Ezio

Il vostro invito mi ha fatto ricordare una foto di circa 5 anni fa scattata con mia nipote Elisa.
E’ stato un momento bellissimo per me, ma triste per mia nipote: lo si intuisce chiaramente dai suoi occhi con lo sguardo nel vuoto: Elisa era stata sgridata dalla mamma, non ricordo il motivo, certamente cose da bambini, ma per lei, ovviamente, molto importanti.
Il nonno protettivo ha abbracciato immediatamente la nipotina.
Non ricordo quanto tempo sia durato l’abbraccio, ciò che mi è perfettamente chiaro però – e lo è ancora oggi – è l’intensità e il piacere che io e Elisa abbiamo provato.
Ho regalato questa foto a parenti e ad amici perché mi ricorda un momento bellissimo.
Mi fa piacere ora inviarne una copia anche agli amici di Assidai.
Auguri per il nuovo sito!

Ezio Brovedani

Alfio

Ho appreso con molta gioia la notizia della vostra encomiabile iniziativa che rinvigorisce lo spirito associativo con la raccolta o pubblicazione delle nostre riflessioni scritte.
Il progetto è appagante per gli associati e meritoria per Assidai.
Emiliana, mia moglie, è morta recentemente e la mia esistenza è ferma a quel giorno anche se la sabbia del tempo continua a scorrere inesorabilmente dall’orifizio della clessidra della vita. Unisco una mia foto con lei e un mio pensiero.

“Tutto il mondo è un teatro; or la commedia / si rappresenta in esso, or la tragedia / or si piange or si ride /sull’umane follie, sulle miserie, / e degli uomini sono / le pazzie, parte buffe, e parte serie.

Noi uomini siamo in generale fatti così : ci rivoltiamo sdegnati e furiosi contro i mali mezzani, e ci curviamo in silenzio sotto gli estremi; sopportiamo, non rassegnati, ma stupiti il colmo di ciò, che da principio avevamo chiamato insopportabile: sofferenza e morte.

E se al di là del tempo un senso ignoto / non trasportasse il nostro cor, se dolce / non lo nutrisse ognora una speranza / di riveder quando che sia le care / persone, che da noi morte disgiunse, / che mai fora la vita altro che lutto, / squallore, solitudine e tormento?”

Alfio Carta

Massimo

Queste due figure di spalle siamo noi, sorprese in un abbraccio in riva al mare. Quella a destra si chiama Irene, quella a sinistra Eva. Ci conosciamo e ci amiamo (il che è stato simultaneo) da quasi 8 anni ormai, e non c’è stato giorno in cui non abbiamo avuto bisogno di esserci, l’una per l’altra. Non si tratta solo di fedeltà, di abitudine, di affetto: si tratta di amore. Che lei si regga su due zampe in più rispetto a me, non importa; mi importa solo che lei sia lei, e che io possa trovare sempre la dolcezza dei suoi occhi, la felicità della sua coda e il calore di un nostro abbraccio. Ne abbiamo passate tante insieme, e tante altre ne passeremo, forti perché siamo insieme, sicure dei nostri passi vicini. E se mai lei dovesse camminare da sola o lontano da me, io la ritroverò per sempre qui tra le foto, il cuore e il tatuaggio sul polso che imita la sua orma. “Non c’è patto che non sia stato rotto, non c’è fedeltà che non sia stata tradita, fuorché quella di un cane veramente fedele”, scrive Konrad Lorenz. Ecco, noi non abbiamo bisogno di parole per eternare giuramenti, non di fogli e lettere: abbiamo incise nel cuore le nostre promesse, e abbiamo la certezza che nessuna delle due potrà mai tradire. Ciò basta per saperci trovare sempre ed esserne felici – che sia dopo qualche ora o dopo cinque minuti. Il nostro abbraccio significa proprio questo: che le nostre promesse e il nostro amore non hanno parole.

Massimo Chieli

 

Daniela

Inseguono questo abbraccio da Roma a Verona. A Pasqua scorsa Sant’Agnese in piazza Navona le ha accolte con cori gregoriani indimenticabili, quest’anno la comunione le aspettava a Santa Maria delle Grazie. Sembrano solo in posa per la foto ma anche stringersi è un modo di raccontarsi. Per trovarsi ancora ci vorranno altri mesi e, ogni volta, l’appuntamento si rinnova con la stessa allegria, lo stesso entusiasmo, la solidarietà e i vissuti comuni rinforzano stima ed affetto. Questa amicizia è un gioiello prezioso!
Assidai non vuole sapere quanti anni hai e come stai, Assidai abbraccia le persone.

Daniela Deconi

Giuseppe

I nostri nomi li hai scordati.
Tuo marito lo chiami papà.
Se parliamo non ci capisci.
Se parli non ti capiamo.
Eppure non è tristezza incontrarti.
Gli abbracci fanno tutto.
Ponti sicuri tra noi e il tuo strano mondo.
I baci li accumuli con gioia, come una bambina a cui offrono caramelle.
Non ce n’è mai abbastanza.
Per mano ci segui ovunque. Fiduciosa, sorridente.
Strano ribaltamento della vita: una mamma bambina da condurre a piccoli passi.
Eppure è un dono.
Scopriamo di avere ricevuto tanto e forse non lo sapevamo.
O forse siamo noi che avevamo scordato.

Giuseppe Gallimberti

Giuseppe

Lucrezia ama i fiori, e i fiori amano Lucrezia.
Lei vorrebbe avere mani grandi, mani senza fine,
come quelle di una famosa canzone, per poterli abbracciare.
Tanti, tantissimi. Delicatamente o fortemente, ma sempre
piacevolmente.
Come talora delicati, talora forti sono gli abbracci che ci danno piacere.
I fiori lo sanno, e qualcuno di loro si posa sul viso di Lucrezia che li abbraccia.
Abbracci felici!

Giuseppe Gangale

Giordano

Un abbraccio di totale abbandono

Lui sa.
Lui sa che cosa ha trovato qui.
Lui sa che cosa aveva prima, quando viveva presso chi di lui si dimenticava.
Lui adesso si fida. Può abbandonarsi.
Lui sa che adesso può farlo.

Giordano Giacomini

Eliana

Una foto in cui abbraccio il mio zaino, dopo 300 km del Cammino di Santiago la Via del Norte.
Ai miei piedi la conchiglia di San Giacomo, di fronte alla Cattedrale di Santiago di Compostela.
Da questa conchiglia si misurano le distanze dalla meta per tutti i Cammini di Santiago.
Esperienza intensa, vissuta collettivamente con altri sei amici, molto formativa su come gestire fatica e mantenimento della buona forma fisica.
Le tante ore di cammino aiutano anche a riflettere sui nostri valori, gli affetti e gli obiettivi veri della nostra vita.

Eliana Grossi

Giorgio

In riferimento alla richiesta di Assidai di aderire all’iniziativa “Ogni abbraccio è una storia da raccontare” partecipo con una foto a me molto cara e che ritengo molto importante per il mio percorso professionale di Dirigente. Era l’agosto del 1983 e mi trovavo a Guanzu (Canton), allora Repubblica Popolare Cinese. In occasione della visita allo stand International Services di Milano – Salone e la conferenza internazionale delle telecomunicazioni – mi scattarono questa foto con un gruppo di guardie rosse di Guanzu. Fu una grande emozione!

Giorgio Luoni