Cyber security, così Assidai protegge i propri iscritti

Un solido impianto di sicurezza a protezione dei sistemi informativi e un rigoroso rispetto della privacy degli iscritti.

Negli ultimi tempi la cyber security sta diventando un tema sempre più rilevante per aziende e istituzioni e Assidai può dire di avere creato attorno a sé e ai propri iscritti un’importante cintura di sicurezza.

Protezione della rete informatica

Partiamo dalla protezione della rete informatica: quella di Assidai viaggia su un circuito MPLS (utilizzato, tra gli altri, anche da Federmanager e Fasi) sul quale non c’è alcuna possibilità di intrusione da parte di terze persone. Tutti i servizi del Fondo, è bene precisare, non sono esposti a Internet. Quello che esce da questo circuito è la navigazione internet dei dipendenti, protetta dal Firewall Fortinet. Per questo scopo si poteva scegliere un software Open Source (che sarebbe stato comunque conforme alla normativa) ma si è preferito un firewall hardware. Una soluzione che Selda, società consortile per la realizzazione dei sistemi informatici gestita pariteticamente da Confindustria e Federmanager, ha reso proprietaria: molto costosa, ma allo stesso tempo robusta, visto che riesce a verificare ogni singola navigazione garantendo un’elevata protezione dovuta al fatto che la maggior parte delle categorie di siti considerati “dannosi” vengono filtrati e bloccati. Il Fondo ha deciso anche di installare uno dei migliori Certificati SSL, come risposta alla crescita delle frodi via Internet e, più in generale, per creare relazioni più forti con il mercato.

Oltre a ciò è stato messo a punto un antivirus centralizzato, McAfee, che monitora il traffico, riesce a intercettare ogni singola minaccia in tempo reale e, una volta messa in quarantena, invia un report all’Amministratore di Sistema.

Gestione della privacy degli assistiti

L’altro tema cruciale è quello della protezione della privacy, su cui Assidai è pienamente conforme ai requisiti normativi richiesti dal Codice della Privacy, anche se a breve inizierà il percorso di adeguamento alle nuove normative europee, che entreranno in vigore a fine maggio del prossimo anno.

Chiaramente i dati degli iscritti rappresentato un tema particolarmente delicato e sensibile perché riguardano la loro salute. Per questo il Codice richiede cautele in più: non basta, infatti, il backup di tutti i dati, ma serve anche una procedura d’emergenza – sulla quale va effettuato un test almeno una volta l’anno – che garantisca, in caso di eventi di gravità rilevante, il ripristino dei dati stessi entro sette giorni. Assidai ha adottato una soluzione che consente di ripristinare i dati, in condizioni standard, in soli due o tre giorni.

Inoltre, il Fondo ottempera alle regole richieste per la cifratura dei dati, sulla quale avviene una volta l’anno una verifica generale sulla corretta adozione di queste misure di sicurezza. Infine c’è il tema della profilazione degli amministratori di sistema, che accedono ai dati sensibili per mere finalità di carattere tecnico. Per questo, ogni anno, vengono estratti tutti gli accessi effettuati dagli amministratori stessi nei sei mesi precedenti per verificare eventuali attività anomale.

Questi sono gli importanti tasselli di protezione che caratterizzano il mosaico della cyber security di Assidai, un fronte sul quale il Fondo si è sempre impegnato – anche attraverso investimenti importanti – e continuerà a farlo per stare al passo con l’evoluzione dei tempi e della tecnologia.

Combattere la pigrizia per vincere la salute

La pigrizia, di per sé, è un concetto al quale guardiamo spesso con una certa indulgenza: chi non ha mai spento la sveglia al mattino o non ha mai preso l’auto per andare al bar vicino casa? Tuttavia, quando la pigrizia stessa si trasforma in inattività fisica “cronica” il discorso cambia completamente e diventa molto serio. A dirlo sono alcuni dati choc, relativi a tutto il mondo e all’Europa, diffusi recentemente dalla World Health Organization, l’agenzia dell’Onu specializzata sulla salute (anche detta Organizzazione Mondiale della Sanità), che ha stimato in circa 1,9 milioni i decessi avvenuti ogni anno a livello globale attribuibili alla inattività fisica. Inoltre sarebbero 2,6 milioni i morti legati al sovrappeso o all’obesità e in cui si sono spesso riscontrati danni anche al tessuto osseo. L’inattività fisica è il quarto più importante fattore di rischio di mortalità a livello mondiale e causa il 6% di tutti i decessi. È superato soltanto dall’ipertensione sanguigna (13%) e dal consumo di tabacco (9%) e si attesta allo stesso livello di rischio dell’iperglicemia (6%). C’è un altro aspetto, evidenziato dalla World Health Organization, da non sottovalutare e cioè quanto la mancanza di attività fisica incide sull’insorgere di malattie croniche: per il 10-16% nel cancro del seno, del colon e del retto e nel diabete di tipo 2 (la forma più diffusa che si manifesta in età adulta per un difetto nella produzione di insulina), e per il 22% nelle patologie cardiovascolari. Nella sola Europa la musica non cambia: ogni anno si verificano un milione di decessi (il 10% circa del totale) causati dalla mancanza di attività fisica e per stare in salute, puntualizza l’Organizzazione Mondiale della Sanità, basterebbero 20 minuti di attività fisica al giorno.

Allarme sedentarietà per gli adolescenti europei

C’è un ulteriore allarme, da non sottovalutare, legato all’aumento della sedentarietà di bambini e adolescenti. Sempre secondo l’Oms, solo il 34% degli adolescenti europei di età compresa tra 13 e 15 anni è fisicamente attivo ai livelli sufficienti e ciò determina ovviamente un aumento dei bambini sovrappeso ed obesi in Europa, soprattutto tra le fasce socio-economiche più deboli. Tra le persone di età superiore a 15 anni, invece, il 60% non fa mai esercizio fisico o sport.

E gli italiani? Sono tra i più sedentari, con il 60% che dichiara di non fare mai sport o attività fisica, contro una media europea del 42% e un primato, quello della Svezia, che si ferma al 9%. Ovviamente tutto questo ha un costo sia per il sistema sanitario nazionale sia per l’attività economica dell’intero Paese se si pensa ai congedi per malattia e alle morti precoci: a tal proposito l’Oms ha calcolato che per una popolazione di 10 milioni di persone per metà insufficientemente attive, il costo sia di 910 milioni di euro l’anno. Altri studi vanno oltre: per esempio un paper realizzato dall’Università di Sidney, e pubblicato l’anno scorso da “The Lancet”, stima un costo annuo globale di 67,5 miliardi di dollari.

Come battere la pigrizia: i consigli dell’Oms

Ora passiamo dalla teoria alla pratica. Ecco qualche consiglio dell’Oms per svolgere attività fisica e soprattutto per evitare di farsi vincere dalla pigrizia.

  • Per bambini e ragazzi (5–17 anni) servono almeno 60 minuti al giorno di attività moderata–vigorosa, includendo almeno 3 volte alla settimana esercizi per la forza, che possono consistere in giochi di movimento o attività sportive.
  • Per gli adulti (18-64 anni) ci vogliono almeno 150 minuti alla settimana di attività moderata o 75 di attività vigorosa (o combinazioni equivalenti delle due) in sessioni di almeno 10 minuti per volta, con rafforzamento dei maggiori gruppi muscolari da svolgere almeno due volte alla settimana.
  • Per gli anziani (dai 65 anni in poi): le indicazioni sono le stesse degli adulti, con l’avvertenza di svolgere anche attività orientate all’equilibrio per prevenire le cadute. Chi fosse impossibilitato a seguire a pieno le raccomandazioni deve fare attività fisica almeno 3 volte alla settimana e adottare uno stile di vita attivo adeguato alle proprie condizioni.

Infine, come evitare di trovare con sé stessi i classici pretesti per restare sul divano? Ecco un piccolo vademecum anti-pigrizia dell’Oms:

  • pianificare la settimana e identificare tre intervalli di tempo di 30 minuti che possono essere usati per fare attività fisica.
  • Aggiungere esercizi fisici alle attività quotidiane (andare in bicicletta, fare la spesa, portare fuori il cane, fare esercizi mentre si guarda la TV, parcheggiare lontano dalla propria destinazione).
  • Programmare le attività fisiche in modo che cadano nelle ore del giorno in cui ci si sente più in forma.
  • Pianificare e fare in modo che l’attività fisica rientri nelle attività o nei piaceri giornalieri.
  • Scegliere attività che richiedono il minimo equipaggiamento possibile (correre, camminare, salire le scale, esercitarsi in casa) e che costano poco a livello di attrezzature.

Fondi sanitari contrattuali: definizioni e caratteristiche

Nel sistema sanitario italiano coesistono diversi modelli di finanziamento. Oltre a quello pubblico, cioè il Servizio Sanitario Nazionale supportato dal gettito fiscale, esiste la possibilità che i cittadini paghino di tasca propria per le prestazioni extra (è la cosiddetta spesa out of pocket). In alternativa c’è il ricorso sempre più diffuso a un intermediario, che può essere un’assicurazione, nel caso delle polizze sanitarie, o un fondo sanitario integrativo, che a sua volta può assumere diverse forme.

Tipologie di fondi sanitari integrativi

Nel dettaglio, un fondo sanitario integrativo viene definito negoziale o contrattuale quando nasce appunto dalla contrattazione collettiva (nazionale o territoriale) o aziendale. Cerchiamo di capire meglio questo concetto partendo da una premessa che riguarda Assidai e Fasi. Il primo è un Fondo di assistenza sanitaria integrativa di natura non contrattuale che nasce molti anni fa (1990) per integrare principalmente le prestazioni sanitarie del Fasi, uno dei fondi negoziali più grandi d’Europa. Successivamente, Assidai ha esteso la propria operatività integrando anche altri fondi contrattuali, oltre al Fasi, e si è posizionato sul mercato per offrire anche Piani Sanitari Sostitutivi per coloro che non hanno l’assistenza sanitaria con un fondo primario.

Il Fasi, invece, è un fondo dedicato ai dirigenti di aziende produttrici di beni e servizi: un’associazione di secondo grado, senza scopo di lucro, che opera in base agli accordi contrattuali fra Confindustria e Federmanager. Oggi è l’ente di riferimento nell’ambito dell’assistenza sanitaria integrativa, per tutti i dirigenti fin dalla loro nomina in ambito aziendale. Il Fasi, così come altri fondi sanitari negoziali (più avanti vedremo un elenco più dettagliato) appartiene alla categoria dei fondi contrattuali che di regola sono fiscalmente agevolati e vengono finanziati sia dai datori di lavoro sia, in alcuni casi, dai dipendenti stessi. Il loro obiettivo è integrare quanto già offerto, in termini di prestazioni sanitarie, dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Come detto, i fondi contrattuali – come indica la natura stessa del nome – derivano dalla contrattazione collettiva nazionale o aziendale. La chiave è il famoso CCNL, cioè il contratto collettivo nazionale di lavoro che nasce appunto da un confronto tra i sindacati (che rappresentano i lavoratori) e le associazioni datoriali di categoria (che rappresentano i datori di lavoro). Il CCNL regola, a livello nazionale, i rapporti di lavoro di un determinato settore, ne definisce i principali aspetti economici, organizzativi e normativi. Tra questi viene indicato, per esempio, il Fondo pensione complementare a cui i lavoratori di quella categoria possono iscriversi. Lo stesso CCNL – questo è l’aspetto che più ci interessa in questo caso – fornisce anche precise indicazioni sulle forme di sanità integrativa previste per i lavoratori.

Fondi sanitari integrativi nei CCNL

I fondi sanitari integrativi, del resto, sono sempre più diffusi e presenti nei principali contratti di categoria. Qualche esempio? Il Faschim, fondo di assistenza sanitaria integrativa del CCNL dell’industria chimica e similari; il Fasdac “Mario Besusso” che riguarda invece i dirigenti  delle aziende commerciali, di trasporto e spedizione, dei magazzini generali, degli alberghi e delle agenzie marittime; il San.Arti, fondo per i lavoratori dell’artigianato;  il Fondo Est, attinente ai dipendenti a cui vengono applicati i contratti nazionali di lavoro del terziario; per chiudere con il Quas, Cassa Assistenza Sanitaria Quadri per i dipendenti con qualifica di “Quadro” e con contratti nazionali del Terziario e del Turismo e Casagit (giornalisti). Ci sono poi diversi fondi legati a singole aziende come il Fisde, il fondo integrativo sanitario per i dipendenti del gruppo Enel, che tuttavia è aperto anche alle società il cui personale sia regolato in prevalenza dal CCNL per i lavoratori del settore elettrico.

Ciascun fondo contrattuale si distingue puoi per le proprie caratteristiche. C’è da valutare, per esempio, quanto e se viene richiesto un contributo per portare “sotto l’ombrello” del fondo anche i familiari fiscalmente a carico o conviventi. Oppure va specificato il trattamento per determinate categorie di lavoratori, per esempio per quelli part time o a tempo determinato. E poi c’è un nodo fondamentale: il perimetro delle prestazioni non coperte dal SSN che vengono invece pagate dal fondo. Per esempio visite extra-ospedaliere di alta specializzazione, il rimborso dei ticket sanitari per accertamenti diagnostici, piuttosto che le spese per le cure fisioterapiche riabilitative, per visite odontoiatriche, per i trattamenti di igiene orale, per le cure conservative e per le protesi dentarie.

Certificazione ISO 9001 anche per i fondi sanitari

Sistemi di certificazione

ISO 9001, ISO 14001, ISO 22000. Sono soltanto alcuni esempi delle sigle, a volte di difficile comprensione, in cui ci imbattiamo quando si parla di sistemi di gestione delle aziende. Proviamo a “decriptarle” partendo dal termine ISO che sta per International Organization for Standardization, ovvero un’organizzazione fondata nel 1947 e che ha sede a Ginevra, in Svizzera. I suoi membri sono gli organismi nazionali di standardizzazione di 162 Paesi del mondo e il suo principale obiettivo è quello di armonizzare le norme emanate dagli Enti dei diversi Paesi del mondo. Tra queste ci sono quelle relative ai sistemi di gestione delle aziende che, se certificati, assicurano che un’organizzazione, pubblica o privata, di qualsiasi settore, svolga la propria attività in modo conforme agli standard vigenti.

C’è poi un possibile passaggio ulteriore, quello dell’accreditamento, che verifica la conformità di un organismo di certificazione a precisi requisiti. Il valore aggiunto fornito dalla certificazione accreditata è infatti la garanzia, offerta da un ente terzo, che il giudizio espresso dall’organismo stesso derivi da una profonda analisi delle attività aziendali.

Tante sigle per tante certificazioni

Nello specifico, le certificazioni di gestione possono essere relative a diversi settori e, in base a questo, hanno diverse sigle. Qualche esempio? Gli standard internazionali ISO 9001 sono inerenti alla qualità, gli ISO 14001 all’ambiente, gli ISO 22000 alla sicurezza alimentare, gli ISO 27001 alla sicurezza delle informazioni. Insomma, gli ambiti di gestione in cui si può ottenere una certificazione sono i più svariati: vanno dalle questioni ambientali e della sostenibilità all’energia, dalla salute sui luoghi di lavoro alla sicurezza delle informazioni e dei servizi informatici, per arrivare – come detto – all’alimentare e alla qualità di gestione.

Al tempo stesso che cosa significa, per un’impresa, ottenere una certificazione di questo tipo? Innanzitutto così facendo migliora il proprio sistema di gestione, rendendolo più efficace ed efficiente e azionando un volano per l’innovazione nell’ambito dei processi e dell’organizzazione aziendale. Senza dimenticare l’effetto che tutto ciò può avere sull’immagine percepita all’esterno: l’azienda acquisisce infatti autorevolezza, credibilità e affidabilità agli occhi dei propri interlocutori, dotandosi di uno strumento per distinguersi dai competitor e per accedere in via privilegiata alle opportunità di sviluppo sul mercato.

Certificazione di qualità ISO 9001:2015 per Assidai

Vediamo adesso nello specifico l’ISO 9001, adottato da Assidai nella sua versione più aggiornata, cioè la ISO 9001:2015. La nostra organizzazione, nel 2011, si era dotata della certificazione UNI ISO 9001:2008. Col tempo, tuttavia, la ISO 9001 è molto cambiata e l’edizione 2015 dello standard, che in sostanza rappresenta la “versione” più recente di questa certificazione, è nata proprio dall’esigenza di riflettere i cambiamenti avvenuti nelle pratiche e tecnologie per il Quality Management negli ultimi anni: si adatta completamente a qualsiasi organizzazione per requisiti, bilancio e struttura. Così anche il Fondo ha tenuto il passo con l’evoluzione delle certificazioni e ha conformato la propria attività non soltanto alle normative cogenti di riferimento ma anche all’aggiornamento richiesto della UNI EN ISO 9001:2015.

La ISO 9001 si rivolge a qualsiasi tipologia di organizzazione pubblica o privata, di qualsiasi settore e dimensione, manifatturiera o di servizi e ormai rappresenta lo standard di riferimento internazionalmente riconosciuto per la gestione della qualità di qualsiasi organizzazione che intenda rispondere a esigenze ormai imprescindibili:  aumentare l’efficienza dei processi interni per raggiungere i propri target e tenere il passo della crescente competitività nei mercati attraverso il miglioramento della soddisfazione e della fidelizzazione dei clienti. In questo senso, l’obiettivo principale dell’ISO 9001 è proprio il perseguimento della soddisfazione del proprio cliente, oltre al miglioramento continuo delle prestazioni aziendali, permettendo all’azienda certificata di assicurare il mantenimento e il miglioramento nel tempo della qualità dei propri beni e servizi.

La certificazione ISO 9001 viene spesso richiesta per la partecipazione ai bandi pubblici e fornisce infine un modello organizzativo di base che può essere completato con requisiti specifici peculiari di alcuni ambiti, descritti in norme di settore, ed è facilmente integrabile con altri sistemi di gestione.

C’è un ultimo elemento da non dimenticare e da non sottovalutare. Nel suo percorso di certificazione con la ISO 9001:2015, Assidai è stata seguita e ha ricevuto il “bollino” degli esperti di DNV-GL. Quest’ultimo, a sua volta, è un ente ufficialmente accreditato (da parte di Accredia) per la certificazione in oggetto.

Sistemi sanitari europei ed extra-europei a confronto

Domanda apparentemente banale, ma alla quale in pochi saprebbero rispondere: che cosa succede se vi rompete un braccio in Germania, negli Stati Uniti o a Singapore? Quanto vi costa essere curati in ospedale? Al di là dei luoghi comuni più diffusi – per esempio che negli USA, al pronto soccorso, viene chiesta prima di ogni altra cosa la carta di credito – ogni Paese ha le sue specificità con un elemento, comunque, ricorrente: in molti Stati l’assicurazione sanitaria (pubblica o privata che sia) è ormai obbligatoria, in Giappone addirittura anche per i disoccupati.

A questo proposito, Business Insider International ha realizzato un’interessante inchiesta internazionale in cui, per nove Paesi “rappresentativi” di tutto il mondo, cioè Italia, Germania, Francia, Stati Uniti, Nigeria, Singapore, Svezia, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Giappone, ha risposto al quesito che ci siamo posti all’inizio, ovviamente mettendosi nei panni di un cittadino autoctono. Va anche precisato che, nell’inchiesta stessa, si parla soltanto di assicurazioni sanitarie senza citare i fondi sanitari integrativi come Assidai, che sono una peculiarità del nostro Paese e, in talune fattispecie, offrono una copertura simile.

Svezia, Gran Bretagna e Italia: vince il welfare di Stato

Partiamo dalla Svezia, dove trionfa il welfare di Stato: l’assistenza sanitaria di emergenza è finanziata dal Governo e il paziente deve pagare tra i 35 e 45 dollari per la visita all’ospedale, se è assicurato gli verrà rimborsata anche questa somma. Circa 650mila svedesi su 10 milioni hanno un’assicurazione sanitaria privata, ma si tratta di un numero, secondo gli esperti, destinato a salire. La Svezia è un caso ormai molto raro, assieme alla Gran Bretagna e all’Italia.  Anche a Londra le cure mediche per un braccio rotto non avrebbero nessun costo, perché la sanità è finanziata dai contribuenti attraverso un’apposita tassa, anche se le aziende possono ovviamente offrire un’assicurazione privata. Nel nostro Paese, come noto, non serve una polizza per essere curati in un ospedale pubblico, a seconda del problema e delle necessità c’è il pagamento di un eventuale ticket, anche se a volte si propende per il privato, perché garantisce tempi di cura e costi, per alcune prestazioni specifiche, addirittura inferiori del ticket pubblico.

Dove l’assicurazione sanitaria è obbligatoria

Passiamo ora invece a quegli Stati, che rappresentano la maggioranza, in cui l’assicurazione è obbligatoria. In Germania, per esempio, dove la polizza (di importo proporzionale al reddito) viene pagata metà dal datore di lavoro e metà dal dipendente (gli viene sottratta dal salario): con essa un braccio rotto non “costa” nulla. Stessa musica nei Paesi Bassi, dove la polizza assicurativa di base è obbligatoria (con una franchigia annua complessiva di 350 euro) e costa in media 109 euro al mese. Si tratta di un’assicurazione privata, ma è lo Stato a decidere cosa copre e, nel caso, a compensare alcune compagnie, che hanno in portafoglio molti clienti ad alto rischio. In buona sostanza, i Paesi Bassi rappresentano uno Stato in cui il tandem pubblico-privato sembra lavorare con efficacia per garantire una copertura sanitaria all’altezza a tutti i cittadini.

Spostiamoci ora nel Sud-Est Asiatico. A Singapore c’è un’assicurazione gestita dallo Stato che provvede alla copertura delle cure ricevute negli ospedali pubblici e che può essere integrata con polizze private. Senza di essa, la sola visita di pronto soccorso per un braccio rotto (inclusi test e radiografie) costerebbe 85 euro circa. In Giappone, invece l’assicurazione pubblica è obbligatoria, anche per i disoccupati (per chi lavora molto spesso è un benefit erogato dai datori di lavoro, compreso nel più ampio universo del welfare aziendale).  Per quanto riguarda invece l’intervento in pronto soccorso per un braccio rotto, i pazienti di solito pagano tra il 10% e il 30% del costo mentre il resto (su un totale di circa 600 euro) è coperto appunto dallo Stato. In Africa, in particolare in Nigeria, l’assicurazione privata (spesso stipulata dal datore di lavoro) è praticamente obbligatoria, se si pensa che un braccio fratturato, negli ospedali pubblici, può costare oltre 650 dollari esclusi i costi aggiuntivi.

Infine gli Stati Uniti, dove l’assicurazione è imprescindibile visti i costi altissimi della sanità. Nella zona di San Francisco rompersi un braccio e avere un’assicurazione con una franchigia elevata può costare anche 1200 dollari; in assenza di polizza il costo stesso sale alle stelle. La maggioranza degli americani ha un’assicurazione pubblica (i famosi piani Medicare e Medicaid finanziati dal Governo) o privata, che invece per molti cittadini è fornita dal datore di lavoro. Secondo le ultime ricerche, in particolare una realizzata dal centro di sondaggi Gallup, oltre l’11% degli americani non ha nessuna assicurazione sanitaria e per questo devono affrontare costi devastanti per affrontare un’emergenza medica.

Assistenza sanitaria per i conviventi more uxorio

La tutela dei conviventi, in Italia, è sempre stato un tema piuttosto dibattuto. Non soltanto a livello sanitario, ma per quanto riguarda principalmente tutti gli aspetti, economici e non, riguardanti due persone che hanno deciso di condividere un’avventura di vita senza sposarsi.

La famiglia non è infatti fondata solo sul matrimonio, ma su una comunione di vita a 360 gradi: per questo anche i conviventi (le cosiddette “coppie di fatto”) godono di gran parte dei diritti riconosciuti alle coppie sposate. Questo allargamento di tutela è il risultato di una interpretazione dei giudici che ha portato a un progressivo avvicinamento delle due figure: quelle delle coppie unite da matrimonio e quelle, invece, senza tale vincolo, cioè i cosiddetti conviventi more uxorio. Insomma, oggi i conviventi possono dire di aver raggiunto dei notevoli traguardi rispetto al passato. Questo percorso è culminato nella legge numero 76/2016, più nota come Legge Cirinnà, che oltre a creare l’istituto delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, ha disciplinato le convivenze di fatto e introdotto il contratto di convivenza.

La tutela dell’intero nucleo familiare

Dopo questo breve excursus storico, va ricordato che Assidai, sulla tutela dei conviventi, ha sempre avuto – ben prima di molti altri fondi o assicurazioni – una posizione ben precisa: la tutela dell’intero nucleo familiare. Che cosa significa? Semplice: i manager, i quadri e i professionisti che scelgono di aderire ad Assidai automaticamente scelgono di tutelare non solo se stessi ma l’intero nucleo familiare e, non solo il coniuge, ma anche il convivente more uxorio, qualora non siano sposati, e i figli fino a 26 anni. Il Fasi, per esempio, ha introdotto l’assistenza sanitaria a copertura del convivente more uxorio dell’iscritto nel giugno 2016, sottolineando come il raggiungimento di questo obiettivo fosse previsto dalle Parti Sociali in occasione del rinnovo del CCNL per i dirigenti industriali del 30 dicembre 2014.

Tutela sanitaria della famiglia senza contribuzione aggiuntiva

Ma c’è un altro elemento che differenzia Assidai da altri fondi sanitari integrativi o da alcune assicurazioni: è richiesto un contributo unico per l’intero nucleo familiare. Un elemento di fondamentale rilevanza, che si aggiunge al vantaggio di poter iscrivere ad Assidai tutta la propria famiglia. In altri fondi (o assicurazioni) è diverso: ove previsto dal piano scelto, è infatti possibile iscrivere al fondo stesso, su richiesta e con una contribuzione aggiuntiva, anche i componenti del nucleo familiare di ciascun aderente, ovvero sia coniuge, convivente more uxorio (coppie di fatto) e i figli fiscalmente a carico, secondo le vigenti disposizioni di legge, di uno dei due coniugi/conviventi.

La copertura sanitaria per i figli

In altri casi, ma con spese più elevate, i sottoscrittori di una polizza sanitaria in un’assicurazione possono optare per un contratto familiare che offre una protezione idonea al coniuge e ai figli. Purtroppo le spese medico-sanitarie per i bambini possono essere molto costose (per esempio con gli apparecchi dentali): la polizza sanitaria famiglia si pone l’obiettivo di coprire queste spese e, nel contempo, di beneficiare di un risparmio sui premi di polizza che, nel pacchetto famiglia, sono inferiori rispetto ai premi stipulati individualmente per ogni soggetto.

Anche Assidai sul tema della copertura dei figli è in prima linea.  Qualora i manager, i quadri e i professionisti che si iscrivono abbiano figli con età superiore ai 26 anni possono comunque garantire loro l’assistenza sanitaria integrativa attraverso il Piano Sanitario Familiari. Un aspetto da sottolineare ulteriormente in un contesto di welfare sociale dove le giovani generazioni si inseriscono più tardi rispetto al passato nel mondo lavorativo e, quindi, possono beneficiare di benefit, quali l’assistenza sanitaria integrativa, con ritardo rispetto ai loro genitori.

Grazie all’adesione al Piano Sanitario Familiari è possibile estendere l’assistenza sanitaria ai figli over 26 anni e fino a 55 anni e addirittura garantire l’assistenza sanitaria integrativa a tutto il loro nucleo familiare, sempre con lo stesso Piano Sanitario.

 

Welfare aziendale al centro di due eventi a Biella e a Novara

Biella – Assemblea annuale 2017 dell’Associazione Biellese Dirigenti Aziende Industriali

Domani 23 settembre 2017, il Presidente Assidai parteciperà all’Assemblea  Annuale 2017 e alla celebrazione  del 70° anniversario della fondazione dell’Associazione Biellese Dirigenti Aziende Industriali, al Relais Santo Stefano – Via Garibaldi, 5 Sandigliano (BI).

L’evento prevede il seguente programma aperto al pubblico:

  • Ore 10,40 – Relazione del Presidente di Federmanager Biella Renzo Penna
  • Ore 11,00 – Interventi di Assidai a cura del Presidente Tiziano Neviani
  • Ore 12,00 – Approfondimento sul tema : “The next big thing“ , ovvero il prossimo megatrend in arrivo: Industry 4.0 e altri macrofenomeni su impresa e società. A cura di Federico Mioni Direttore di Federmanager Academy.
  • Ore 12,45 – Conclude il vice Presidente Nazionale Federmanager Eros Andronaco.

Novara – Welfare globale: Aziendale e per il Pensionato Assistenza Sanitaria Integrativa, Previdenziale, Assicurativa e Professionale

A Novara il 5 Ottobre 2017 alle ore 17.30 presso il Centro Congressi dell’Albergo Italia – Via P. Solaroli, 8 – si terrà l’evento “Welfare globale: Aziendale e per il Pensionato Assistenza Sanitaria Integrativa, Previdenziale, Assicurativa e Professionale” organizzato da Federmanager Novara  Vercelli.

Ultimamente si parla sempre più di Welfare, ma sappiamo realmente qual è il suo significato più ampio? Si definisce Welfare Aziendale l’insieme delle iniziative volte ad incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia. Questo nuovo sistema di retribuzione sta diventando sempre più punto fondamentale di ogni realtà lavorativa, indipendentemente dal settore di riferimento. Il bisogno di Welfare si può, dunque, definire universale. Sapere cos’è il Welfare è solo il primo passo per comprendere pienamente i vantaggi che derivano dall’attivazione di un piano, i cui benefici sono molteplici e bilaterali.

Federmanager è attiva da anni con le sue aziende per fornire servizi, non solo nell’area assistenza sanitaria, previdenziale e assicurativa, ma anche in quella delle politiche attive. Per tale ragione Federmanager Novara  Vercelli ha pensato di organizzare un evento in cui illustrare compiutamente quanto è possibile fornire ai soci, sia occupati che in pensione.

Per introdurre l’argomento è stato invitato Alberto Perfumo, AD di Eudaimon, azienda attiva nel campo Welfare da più di 15 anni.

Di seguito l’agenda della serata.

  • 17:30 Registrazione all’evento
  • 17:45 Inizio lavori col saluto di benvenuto dei Presidenti Federmanager di Novara-VCO e Vercelli Ubaldo Uberti
  • Eros Andronaco – Vice Presidente Federmanager –  introduzione al tema del Welfare come proposta di Federmanager Nazionale

A seguire:

  • Alberto Perfumo – Eudaimon “Che cos’è il Welfare?”
  • La Proposta FASI in ambito assistenza sanitaria integrativa
  • Tiziano Neviani – Presidente Assidai – “La Proposta ASSIDAI nell’ambito dell’assistenza sanitaria integrativa”
  • L’offerta di Previdenza integrativa di PREVINDAI
  • L’offerta assicurativa di PRAESIDIUM
  • Armando Occhipinti – PREVINDAPI e FASDAPI
  • Ettore Cambise –  CDi Manager “Politiche attive per i manager”
  • Carla Vernetti – I servizi offerti da CDC

Modalità di rimborso delle spese mediche

Invio cartaceo tramite posta, oppure online accedendo alla nuova area riservata Assidai. Sono queste, in estrema sintesi, le modalità con cui si possono chiedere al nostro Fondo i rimborsi per le prestazioni effettuate in convenzione indiretta, ovverosia quelle prestazioni non effettuate presso strutture o professionisti facenti parte delle strutture appartenenti al network convenzionato. Ciascun iscritto, ovviamente, in base alle proprie abitudini e alle “attitudini” verso la tecnologia, avrà la sua procedura preferita, anche se va sottolineato che il Fondo, negli ultimi anni ha sempre cercato di migliorare il servizio offerto, puntando su trasparenza, efficienza e risparmio di costi e tempi.

Con questi obiettivi, ormai quattro anni fa, Assidai ha lanciato la nuova procedura relativa alla presentazione della richiesta di rimborso online: un servizio innovativo messo a disposizione degli iscritti e rafforzato nel 2018 attraverso il lancio della nuova area riservata, che consente l’accesso sia da PC che da smartphone o tablet. La filosofia è chiara: semplificare il più possibile le procedure ed eliminare gli intralci burocratici per rubare sempre meno tempo agli iscritti, alzando al tempo stesso il livello della qualità del servizio. La filosofia è chiara: semplificare il più possibile le procedure ed eliminare gli intralci burocratici per rubare sempre meno tempo agli iscritti, alzando al tempo stesso il livello della qualità del servizio. 

Rimborsi online spese sanitarie: la novità piace agli iscritti

Proprio gli iscritti al Fondo, dal canto loro, hanno risposto con entusiasmo a queste novità. Per quanto riguarda la procedura di rimborso online, che riguarda ovviamente le prestazioni in convenzione indiretta, nel 2014 – anno di introduzione della novità – le richieste implementate online erano soltanto pari al 14,04% a fronte del 44,81% riconducibile al cartaceo (un altro 39,62% delle fatture è legato invece alle convenzioni dirette, ma come detto questo numero non è da prendere in considerazione). Soltanto un anno dopo, cioè nel 2015, le richieste di rimborso online sono balzate al 24,43% con un incremento di quasi il 75% mentre quelle sul cartaceo si sono praticamente dimezzate, crollando al 26,51% del totale. Ulteriore progresso nel 2016, quando i rimborsi sul web hanno toccato quota 32,45% contro il 17,56% del cartaceo. Il dato cumulato è eloquente: in meno di tre anni il ricorso all’online è più che raddoppiato, passando dal 14,04% al 32,45% mentre il cartaceo è passato dal 44,81% al 17,56%, con un calo del 61%.

Che vantaggi presenta, in definitiva, la procedura di rimborso online? Innanzitutto elimina i costi per l’invio della documentazione cartacea. Inoltre, la visualizzazione in tempo reale della richiesta inserita tra le pratiche di lavorazione consente una verifica immediata da parte degli assistiti, che così facendo hanno una perfetta visibilità e trasparenza su tempi e modalità di rimborso. Allo stesso tempo, la scelta di puntare sui rimborsi online ha avuto un impatto sulla vita strategica e operativa del Fondo e ha portato a ridisegnare la sua struttura organizzativa con rendicontazioni e assistenza nelle pratiche sempre più efficienti. 

La procedura di rimborso cartaceo: istruzioni per l’uso

Non va trascurato, tuttavia, che il rimborso cartaceo continua comunque ad avere un peso rilevante: evidentemente ci sono ancora alcuni iscritti che si sentono più a proprio agio con questa procedura e dunque è utile riassumerne i passaggi fondamentali. Da ciò sono escluse le prestazioni per la non autosufficienza le cui istruzioni sono riportate nell’apposito documento.

Innanzitutto, per richiedere il rimborso delle spese mediche sostenute è sempre necessario compilare e sottoscrivere l’apposito modulo di richiesta prestazioni: qualora la domanda di liquidazione non fosse redatta in modo corretto, non sarà possibile procedere con l’istruttoria della stessa. C’è poi il tema della documentazione necessaria ai fini della corretta evasione delle prestazioni. Per tutte i Piani Sanitari (ricovero, day hospital, intervento ambulatoriale, etc) andrà fornita la fotocopia delle fatture o ricevute di spesa; per gli iscritti ai Piani Sanitari integrativi il dettaglio di liquidazione del Fasi o altro Fondo primario. Al proposito è importante, per l’iscritto, conservare sempre copia della documentazione trasmessa ad Assidai, per eventuali utilizzi, con particolare riferimento a quelli fiscali; non potranno, infatti, essere soddisfatte eventuali richieste di fotocopiatura dei documenti di spesa inoltrati. Qualora l’iscritto, per errore, invii al Fondo la documentazione in originale, Assidai provvederà a trasmettere alle Compagnie di Assicurazione gli originali di spesa ricevuti che verranno dalle stesse conservati agli atti.

Inoltre, per il corretto espletamento delle domande di liquidazione è necessario, in caso di variazioni, procedere con l’aggiornamento delle informazioni anagrafiche. È sempre obbligatoria la comunicazione delle seguenti informazioni afferenti il capo nucleo e i componenti del nucleo familiare rientranti in copertura: nome e cognome, codice fiscale, data e luogo di nascita. Per il capo nucleo sono, inoltre, necessari i dati di seguito riportati: telefono e indirizzo e‐mail (ove disponibile). Infine, è obbligatoria la comunicazione del codice Iban del capo nucleo, che sarà utilizzato anche nel caso di prestazioni riguardanti i familiari ancora inseriti nel nucleo dell’iscritto principale (ovvero, coniuge, convivente more uxorio, figli di età inferiore ai 26 anni o invalidi).

 

Novità 2017 nelle prestazioni per la non autosufficienza

Assidai è da sempre in prima linea sulla copertura Long Term Care, ovvero l’insieme dei servizi sociosanitari forniti con continuità a persone che necessitano di assistenza permanente a causa di disabilità fisica o psichica. Se due anni fa la copertura era stata estesa anche al coniuge o al convivente more uxorio dell’iscritto, nel 2017 sono state introdotte ulteriori novità molto positive e rilevanti, che evidenziano una sempre maggiore attenzione da parte del Fondo nei confronti degli iscritti e su un tema certamente delicato.

Copertura LTC e non autosufficienza: ecco di cosa stiamo parlando

Prima di vedere tutte le novità è necessario tuttavia fare un passo indietro per fornire una definizione precisa sulla “non autosufficienza”. Essa varia in base all’età dell’assistito:

  • fino a 65 anni la perdita di autosufficienza avviene quando l’assistito a causa di una malattia, di una lesione o la perdita delle forze si trovi in uno stato tale da aver bisogno, prevedibilmente per sempre, quotidianamente e in misura notevole, dell’assistenza di un’altra persona nel compiere almeno quattro delle seguenti sei attività elementari della vita quotidiana: lavarsi, vestirsi e/o svestirsi, mobilità, spostarsi, andare in bagno, bere e/o mangiare.
  • Dal 66esimo anno di età, la perdita di autosufficienza avviene quando l’assistito è incapace di compiere in modo totale, e presumibilmente permanente, almeno tre delle attività elementari della vita quotidiana (sopra citate) e necessita di assistenza continuativa da parte di una terza persona per lo svolgimento delle stesse.

Le novità del Fondo sulle prestazioni per la non autosufficienza

Passiamo ora alle novità recentemente introdotte dal Fondo. La tutela Long Term Care per coloro che sono nella fascia di età sotto 65 anni è stata allargata a tutto il nucleo familiare dell’iscritto con aumento del 30% della rendita in caso di presenza di un figlio minore e fino alla sua maggiore età, e raddoppio della rendita in presenza di un figlio già non autosufficiente. Dunque, la tutela è estesa, quindi, anche ai figli fino al ventiseiesimo anno e, qualora l’assistito non risulti autosufficiente, è garantito il pagamento di una rendita annua vitalizia immediata, erogata in rate mensili di 1.100 euro fintanto che il percipiente è in vita. Detto in altri termini, in caso di riconoscimento dello “stato di non autosufficienza” dell’assicurato che ha un figlio minorenne, l’ammontare della rendita annua è pari a 17.160 euro (in precedenza era di 13.200 euro) fino al raggiungimento della maggiore età del figlio minore. Se invece si tratta di un figlio disabile l’ammontare stesso passa da 13.200 a 26.400 euro.

Il pacchetto garantito agli over 66 anni, invece, è stato arricchito con ulteriori importanti prestazioni, anche se gli iscritti sono autosufficienti: assistenza fisioterapica a domicilio (nel caso di fratture del femore, delle vertebre o del bacino), assistenza a domicilio tramite operatore socio-sanitario, spesa a domicilio, consegna farmaci presso l’abitazione e custodia animali (queste ultime tre fattispecie previste in caso di fratture del femore, delle vertebre, del bacino o del cranio).

Long Term Care, un’emergenza che chiama in causa i fondi sanitari integrativi

Il nodo dell’LTC, in Italia come nei principali Paesi industrializzati, è destinato a essere sempre più di attualità. Secondo l’ultimo rapporto del Censis sul tema, nel nostro Paese il 5,5% della popolazione, ovvero 3.167.000, non è autosufficiente. Tra questi, le persone con non autosufficienza grave, in stato di confinamento, ossia costretti in via permanente a letto, su una sedia o nella propria abitazione per impedimenti fisici o psichici, sono quasi la metà, per l’esattezza 1.436.000. Inoltre, il modello tipicamente italiano – fatto secondo il Censis di una “centralità della famiglia con esercizio della funzione di caregiving e presa in carico della spesa per le esigenze dei non autosufficienti oltre che di un mercato privato di assistenza in cui l’offerta è garantita per la gran parte da lavoratrici straniere” – scricchiola. A rivelarlo è un altro dato eloquente: il 50,2% delle famiglie con una persona non autosufficiente (contro il 38,7% del totale delle famiglie) ha a disposizione risorse familiari scarse. Per fronteggiare il costo privato dell’assistenza ai non autosufficienti, ancora il Censis sottolinea che 910mila famiglie italiane si sono dovute “tassare”, mentre altre 561mila hanno utilizzato tutti i propri risparmi, vendere la casa o indebitarsi. Tutto ciò deriva anche dall’approccio dei cittadini alla non autosufficienza, che viene affrontata solo quando è conclamata: specificatamente, il 30,6% dei cittadini non ci pensa e il 22,7% vedrà il da farsi quando accadrà. Il resto della popolazione conta sui risparmi accumulati (26,1%), sul welfare (17,3%) e sull’aiuto dei familiari (17%).

Numeri che fanno capire come il tema della copertura LTC, per essere sostenibile, ha bisogno di una “stampella” privata, offerta per esempio da fondi sanitari integrativi come Assidai. Del resto, c’è un’altra criticità, altrettanto rilevante, destinata ad aumentare il peso dell’LTC nei prossimi anni. Il nostro Paese detiene il primato della popolazione più anziana in Europa con il 22% di ultra 65enni nel 2015 (di cui circa la metà oltre i 75 anni). Una quota che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dovrebbe crescere fino al 33% entro la metà del secolo. In Italia, inoltre, secondo le stime della Ragioneria Generale dello Stato, la spesa pubblica per LTC ammonta all’1,9% del Prodotto Interno Lordo, di cui circa due terzi erogati a soggetti con più di 65 anni. Il 90% di tale esborso è composto, in parti pressoché uguali, dalla componente sanitaria della spesa e dalle indennità di accompagnamento. Spesa che lo Stato italiano e gli enti pubblici sono purtroppo sempre meno in grado di sostenere.

 

Differenza tra prestazioni eseguite in convenzione diretta e indiretta

Innanzitutto, per chiarezza, le definizioni. Si parla di convenzione diretta, quando l’iscritto Assidai usufruisce di strutture e/o di professionisti facenti parte del network convenzionato e non anticipa la spesa relativa alla prestazione socio-sanitaria di cui ha bisogno. Nella convenzione indiretta, invece, il paziente rivolgendosi a strutture e/o professionisti non convenzionati anticipa integralmente le prestazioni erogate e richiede poi il rimborso al proprio Fondo, nel caso specifico Assidai.

Convenzione diretta, vantaggi per il Fondo e per l’iscritto

Per quanto riguarda Assidai, l’utilizzo dei convenzionamenti diretti per l’accesso alle prestazioni sta diventando ormai sempre più frequente e quasi naturale. Una sorta di strada maestra che presenta vantaggi sia per il Fondo (che così facendo tiene sotto controllo l’evolversi della spesa sanitaria) sia per gli iscritti, che non anticipano denaro quando devono svolgere delle cure.

Del resto, attraverso l’utilizzo delle strutture convenzionate appartenenti al network Assidai i costi sono calmierati e ciò consente di realizzare efficienze ed economie di scala che vengono poi trasformate in ulteriori vantaggi per gli iscritti, per esempio con modesti (se non nulli) incrementi del costo del contributo di iscrizione annuo.

Usufruire di prestazioni in convenzione diretta garantisce vantaggi anche per gli iscritti, che così facendo non anticipano la spesa e non hanno dunque alcun esborso economico. Vale la pena ricordare che tutte le tipologie di prestazioni possono essere richieste in convenzionamento diretto e la spesa calmierata fa sì che ci sia maggiore capacità di rimborso da parte del Fondo poiché i massimali messi a disposizione vengono erosi più lentamente.

La rete convenzionata: i numeri e come accedervi

La rete convenzionata di Assidai si appoggia al circuito Generali.

Per informazioni in merito ai convenzionamenti diretti contattare dall’Italia il Numero Verde 800 855 888 e dall’estero il numero +39 02 67398752. I numeri sono operativi dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 19.00 e il sabato dalle ore 9.00 alle ore 14.00.

Per consultare l’elenco delle strutture convenzionate clicca qui