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pnp piano nazionale prevenzione

Work in progress per il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025

Pubblicato il 5 Luglio 2019 master In Home page, News /  

Riduzione delle principali disuguaglianze sociali e geografiche che si osservano in Italia, definizione di indicatori omogenei, misurabili e robusti collegati al monitoraggio dei LEA e un’azione attiva mirata a intercettare i bisogni di salute. Sono queste alcune delle linee prioritarie per il nuovo Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025, che verrà messo a punto nei prossimi mesi di concerto tra lo Stato e le Regioni.

Ma che cosa rappresenta esattamente il Piano Nazionale per la Prevenzione (il cui acronimo è PNP ed è parte integrante del Piano Sanitario Nazionale) e qual è il suo ruolo nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale? Per spiegarlo bisogna partire dalla Legge Costituzionale n.3 del 2001, in cui l’assetto istituzionale in tema di tutela della salute è stato configurato in modo chiaro: stabiliti i principi fondamentali da parte dello Stato, le Regioni hanno competenza non solo in materia di organizzazione dei servizi, ma anche sulla legislazione per l’attuazione dei principi stessi, sulla programmazione, sulla regolamentazione e sulla realizzazione dei differenti obiettivi. In questo senso, lo strumento fondamentale di pianificazione del Ministero della Salute, messo in campo già dal 2005, è rappresentato appunto dal Piano Nazionale della Prevenzione: un documento di respiro strategico che a livello nazionale stabilisce gli obiettivi e gli strumenti che sono poi adottati a livello regionale.

Il Piano Nazionale della Prevenzione al 2018: focus sulle malattie croniche

L’attuale Piano 2014-2018, che ci sta traghettando direttamente verso quello con partenza nel 2020 attraverso una proroga in vigore quest’anno, ha delineato un sistema di azioni di promozione della salute e di prevenzione, che accompagnano il cittadino in tutte le fasi della vita, nei luoghi di vita e di lavoro. Una scelta strategica – sottolinea il Ministero della Salute – che va ricondotta alla convinzione, suffragata da numerosi elementi della letteratura scientifica di settore, che un investimento in interventi di prevenzione costituisce una scelta vincente, capace di contribuire a garantire, nel medio e lungo periodo, la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale.

L’importanza della prevenzione è condivisa appieno da Assidai, che la reputa fondamentale e ogni anno promuove campagne di prevenzione gratuite per gli iscritti al Fondo sanitario e campagne di informazione sui corretti stili di vita. Ricordiamo, infatti, che ad oggi le malattie croniche (ad esempio le cardiopatie, l’ictus, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche) sono i principali killer a livello mondiale. Ampliando maggiormente il ragionamento in termini più prettamente economici, una buona prevenzione consente anche allo Stato di risparmiare le spese in termini di cure, ospedalizzazioni e assistenza nel lungo periodo che mettono a serio rischio la tenuta del sistema.

I Piani Regionali di Prevenzione

Approfondendo ulteriormente il Piano Nazionale per la Prevenzione al 2018 si evidenziano alcuni macro-obiettivi a elevata valenza strategica, perseguibili da tutte le Regioni e le Provincie Autonome, attraverso l’elaborazione di Piani Regionali di Prevenzione (PRP) che, partendo dagli specifici contesti locali, nonché puntando su un approccio il più possibile intersettoriale e sistematico, permettano di raggiungere i risultati attesi. Ecco gli obiettivi nel dettaglio:

  • ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie non trasmissibili (cioè le patologie croniche);
  • prevenire le conseguenze dei disturbi neurosensoriali (ipovisione e cecità);
  • promuovere il benessere mentale nei bambini, adolescenti e giovani;
  • prevenire le dipendenze da sostanze e comportamenti, gli incidenti stradali (riducendo la gravità dei loro esiti) e quelli domestici, gli infortuni e le malattie professionali;
  • ridurre le esposizioni ambientali potenzialmente dannose per la salute e la frequenza di infezioni/malattie infettive prioritarie;
  • attuare il Piano Nazionale Integrato dei Controlli per la prevenzione in sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria.

Il Piano Nazionale della Prevenzione per ridurre le disuguaglianze entro il 2025

Il nuovo Piano nazionale al 2025 avrà invece come priorità trasversale a tutti gli obiettivi la riduzione delle principali disuguaglianze sociali e geografiche che si osservano nel Paese, correlate, in gran parte, alla esposizione ai principali fattori di rischio affrontati dal Piano di Prevenzione stesso, in una prospettiva coerente con l’approccio di salute in tutte le politiche.

Le aree strategiche, invece, resteranno quelle della prevenzione delle malattie trasmissibili e delle malattie croniche non trasmissibili, anche attraverso la promozione di stili di vita sani e l’attenzione alle determinanti ambientali che impattano fortemente sulla salute e sulle disuguaglianze. Si punterà anche sull’approccio di genere con un investimento ulteriore sul benessere dell’infanzia e dell’età evolutiva, cercando di muoversi con un approccio multilivello della prevenzione che sia in grado cioè di promuovere una collaborazione tra Stato, Regioni, aziende e tutti i soggetti che concorrono al raggiungimento degli obiettivi di salute. Anche Assidai continuerà ad impegnarsi attivamente per rafforzare ancora di più il valore della prevenzione, con benefici per i propri iscritti, per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), e in definitiva per il Paese.

Attuazione del Piano Nazionale di Prevenzione

Ma come viene implementato poi nel dettaglio il Piano di Prevenzione Nazionale e quali sono le azioni concrete svolte dalle istituzioni per metterlo in pratica? Per rispondere a questa domanda è necessario portare qualche esempio. Uno degli obiettivi del Piano di Prevenzione al 2018 era quello di ridurre l’incidenza delle malattie croniche: per centrarlo vengono perseguite strategie di comunità e sul singolo individuo. Le prime contemplano programmi di promozione della salute e, in particolare, di stili di vita e ambienti favorevoli alla salute della popolazione attraverso specifiche campagne che le Regioni si impegnano a sviluppare in tutte le sedi (scuola, ambiente di lavoro, comunità locali) con il pieno coinvolgimento degli stakeholder territoriali. Le strategie sul singolo individuo, invece, consistono per esempio nella possibile individuazione dei soggetti più a rischio, su cui viene stimolato o avviato un programma di screening da parte del Sistema Sanitario Nazionale. Altro esempio: prevenire l’utilizzo di sostanze stupefacenti. Anche in questo caso vengono utilizzate strategie integrate e interistituzionali (agendo in ambito scolastico e sanitario) per valorizzare e promuovere le capacità personali dei giovani, in termini di autostima, auto efficacia e resilienza, cercando al tempo stesso di prevenire e ridurre il disagio (sociale e familiare).

Valutazione e monitoraggio del PNP

Infine, come vengono valutati i risultati del Piano di Prevenzione? L’obiettivo, infatti, è anche mostrare al Paese come lo sforzo congiunto di Stato e Regioni produca esiti concreti nelle politiche di salute, ricavando al tempo stesso indicazioni preziose per gli orientamenti futuri. Ebbene, in quest’ottica – sottolinea il Ministero della Salute – la valutazione è stata concepita come una componente irrinunciabile del PNP con una duplice funzione: misurare l’impatto che produce nei processi, negli esiti di salute e nel sistema a livello centrale, regionale e locale; e garantire la coesione nazionale nel conseguimento degli obiettivi di salute nel rispetto degli equilibri di bilancio. Fermo restando un costante monitoraggio dell’attuazione del Piano Nazionale di Prevenzione, nel Documento di valutazione sono stati in particolare previsti oltre 130 indicatori centrali, i quali coprono tutti gli obiettivi del Piano, con relativi standard di risultato al 2018, cui le Regioni devono tendere attraverso i Piani Regionali di prevenzione, fissando i corrispondenti standard regionali, al fine di quantificare l’apporto locale al target nazionale, tenendo conto della situazione di partenza e delle proprie peculiarità. Il tutto implementato attraverso diversi step valutativi che consentono di procedere gradualmente alla formazione di un giudizio sull’efficacia del Piano Nazionale di prevenzione e sulla necessità di eventuali modifiche per i Piani di Prevenzione da sviluppare negli anni successivi.

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