strutture convenzionate come accade in Italia. Ciò significa che l’iscritto dovrà anticipare la spesa e poi chiederà il rimborso ad Assidai in base al Piano Sanitario di riferimento. In ogni caso, prima della partenza, pur non essendo obbligatorio, l’iscritto stesso può richiedere al Fondo un’apposita lettera (in inglese) che certifichi la sua copertura sanitaria con Assidai. È evidente che l’assistenza sanitaria coperta dal Fondo può tornare molto utile qualora ci si trovi all’estero, in una situazione di emergenza, e – nel peggiore dei casi – costretti a un intervento chirurgico o a un trattamento medico che prevedono esborsi elevati, per esempio negli Stati Uniti.

Istruzioni per l’uso: il portale del Ministero degli Esteri

In ogni caso, a prescindere dall’ombrello offerto dai Piani Sanitari di Assidai e, quindi, dall’enorme vantaggio dell’assistenza sanitaria integrativa per gli iscritti al Fondo, la copertura delle spese mediche all’estero è un tema da pianificare e affrontare con cura. Come districarsi tra regole e procedure spesso diverse nei vari Paesi del mondo?

Per rendere più semplice e accessibile l’assistenza sanitaria all’estero per coloro che viaggiano per turismo, o per motivi di lavoro o di studio, il Ministero degli Esteri ha predisposto vari strumenti tra cui una app per cellulari, versione mobile dell’applicazione “Se parto per…”, già disponibile da alcuni anni sul portale del Ministero stesso. Come usare questa guida interattiva? Collegandosi al portale del Ministero, o tramite l’app, bisogna scegliere il Paese di destinazione alla voce “Dove vai?” e poi selezionare il motivo del viaggio (temporaneo soggiorno, turismo, lavoro, cure di altissima specializzazione, trasferimento di residenza o gravidanza-parto) e la categoria a cui si appartiene (lavoratore privato, studente, etc…). Alla fine del percorso apparirà la schermata con le indicazioni su che cosa fare prima di partire e durante il soggiorno, e altri consigli per evitare brutte sorprese. Così, con pochi clic, si potranno avere informazioni sul diritto o meno all’assistenza sanitaria durante un soggiorno o la residenza in un qualsiasi Paese del mondo e in particolare su tre punti chiave: come ottenere l’assistenza sanitaria stessa in un qualsiasi Paese del mondo, a chi rivolgersi e come richiedere eventuali rimborsi.

Assistenza sanitaria nell’Unione Europea: come in Italia. O quasi

Per i viaggi nell’Unione Europea va sempre portata con sé la Tessera Europea di Assicurazione Malattia. In pratica, è il retro della tessera sanitaria (quella che viene rilasciata dall’Agenzia delle entrate a tutte le persone iscritte al Servizio Sanitario Nazionale – SSN) e ha una validità di sei anni.

Negli Stati UE, presentandola al dottore o in ospedale (pubblico o convenzionato), si può accedere alle prestazioni mediche necessarie, non solo urgenti, alle stesse condizioni dei cittadini del Paese visitato. In generale, le prestazioni sono gratuite, salvo il pagamento dell’eventuale ticket o di altra partecipazione alla spesa prevista. Con un’avvertenza: i sistemi di assistenza sanitaria in Europa variano da un Paese all’altro. Servizi che sono gratuiti in Italia potrebbero non esserlo in un altro Stato europeo, oppure può essere previsto un ticket per servizi che da noi, invece, non si pagano. Oppure, ancora, può essere chiesto un pagamento per alcune prestazioni che poi vengono rimborsate a stretto giro nel Paese straniero o, successivamente, in Italia.

Negli Stati Uniti l’assicurazione sanitaria è obbligatoria

Diverso il discorso se ci si reca fuori dall’Unione Europea e in questo caso l’esempio classico sono gli Stati Uniti. Qui il meccanismo è completamente diverso perché Oltreoceano le cure mediche sono private e hanno costi elevatissimi e il Servizio Sanitario Nazionale copre pochissime prestazioni. In caso di emergenza, è garantito – ben che vada – solo il trattamento di pronto soccorso e di prima assistenza e il resto si paga profumatamente. Per avere un’idea, anche interventi chirurgici ordinari, come un’appendicite, possono costare decine di migliaia di euro. Ciò non è un problema per la maggior parte dei cittadini americani, visto che l’assicurazione medica è il principale benefit che le aziende concedono ai propri dipendenti, ma rischia di trasformarsi in un salasso per gli stranieri che non si sono assicurati contro tali evenienze prima di recarsi negli Stati Uniti.

Dunque, in questo caso, se si ha Assidai si è stati previdenti. In alternativa, oltre a valutare l’iscrizione al Fondo per manager, quadri e professionisti, il consiglio è quello di assicurarsi (se si è in un viaggio organizzato da un tour operator affidabile la polizza è compresa ma il suggerimento è di chiedere sempre e informarsi) avendo ben presente quali sono le coperture garantite dal contratto: in molti casi, infatti, vengono rimborsati il primo soccorso e il rimpatrio, ma non le terapie.

Buone vacanze a tutti!

Perché scegliere un fondo sanitario integrativo come Assidai?

Semplice: per tutelarsi nel momento in cui emerga la necessità di dover ricorrere a prestazioni mediche dall’impatto economico significativo per sé o comunque per il nucleo familiare. Una situazione che può configurarsi per vari motivi, premesso che a un fondo sanitario non contrattuale, come Assidai, si aderisce per libera scelta.

Assidai, per esempio, può essere integrativo del Fasi o di altri fondi o sostitutivo per coloro che non hanno un’assistenza sanitaria integrativa al Servizio Sanitario Nazionale. Il Fondo, quindi, tutela, integra e copre le spese legate a prestazioni medico e socio sanitarie e di assistenza, prendendosi cura del benessere dei propri assistiti in ogni istante della loro vita e soprattutto quando potrebbero averne più bisogno e cioè in caso di pensionamento o inoccupazione.

Perché scegliere un fondo sanitario integrativo anziché un’assicurazione sanitaria

Perché, infine, scegliere per la propria assistenza sanitaria integrativa un fondo sanitario integrativo anziché un’assicurazione? Assidai è un ente non profit: non ha cioè fini di lucro, a dirlo è il suo stesso Statuto. Ciò significa che la gestione delle risorse del Fondo avviene esclusivamente all’insegna di criteri quali la mutualità e la solidarietà:

  • non ha limiti di età, di accesso e di permanenza;
  • non opera la selezione del rischio,
  • non può recedere dall’iscrizione
  • tutela gli assistiti per tutta la durata della loro vita ed in qualsiasi condizione di salute essi siano.

Assidai, inoltre, ha un Codice Etico e di Comportamento che spiega i valori e le linee guida di cui il Fondo si fa portatore e crea valore sociale, ponendo al centro della propria mission la salute e la tutela dei propri iscritti. 

Qualità e fiducia nel fondo sanitario integrativo Assidai

Scegliere un fondo sanitario integrativo come Assidai non è soltanto una questione meramente economica ma anche di “qualità” e di “fiducia”: per erogare i propri servizi esso si appoggia infatti a un network convenzionato che permette ai suoi iscritti di usufruire di servizi medici di alta qualità, riducendo per esempio al minimo i tempi di attesa per esami diagnostici e altre tipologie di cure e soprattutto senza alcun anticipo monetario della spesa per le prestazioni ovviamente coperte dal proprio Piano Sanitario.

Fondo sanitario integrativo per la famiglia

Inoltre, essere iscritto a un fondo sanitario integrativo è un modo per pensare non soltanto a sé stesso ma anche alla propria moglie (o compagna) e alla famiglia. Per i figli fino a 26 anni, infatti, l’assistenza sanitaria può essere estesa ai propri figli, successivamente è possibile regalare loro il Piano sanitario Familiari, che tutela i propri figli addirittura fino ai 55 anni.

Non solo: aderire a un fondo sanitario dimostra anche una maturità nella gestione della propria vita e una maggiore consapevolezza dei possibili imprevisti che possono sorgere nel futuro prossimo o nella vecchiaia. A tal proposito, per esempio, va sottolineato come Assidai è stato tra i pionieri della copertura per la non autosufficienza, Long Term Care, ovvero l’insieme dei servizi socio-sanitari forniti con continuità a persone che necessitano di assistenza permanente a causa di disabilità fisica o psichica.

C’è poi un tema fiscale di grande rilievo se si aderisce ad Assidai come azienda, per i lavoratori dipendenti che si iscrivono ad Assidai in conformità di contratto o di accordo o regolamento aziendale e per i pensionati, lavoratori autonomi, inoccupati e per chi in generale aderisce ad Assidai in forma individuale e volontaria e non in conformità ad accordo o regolamento aziendale.

Welfare aziendale e premi di produttività previsti nella Legge di Bilancio 2017

La Legge di Stabilità 2017, così come quella dell’anno precedente, è intervenuta in modo importante sul welfare aziendale, potenziando misure e incentivi per favorire lo sviluppo di questo settore in Italia.

Il Governo si è mosso principalmente in due direzioni. Da una parte ha deciso per un “allargamento” del perimetro del welfare aziendale, che non concorrerà al calcolo dell’Irpef. Dall’altra parte ha ampliato, nei numeri, il perimetro della tassazione zero per i dipendenti che scelgono di convertire i premi di risultato del settore privato di ammontare variabile, in benefit compresi nell’universo del welfare aziendale stesso. In alternativa, come già previsto, i benefit saranno soggetti a un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali pari al 10%.

Aumenta il tetto su redditi e bonus

Per capire la portata delle novità lanciate dal Governo bisogna fare un passo indietro. Già nella Legge di Stabilità 2016 (approvata a fine 2015), infatti, era stata introdotta la possibilità per i dipendenti di ricevere premi di risultato e partecipazioni agli utili godendo di un’aliquota sostitutiva del 10%, oppure di convertire lo stesso premio in beni e servizi di welfare godendo della tassazione zero.

Una novità importante, che tuttavia il Governo ha deciso di potenziare. Il come è presto detto:

  • il tetto massimo di reddito di lavoro dipendente che consente l’accesso alla tassazione agevolata è stato aumentato da 50mila a 80mila euro;
  • gli importi dei premi erogabili passano da 2 mila e 3 mila euro nella generalità dei casi
  • da 2.500 a 4 mila euro per le aziende che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro.

Inutile dire che si tratta di novità di rilievo poiché aumentano in misura rilevante la platea dei potenziali beneficiari di queste agevolazioni. Certo, i limiti potrebbero essere ulteriormente incrementati, ma è innegabile che rispetto a due anni fa c’è stato un deciso cambio di passo sul welfare aziendale da parte del Governo.

Un elemento in cui crede molto Assidai, che come Fondo integrativo da anni sostiene la necessità di adeguati incentivi per potenziare questo settore.

Allargato il perimetro del welfare aziendale

Allo stesso tempo, la nuova Legge di Bilancio ha ridefinito e ampliato le erogazioni del datore di lavoro che configurano il cosiddetto “welfare aziendale”. Si tratta di prestazioni, opere e servizi corrisposti al dipendente in natura o in forma di rimborso per spese aventi finalità di rilevanza sociale. Il perimetro è stato allargato e ora comprende anche servizi come l’educazione, l’istruzione (anche in età prescolare), la frequenza di ludoteche, di centri estivi e invernali oppure ulteriori benefit, sempre erogati dal datore di lavoro, per fruire di servizi di assistenza destinati a familiari anziani o comunque non autosufficienti.

Per dirla in termini tecnici è stato ampliato il ventaglio dei servizi ricompresi nell’articolo 51 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), che già era stato aggiornato lo scorso anno includendo tutti i servizi per l’infanzia e aprendo ai servizi di cura per familiari anziani o non autosufficienti. Un fronte, quest’ultimo, su cui Assidai è sempre stato all’avanguardia in Italia includendo la copertura in caso di non autosufficienza (Long Term Care) all’interno dei Piani Sanitari dedicati alle persone e alle loro famiglie.

“All’articolo 51, comma 2, del TUIR – si legge nella Legge di Stabilità 2017 – sono inseriti i contributi e i premi versati dal datore di lavoro a favore della generalità dei dipendenti o di categorie di dipendenti per prestazioni, anche in forma assicurativa, aventi per oggetto il rischio di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana, o aventi per oggetto il rischio di gravi patologie”.

Detraibilità e deducibilità per chi aderisce ad un Fondo sanitario integrativo come Assidai

Chi aderisce a un fondo sanitario integrativo può godere di alcuni vantaggi o agevolazioni quando si trova a compilare la dichiarazione dei redditi. Bisogna tuttavia effettuare dei distinguo ed esaminare con attenzione tutte le possibili fattispecie: dalla detrazione alla deduzione fiscale.

Per chi aderisce a un fondo sanitario integrativo come Assidai in forma individuale e volontaria (è il caso di pensionati, lavoratori autonomi, liberi professionisti o inoccupati) il contributo di adesione versato dall’iscritto concorre alla formazione del reddito di lavoro dipendente e quindi solo le spese mediche sono detraibili dalle imposte nella misura del 19% per la parte eccedente 129,11 euro. Ciò anche se le stesse spese mediche sono state rimborsate da Assidai.

Diverso il caso, invece, dei lavoratori dipendenti che aderiscono a un fondo in conformità di contratto, accordo o regolamento aziendale. In questo scenario i contributi di assistenza sanitaria versati dal datore di lavoro o dal lavoratore a enti o casse aventi esclusivamente fine assistenziale non concorrono a formare il reddito di lavoro e vanno in deduzione per un importo massimo di 3.615,20 euro.

La soglia dei 3.615,2 euro è molto importante. Ecco il motivo: se non viene superata soltanto le spese non rimborsate dal fondo sanitario integrativo sono detraibili nella misura del 19% per la parte eccedente la consueta franchigia dei 129,11 euro.

Se invece i contributi superano 3.615,20 euro, la parte eccedente concorre a formare il reddito imponibile mentre le spese sanitarie rimborsate sono detraibili in misura proporzionale alla quota dei contributi eccedenti la soglia, per un importo pari al 19% della parte oltre 129,11 euro.

Come funziona la deducibilità e detraibilità dei fondi integrativi sanitari

In questo caso, è utile fare due esempi concreti.

ESEMPIO 1

Prendiamo un lavoratore dipendente che aderisce a un fondo sanitario integrativo e alla fine dell’anno ha versato contributi di 2.000 euro e ha avuto spese mediche per 5.000 euro, di cui il fondo stesso ne ha rimborsate per 3.000. In questo caso, la soglia dei 3.615 euro non viene superata, quindi dal reddito imponibile si deducono 2mila euro. Al tempo stesso, il lavoratore potrà portare in detrazione fiscale i 2.000 euro di spese sanitarie non rimborsate dal fondo al netto della franchigia di 129,11 euro, quindi per 1.870,89 euro, che nella misura del consueto 19% garantisce un “rimborso netto” di 335,4 euro.

ESEMPIO 2

Prendiamo, invece, un lavoratore dipendente che aderisce a un fondo sanitario integrativo e alla fine dell’anno ha versato contributi di 4.000 euro e ha avuto spese mediche per 5.000 euro, di cui il fondo stesso ne ha rimborsate per 3.000. In questo caso, la soglia dei 3.615 euro viene superata, quindi dal reddito imponibile si deduce questa cifra, cioè il massimo, e la parte eccedente (385 euro) concorre a formare il reddito imponibile. Le spese sanitarie, invece, sono detraibili in misura proporzionale alla quota dei contributi eccedenti la soglia, per un importo pari al 19% della parte oltre 129,11 euro. Nello specifico, andrà calcolato il rapporto tra 385 e 3.615,2, che è pari al 10,6% circa. Questa percentuale andrà applicata alle spese rimborsate dal fondo, pari a 3.000 e il risultato finale, 318 euro, potrà essere portato in detrazione insieme alle spese mediche non rimborsate, pari a 2.000 euro.

Infine, per le aziende, i contributi a loro carico rappresentano una voce di costo del lavoro, deducibile integralmente ai fini della determinazione del reddito di impresa soggetto a Ires. I contributi del datore di lavoro sono soggetti ad un contributo di solidarietà del 10% che deve essere devoluto alle gestioni pensionistiche cui sono iscritti i lavoratori.

Tutte le informazioni sulla deducibilità contributiva dei fondi Assidai

I benefici del welfare integrativo aziendale per aziende e lavoratori

Quando si parla di welfare integrativo aziendale ci si riferisce a un insieme di benefit e prestazioni, che ha l’obiettivo di superare la componente meramente monetaria della retribuzione, con l’obiettivo di sostenere il reddito dei dipendenti e migliorarne la vita privata e lavorativa. Un’estrema sintesi per raccontare un settore che si è sviluppato molto in Italia negli ultimi anni – anche grazie agli incentivi fiscali messi a punto dal Governo – e in cui Assidai, quale Fondo sanitario integrativo, crede fermamente, perché la priorità sono il benessere dei manager, quadri e professionisti ai quali il Fondo stesso si rivolge.

Welfare integrativo aziendale, oggi, in Italia, vuol dire tante cose e questo, di per sé, è già un fatto positivo. L’idea, che ha mosso anche l’intervento dell’esecutivo su questo tema, è quella di favorire forme di benefit attraverso l’incentivazione fiscale, in un momento in cui i salari nazionali non possono dare grandi soddisfazioni dal punto di vista economico. Questo, oltre che per le aziende private, potrebbe valere anche per il settore pubblico: è indubbio che avere un welfare detassato anziché un salario tassato può essere una prospettiva interessante per tutti.

Cosa include welfare integrativo aziendale

Per esempio le prestazioni sanitarie, come check up o visite specialistiche: tutti fronti sui quali Assidai, come Fondo di assistenza sanitaria, è molto attivo. A partire dalla prevenzione, che è ormai universalmente riconosciuta – dati alla mano – come uno dei principali fattori per aumentare le aspettative di vita. Non è un caso che, stando al Rapporto Osservasalute 2015, due anni fa per la prima volta si è registrato un calo delle attese di vita in Italia, imputabile principalmente proprio alla mancata prevenzione.

A tal proposito, va ricordato che l’anno scorso Assidai ha lanciato la campagna “Manager in Salute”, che ha offerto agli iscritti la possibilità di usufruire gratuitamente di un test cardiovascolare sotto sforzo (ECG sotto sforzo) e di un controllo bioimpedenzoimetrico, che permette di misurare la composizione corporea tra massa grassa e massa magra.

Quello tra welfare aziendale e settore sanitario è un binomio ancora più importante se si pensa che in Italia, stando agli ultimi sondaggi:

  • il 78% della popolazione ha paura di dovere ridurre o rimandare le spese sanitarie in futuro;
  • a rischio anche la spesa odontoiatrica per il 57% degli intervistati;
  • le spese in prevenzione sanitaria (47%);
  • le spese per le visite specialistiche (42%).

Altre applicazioni del welfare aziendale

Il campo sanitario non è l’unico di applicazione del welfare integrativo aziendale.  Tra i più diffusi ci sono anche le mense aziendali e i buoni pasto, la flessibilità degli orari, le convenzioni e specifiche agevolazioni per lo studio dei figli.

Tutti benefit che permettono di migliorare la qualità della vita dei lavoratori ma anche – grazie alla detassazione – di ridurre il costo del lavoro, di migliorare il clima aziendale e di incrementare la produttività dei dipendenti.

Non solo: il welfare aziendale può essere un ottimo strumento per attrarre o trattenere i talenti, anche perché la componente salariale, ormai, non è l’unico elemento che i manager valutano per decidere l’ingresso o la permanenza in un’azienda.

Tutte le soluzioni Assidai per il welfare aziendale

Il 5xmille a Vises, un piccolo gesto per donne e giovani

La dichiarazione dei redditi può diventare anche un momento per fare beneficenza attraverso la destinazione del proprio 5xmille: un piccolo gesto che non ha alcun costo aggiuntivo per il contribuente e che è di enorme importanza per le Associazioni senza fini di lucro come VISES, Onlus di riferimento di Federmanager.

VISES lavora ormai da 30 anni realizzando progetti di sviluppo destinati alle donne, che considera il vero motore della crescita dei paesi emergenti, e ai giovani, che rappresentano il futuro di una società intelligente che guarda lontano.

Per sostenere i progetti VISES “Un’impresa che fa scuola” e “Manager innovatori” è sufficiente apporre la tua firma sulla dichiarazione dei redditi – spazio riservato al 5xmille – e indicare il CODICE FISCALE di VISES 08002540584.

Assidai partecipa al Welfare Day 2017

Roma, 7 giugno 2017 – Welfare Day

Anche quest’anno Assidai partecipa al Welfare Day 2017.

Nel corso della mattina viene presentato il VII Rapporto RBM – Censi sulla Sanità Pubblica, Privata ed Integrativa in Italia. La Fondazione Censis approfondisce il  tema “Servizio Sanitario Nazionale o Universalismo selettivo, il difficile percorso del Nostro Sistema Sanitario” che analizza, sulla base di un ampio campione statistico riferito all’intero territorio nazionale, i comportamenti e le aspettative dei cittadini nell’attuale contesto evolutivo della sanità.

Segue la presentazione della relazione da parte di RBM sulla “Sostenibilità, Equità e Promozione della Salute: il Contributo di un Secondo Pilastro in Sanità per la Buona Salute di Tutti” che approfondisce, in una prospettiva comparativa, sfide e prospettive che attendono il nostro Servizio Sanitario Nazionale valutando anche il possibile ruolo che la Sanità Integrativa potrebbe svolgere per il Paese.

A conclusione dei lavori della mattina è previsto, inoltre, l’intervento del Sottosegretario al Ministero della Salute, On. Davide Faraone.

Il Direttore Generale Assidai, Marco Rossetti, interviene alle 15.45 nel corso della sessione “La Sanità Integrativa: policy assistenziali e modelli attuativi” e presenta il ruolo distintivo di Assidai, Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa Dirigenti Aziende Industriali, nel contesto del welfare del nostro Paese.

Per approfondimenti http://www.welfareday.it/index.php e per leggere tutto il programma http://www.welfareday.it/programma.php