Cuore, l’importanza della prevenzione primaria per ridurre mortalità e cronicità

Il Prof. Pompilio (Monzino): “Fin dall’infanzia alimentazione equilibrata e attività fisica”

“Nel campo delle malattie cardiovascolari oggi abbiamo un doppio tema: mortalità e cronicità.

A lanciare l’allarme è il Professor Giulio Pompilio, cardiochirurgo e Direttore scientifico dell’IRCCS Centro Cardiologico Monzino di Milano, secondo il quale la prevenzione primaria – ovvero stili di vita salutari fin dall’infanzia, a partire da “un’alimentazione equilibrata e un’attività fisica regolare” – rappresenta oggi lo strumento “più importante” a nostra disposizione per ridurre l’incidenza delle patologie cardiovascolari, anche in un’ottica di tutela della sostenibilità nel medio e lungo periodo della sanità pubblica italiana.

world heart day

Professor Pompilio, dal 22 al 29 settembre, Giornata Mondiale del Cuore, Milano ha accolto l’ottava edizione della Heart Week promossa dal Centro Cardiologico Monzino IRCCS. Qual è il significato della vostra iniziativa in termini di prevenzione e quanto è importante sensibilizzare le persone su questo tema?

Innanzitutto ho il piacere di constatare che ogni anno e ogni edizione questa manifestazione è sempre più partecipata, lo vediamo anche dall’evento Monzino Run, dove invitiamo a correre tutte le famiglie, compresi i bambini. Questo crescente interesse è un fatto importante perché abbiamo la percezione di essere davanti a un paradosso: negli ultimi decenni la mortalità per patologie cardiovascolari è diminuita significativamente, ma ciò non toglie che resti la prima causa di morte in Italia alla quale è legato oltre il 30% dei decessi totali. In questa categoria di patologie la fanno da padrone le malattie ischemiche del cuore e cerebrovascolari, direttamente riconducibili ai fattori di rischio per lo sviluppo dell’aterosclerosi, che sono modificabili e legati agli stili di vita. A ciò si aggiunge il tema delle cronicità, sempre nel settore cardiovascolare, che riguardano non solo l’insufficienza cardiaca ma anche molte aritmie: entrambe sono un grosso driver di ospedalizzazioni.

La Heart Week è nata per promuovere la prevenzione e ha sempre mantenuto questo focus, perché?

È un tema su cui siamo stati precursori al Monzino e oggi, alla luce della situazione che ho descritto, ci crediamo ancora di più. Del resto, i problemi emergono in modo molto evidente, come evidenziato anche dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, che sottolinea l’importanza della prevenzione cardiovascolare, definendola chiave per ridurre l’incidenza e l’impatto delle malattie cardiache. Credo che la prevenzione sia il fattore forse più importante.

Secondo voi la protezione dalle malattie cardiovascolari deve iniziare agendo sugli stili di vita fin dall’infanzia. Perché?

Tra i bambini in età scolare il 19% è sovrappeso e il 10% è obeso; in tutto quasi un 30% di bambini con problemi di peso. È un dato preoccupante, che non crea subito nocumento ai piccoli, ma li predispone alle cronicità, introducendo fattori di rischio che pagheranno in età adulta. Per questo vanno corretti da subito, per un motivo culturale innanzitutto. Senza contare che i bambini in età scolare passano in media due ore al giorno davanti a uno schermo, al di là di quanto necessario per esigenze scolastiche. Per questo chiediamo alle famiglie di portare anche i bambini alla Monzino Run.

Quali sono i principali fattori di prevenzione primaria per evitare l’insorgere di patologie cardiocircolatorie?

La cosa più importante è lo stile di vita e in particolare il tema più urgente è l’esercizio fisico, oltre ovviamente alla dieta mediterranea e all’astensione da alcol e fumo. Insistiamo molto sulla lotta alla sedentarietà, perché l’attività fisica è l’unica medicina che si prende con piacere e agisce a tanti livelli, contro l’ipertensione, la glicemia, il peso eccessivo e il colesterolo. A volte demandiamo ai farmaci ciò che potremmo ottenere da soli, appunto praticando sport e seguendo una dieta sana.

Quali sono gli esami di screening consigliati e da quale età?

Noi diciamo sempre una cosa molto importante: non c’è uno screening uguale per tutti ma va tarato in base al profilo di rischio di ciascuno. C’è chi ha un rischio elevato e quindi ha bisogno di uno screening di un certo tipo, altri hanno un rischio basso e quindi bastano controlli meno invasivi. Non crediamo nei check-up uguali per tutti.

Quali sono le metodologie d’intervento per la correzione delle aritmie e fibrillazioni atriali e che ruolo giocano in questo contesto le tecniche di “ablazione cardiaca”? Queste patologie sono sempre più diffuse soprattutto tra manager, perché? Che ruolo gioca lo stress?

Il Monzino è il centro di riferimento in Italia per la cardiologia e abbiamo registrato una vera e propria epidemia di fibrillazione atriale, con un aumento della prevalenza e incidenza. Non ci sono evidenze scientifiche che i fattori psicosociali, come per esempio lo stress, sia un fattore causale di aritmia, come lo sono obesità e ipertensione, tuttavia è una variabile a cui diamo sempre più peso come correlata. Anche per questo ai pazienti, tra cui anche figure manageriali, oltre all’eventuale intervento di ablazione, oggi molto praticato, consigliamo farmaci e stili di vita adeguati, che prevedono anche una corretta gestione dello stress.

Quali sono le nuove frontiere per le cure delle patologie cardiache? E, in particolare, che ruolo possono giocare le staminali?

Veniamo da tante speranze non suffragate da un background scientifico sufficiente, che hanno ingenerato dei corto circuiti a livello medico e da una successiva disillusione profonda. Oggi le terapie mediche avanzate, come quella genica, sono sempre più in fase di sperimentazione, non con la pretesa di essere il Sacro Graal, ma per agire su problematiche molto specifiche, per esempio cardiopatie con varianti geniche note che possono essere corrette. Credo che in futuro, nel medio termine, ci sarà un’espansione del ruolo di queste terapie che già oggi si sono affacciate alla pratica clinica in cardiologia, per esempio nel trattamento delle dislipidemie.

Giulio Pompilio, cardiochirurgo, Direttore scientifico dell’IRCCS Centro Cardiologico Monzino di Milano e Professore ordinario di Cardiochirurgia all’Università degli Studi di Milano è a capo di uno dei laboratori di Medicina rigenerativa scientificamente più produttivi d’Europa, pioniere nella terapia genica per le malattie delle arterie periferiche e per la terapia cellulare e rigenerativa per la cura dell’infarto esteso e della cardiomiopatia ischemica refrattaria.

Autore di oltre 250 pubblicazioni, cofondatore di una startup biotecnologica di terapie avanzate in cardiologia è Presidente del gruppo di lavoro CARE (Cardiovascular Regenerative and Reparative Medicine) della Società Europea di Cardiologia.

La parola al Presidente

Prevenzione, ricerca e benessere dei giovani: i temi in primo piano di Welfare 24

La prevenzione come elemento chiave, anche e soprattutto per diminuire l’insorgenza di patologie cardiocircolatorie.

A dirlo – in occasione della Giornata Mondiale del Cuore – è il Direttore scientifico dell’IRCCS Centro Cardiologico Monzino di Milano, Professor Giulio Pompilio.

Una posizione pienamente condivisa da Assidai, che ha sempre individuato nell’alimentazione e nell’attività fisica regolare i principali strumenti a disposizione per contrastare le cronicità.

E anche dal recente Congresso europeo di cardiologia di Madrid arrivano conferme dell’importanza del controllo del peso per limitare le patologie cardiocircolatorie.

Su Welfare 24 ci occupiamo anche di altri temi interessanti.

A partire dalle sperimentazioni cliniche, in cui l’Italia è ancora quarta in Europa ma rischia di perdere terreno rispetto ad altri Paesi del Vecchio Continente.

Infine, due argomenti che riguardano bambine, bambini e adolescenti: la gestione degli smartphone, con i consigli dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) a fronte dello stop all’uso nelle scuole, e la necessità di far svolgere loro attività fisica per proteggere corpo e mente.

Un linguaggio inclusivo contro discriminazioni e stereotipi di genere

Il piano strategico triennale sulla certificazione per la parità di genere UNI PdR 125:2022 conseguita a marzo 2024 e rinnovata con successo quest’anno, prevedeva tra l’altro un lavoro di adeguamento del linguaggio secondo una modalità inclusiva. Assidai, quindi, ha contribuito insieme a tutte le organizzazioni del sistema Federmanager, che hanno conseguito la stessa certificazione, a realizzare apposite linee guida al fine di utilizzare un linguaggio inclusivo, internamente ed esternamente, nei vari processi di comunicazione. Non solo, Assidai ha fatto un ulteriore passo definendo specifiche linee guida proprie relative al linguaggio tecnico da usare nella comunicazione verso le persone iscritte e le potenziali tali. Statuto, Regolamento, Piani Sanitari, Manuali delle Procedure Operative sono stati modificati secondo un linguaggio inclusivo.

L’obiettivo? Scongiurare qualsiasi discriminazione e stereotipo di genere, utilizzando in ogni forma di comunicazione un linguaggio femminile, maschile e neutro che evita formulazioni che possano essere interpretate di parte, discriminatorie o degradanti, perché basate sull’errato e implicito presupposto che donne e uomini siano destinati a funzioni sociali e lavorative diverse laddove discriminazione indica l’assenza di pari opportunità e trattamento, operata in seguito a un giudizio o a una classificazione. Per stereotipo, invece, si intende un insieme rigido di credenze condivise e trasmesse socialmente sui comportamenti, il ruolo, le occupazioni, i tratti, l’apparenza fisica di una persona, in relazione alla sua appartenenza di genere. L’affermazione di un’effettiva parità di genere, del resto, passa anche da noi, dal nostro impegno quotidiano e dal linguaggio con cui comunichiamo. Ne è nata così anche una campagna di comunicazione di sistema “La parità passa da noi”, che ha visto il coinvolgimento di colleghe e colleghi con ruoli e competenze differenti.

Dal Ministero della Salute la Campagna 2025 “Proteggiamoci dal caldo”

L’Europa è la regione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si sta scaldando più velocemente. E la mortalità da calore è in aumento, soprattutto tra le persone più fragili.

Anche quest’anno, per invitare le persone a proteggersi dal caldo il Ministero della Salute ha lanciato la campagna “Proteggiamoci dal caldo”. Dal 26 maggio, inoltre, è di nuovo attivo il Sistema nazionale di previsione e prevenzione degli effetti del caldo sulla salute ed è stata riattivata la pubblicazione dei bollettini per l’estate 2025.  I bollettini sono consultabili sul sito Ondate di calore del Ministero della Salute ed elaborati dal Dipartimento di Epidemiologia SSR Regione Lazio, con previsioni a 24, 48 e 72 ore.

L’obiettivo è prevenire i danni causati dalle elevate temperature e proteggere soprattutto i più fragili, le persone che fanno attività all’aperto e anche gli animali domestici: attraverso un’adeguata informazione, la popolazione può adottare le giuste precauzioni. La campagna fornisce così consigli utili per proteggersi dal caldo: comportamenti e misure per limitare l’esposizione alle alte temperature, facilitare il raffreddamento del corpo ed evitare la disidratazione.

Punture, vipere e altitudine: i rischi della montagna

L’abbigliamento è fondamentale: meglio indossare pantaloni lunghi, scarpe chiuse, camicia a maniche lunghe e un cappellino. Vestirsi a strati è sempre buona regola anche in estate, perché evita problemi legati agli insetti

Punture di insetti, morsi di vipera, attacchi di cuore, colpi di calore, mal di altitudine, cadute, disidratazione. Sono tanti e sempre più frequenti i pericoli quando si va in vacanza in montagna. L’abbigliamento è il punto di partenza: meglio indossare pantaloni lunghi, scarpe chiuse, camicia a maniche lunghe e un cappellino. Vestirsi a strati è sempre buona regola anche in estate, poiché aiuta a prevenire le punture di insetti come api, vespe o calabroni che possono essere pericolose, in particolare per bambine e bambini.

Il rischio peggiore è quello del morso di una vipera. Quindi è fondamentale non mettere le mani dentro ambienti e anfratti in cui questi serpenti velenosi possono nascondersi, come pietre e fogliame. Se si viene morsi la prima regola è non agitarsi, perché così si fa muovere il veleno verso le zone centrali del corpo. Per esempio, se si viene colpiti a una mano bisogna disinfettarla e fare un bendaggio non stretto che va dal gomito alla mano per ritardare il flusso del veleno e, ovviamente, chiamare subito i soccorsi.

Grande attenzione poi all’altitudine, in particolare per i cardiopatici, mentre le vette elevate sono vietate alle bimbe e ai bimbi sotto i tre anni d’età.

“Bere tanto, dieta leggera e tanta frutta: così battiamo il grande caldo estivo”

Laura Rossi (Istituto Superiore di Sanità): “Non saltare mai la colazione. Sì al gelato, ma che sia semplice”

 

Non saltare la colazione, preferendo yogurt e frutta fresca. Evitare i cibi grassi o tropo elaborati, in favore di alimenti che aiutino a reintegrare i liquidi persi con la sudorazione, come anguria, melone, cetrioli e zucchine. Sì al gelato come spuntino, ma piccolo e senza troppe aggiunte come granelle o glassature. Ecco alcuni dei consigli per contrastare il caldo da parte di Laura Rossi, Direttrice del Reparto alimentazione, nutrizione e salute dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha messo a punto un vero e proprio decalogo (vedi infografica) con raccomandazioni specifiche. Indicazioni – sottolinea l’esperta – che a maggior ragione valgono per soggetti fragili come persone anziane, malati cronici, bambine e bambini, soprattutto piccoli. In sintesi, “per affrontare il caldo è consigliabile seguire una dieta leggera e ricca di liquidi e sali minerali, consumando molta frutta e verdura fresca di stagione”.

Quali sono le categorie che devono prestare maggiore attenzione alle alte temperature?

Le persone anziane innanzitutto, visto che il meccanismo di termoregolazione si degrada con l’età: inoltre nel loro caso si tende a bere meno, per vari motivi, e questo acuisce il rischio di disidratazione. Poi ci sono i soggetti fragili, come chi ha malattie croniche, in particolar modo intestinali: anche qui la disidratazione, per esempio per chi ha crisi diarroiche, è un rischio concreto. Infine, ci sono le bambine e i bambini, che hanno scarsa capacità di risposta al caldo: spesso non lo sentono e continuano a giocare, sottovalutando i sintomi del colpo di calore. Quindi al mare devono sempre avere la testa coperta, meglio se con qualcosa di bagnato.

Per i soggetti adulti, invece, il primo consiglio del vostro decalogo è relativo all’idratazione.

Bisogna bere almeno due litri di acqua al giorno, sia ai pasti che preferibilmente fuori dai pasti, per mantenere il corpo idratato. Il caldo – e il sudore corporeo che ne deriva – portano a una disidratazione più veloce, per questo la regola dei due litri d’acqua al giorno, nei mesi estivi, diventa ancora più necessaria. Bevete senza aspettare di avvertire la sete, che è già di per sé sintomo di disidratazione. Inoltre, la cosa a cui dobbiamo fare attenzione sono gli sbalzi di temperatura. Mi spiego: se siamo in un ambiente con 25 gradi di temperatura possiamo anche bere dell’acqua dal frigorifero, se siamo invece in un luogo a 35-40 gradi il discorso cambia. Se non abbiamo alternative meglio piccoli sorsi e non trangugiare tanta acqua in poco tempo.

Spesso lo stimolo di bere acqua gelata viene dopo uno sforzo fisico. Consigli per chi pratica sport d’estate?

Lo sport è un’attività voluttuaria e andrebbe evitata, anche se si è allenati, quando le temperature raggiungono i picchi o nelle zone assolate. Meglio allenarsi la mattina presto o la sera e in un’area verde, l’esercizio fisico va fatto nelle migliori condizioni possibili.

Altro capitolo chiave: non saltare la colazione. Perché?

E’ un pasto molto importante che si tende a saltare, in particolare quando fa caldo, però è fondamentale per l’idratazione e perché è quello che interrompe il digiuno notturno. D’estate evitiamo colazioni troppo ricche di zuccheri e grassi, meglio yogurt al naturale e frutta fresca di stagione, magari accompagnati da una manciata di frutta secca e di cereali.

Ma un gelato ce lo possiamo concedere?

Può essere un ottimo spuntino a patto che sia piccolo, altrimenti è un sostituto di un pasto: deve essere una scelta ragionata che non aumenta l’apporto calorico. Dunque, meglio gelati semplici in cui le granelle, le glassature e le coperture di cioccolato siano al minimo. Non pensiamo che i gusti alla frutta si possano consumare più di quelli alle creme: in verità la differenza calorica tra le due tipologie è abbastanza minima. Quando fa caldo anche la frutta secca in guscio (nocciole, mandorle, arachidi) può costituire un buono spuntino, a patto di scegliere porzioni adeguate e prodotti al naturale, senza sale o zucchero aggiunti.

Sole e calore: ecco come gestire le vacanze al mare

Mai esporsi ai raggi ultravioletti senza una protezione adeguata al proprio tipo di pelle e applicare sempre la crema ogni due ore e dopo ogni bagno. Uscire dall’acqua quando le dita sono raggrinzite e le labbra violacee

Non esporsi mai al sole senza una protezione adeguata al proprio tipo di pelle e comunque non farlo nelle ore centrali della giornata. Non lesinare sull’utilizzo di crema solare e riapplicarla ogni due ore e dopo ogni bagno. Fare attenzione alle bambine e ai bambini e alla loro esposizione al sole, così come all’ingresso in acqua dopo avere consumato un pasto.

Luglio e agosto sono i mesi in cui molti di noi trascorrono le vacanze in spiaggia e alcune buone regole di comportamento sono fondamentali. Il tema chiave, ovviamente, è l’esposizione al sole che nel medio e lungo periodo rappresenta un fattore di rischio per l’insorgere del melanoma. Le raccomandazioni da seguire sono quelle spiegate in precedenza. Non lesinare mai sull’utilizzo della crema solare, per proteggere adeguatamente tutto il corpo e il viso ne occorrono circa 35 grammi (valore riferito a una persona adulta di media corporatura).

Attenzione, poi, ai colpi di calore in particolare per bambine e bambini. I sintomi a cui prestare attenzione per capire quando è il momento di uscire dall’acqua sono tre: pelle delle dita raggrinzita, labbra bluastre e brividi di freddo.

Diabete, approvata l’insulina basale settimanale

La decisione dell’Aifa sulla rimborsabilità del farmaco rappresenta una svolta per 1,3 milioni di persone, che potranno passare da 365 a 52 iniezioni lanno, migliorando la qualità di vita e laderenza terapeutica

Una svolta per la vita di 1,3 milioni di persone nel nostro Paese che hanno il diabete mellito di tipo 2 e di tipo 1, che d’ora in poi potranno passare da 365 iniezioni a 52 iniezioni di insulina l’anno. È quella impressa dall’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco), che ha approvato la rimborsabilità della prima insulina basale settimanale al mondo indicata per il trattamento del diabete nelle persone adulte. Un passaggio “storico”, che vede peraltro l’Italia come apripista in Europa dopo il via libera arrivato da Ema (l’Agenzia europea per i medicinali) un anno fa, come da noi riportato su Welfare24 nel giugno dello scorso anno. 

Tutto ciò porterà a risultati concreti innanzitutto per la qualità di vita di almeno un 30% dei 4 milioni di persone con diabete in Italia, ma anche in termini di aderenza terapeutica e di sostenibilità ambientale con una riduzione stimata di 865 tonnellate di anidride in cinque anni, grazie al crollo del numero di “penne” utilizzate per la somministrazione del farmaco. 

Porre il paziente al centro, come prescrive l’articolo 32 della Costituzione, semplificare l’aderenza alle terapie e garantire un’innovazione sostenibile sono priorità fondamentali nelle politiche sanitarie del nostro Governo, a tutela del diritto di accesso ai farmaci per tutti i cittadini e in un contesto demografico caratterizzato dall’invecchiamento della popolazione e dalla crescente incidenza delle patologie croniche”, ha spiegato il Sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, intervenendo alla presentazione della novità terapeutica. “Il fatto che l’Italia sia il primo Paese al mondo a rendere disponibile questa innovazione a carico del Servizio Sanitario Nazionale testimonia la forza di una collaborazione virtuosa tra istituzioni, politica, industria, comunità scientifica e associazioni dei pazienti, unite per migliorare la qualità di vita dei cittadini”, ha poi aggiunto.

L’insulina settimanale, o insulina icodec, è una formulazione di insulina umana modificata con l’aggiunta di un acido grasso a lunga catena che ne prolunga l’effetto, consentendo al farmaco di essere rilasciato lentamente, mantenendo un livello di zucchero nel sangue stabile per un’intera settimana. Ma cosa cambia concretamente per le persone malate e per la gestione delle cure, con la novità dell’insulina basale settimanale? Se fino a oggi la terapia insulinica ha comportato almeno un’iniezione al giorno, con ricadute sulla sfera personale, sociale e lavorativa, il cambio di passo è drastico. Il vantaggio è sicuramente una gestione più flessibile della malattia: una concreta risposta per chi vive il diabete può aiutare a migliorare l’aderenza terapeutica e riduce il carico mentale associato alla malattia cronica. 

Secondo le esperte e gli esperti, l’insulina a somministrazione settimanale rappresenta, per le persone diabetiche, la prima grande innovazione farmacologica dopo più di un secolo, ossia dalla scoperta dell’insulina stessa. Si tratta di una grande opportunità che può consentire un percorso di cura più semplice e più efficace e, in definitiva, più salute e miglior qualità di vita. L’attesa era alta: stando a uno studio, oltre il 90% di medici e pazienti ha espresso il desiderio di poter evitare le iniezioni giornaliere. Un auspicio per nulla banale: il ritardo nell’avvio del trattamento insulinico espone, inoltre, a un rischio aumentato di complicanze gravi come infarto (+67%), insufficienza cardiaca (+64%), ictus (+51%), nefropatia (+18%), neuropatia (+8%) e retinopatia (+7%). 

Raffaella Buzzetti, Presidente società italiana di diabetologia “Ora accesso al farmaco in tutte le Regioni”

“Ora bisogna garantire un accesso equo e veloce a vantaggio di tutte le persone con diabete, insieme con la piena fiducia nel suo utilizzo da parte della classe medica. La Lombardia è stata la prima, seguita da molte regioni, tra cui Lazio, Toscana, Emilia-Romagna. Mentre altre, soprattutto al Sud, devono ancora avere l’ultimo via libera, come Sardegna, Sicilia, Calabria. Dobbiamo fare in modo che arrivi presto a tutti, colmando queste differenze”. Dopo l’approvazione dell’Aifa, Raffaella Buzzetti, prima donna Presidente della Società italiana di Diabetologia (SID), guarda già avanti e auspica una rapida diffusione in tutto il Paese della rimborsabilità dell’insulina settimanale. Trattasi infatti – secondo l’esperta – di una scoperta molto importante per la qualità della vita delle persone malate. Oltre al fatto – aggiunge – che è stato dimostrato come il minor numero di iniezioni o compresse migliora l’aderenza alla terapia, anche per un semplice fatto di compliance. Inoltre, conclude, “è dimostrato che il profilo di sicurezza e di efficacia dell’insulina settimanale è molto simile, se non superiore, a quella giornaliera”.

Raffaella Buzzetti è Responsabile dell’Unità operativa dipartimentale di Diabetologia presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico Umberto I e docente di Endocrinologia presso il Dipartimento di Medicina sperimentale. E’ la nuova Presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), prima donna a ricoprire questo incarico dopo 60 anni dalla fondazione della Società.

Sistema di gestione e Parità di genere, Assidai sempre leader nelle best practice

Confermate per il 2025 le certificazioni che evidenziano la buona governance del Fondo 

Sistema di gestione qualità e Parità di genere. Anche per il 2025 Assidai ha confermato due certificazioni molto importanti, che evidenziano l’elevata aderenza del Fondo alle best practice nazionali e internazionali, pur non avendo alcun obbligo a livello legislativo come Fondo di assistenza sanitaria integrativa. Un impegno concreto di cui Assidai e il suo personale sono particolarmente orgogliosi e di cui beneficiano l’attività del Fondo e, a cascata, anche i servizi offerti alle persone iscritte.

Per quanto riguarda la parità di genere, a marzo, per il secondo anno consecutivo, è stato raggiunto l’obiettivo della certificazione UNI PdR 125:2022 Prassi di riferimento per la parità di genere, con campo di applicazione “Misure per garantire la parità di genere nel contesto lavorativo per: Erogazione del servizio di rimborsi spese mediche e assistenziali per dirigenti, quadri e consulenti”.

L’iniziativa, nata come idea progettuale nel 2023 e maturata nel 2024 con l’ottenimento della prima certificazione, ha visto insieme ad Assidai il coinvolgimento di Federmanager, Federmanager Academy, Manager Solutions e Praesidium. Tutte le organizzazioni, poi, nel 2025 hanno riconfermato il raggiungimento di questo importante traguardo rinnovando la certificazione stessa. Ciò testimonia l’impegno concreto nell’affrontare le sfide legate alla valorizzazione della diversità di genere, a partire dalla promozione di modelli di leadership inclusivi.

 Vantaggi per organizzazione e persone iscritte 

Sul tema, peraltro, c’è ancora molto da fare nel nostro Paese e nel mondo. L’ultimo Global Gender Gap Index del 2025 del World Economic Forum, appena pubblicato, analizza in 148 Paesi, rispetto ai 146 del 2024, lo stato attuale e l’evoluzione della parità di genere esaminando quattro dimensioni chiave: la partecipazione economica, l’istruzione, la salute e la leadership politica. Nessuno Stato ha raggiunto la parità di genere. L’indice complessivo di parità di genere del 2025 si attesta al 68,8%, +0,3% rispetto al 68,4% del 2024.considerando i 146 Stati partecipanti. E l’Italia? Di certo non brilla: nel 2025 si posiziona all’85esimo posto, solo due posizioni in meno rispetto allo scorso anno (87esimo posto) mentre nel 2023 era al 79esimo posto.

Se a livello Paese c’è ancora molto da fare, Assidai dimostra che, come Organizzazione, si può fare la differenza attraverso un impegno verso l’uguaglianza di genere e la promozione della diversità sul luogo di lavoro creando ambienti di lavoro inclusivi, equi e rispettosi, in cui donne e uomini possano beneficiare di pari opportunità di sviluppo e crescita professionale. La certificazione UNI PdR 125:2022 non solo risponde dunque a principi etici fondamentali ma offre anche vantaggi tangibili all’organizzazione stessa, favorendo un miglioramento reale della cultura organizzativa, contribuendo alla sua crescita e promuovendo soluzioni innovative che incrementano la produttività complessiva nel medio-lungo termine.

Cruciale anche il rinnovo della certificazione del Sistema di Gestione della Qualità UNI EN ISO 9001:2015, rilasciato da DNV-GL, Ente di primaria importanza nel panorama internazionale, per quanto concerne l’erogazione del servizio di rimborsi spese mediche e assistenziali per dirigenti, quadri e consulenti. Ciò consente al Fondo di raggiungere i più elevati standard di conformità in merito ai servizi offerti a manager, quadri, consulenti e alle loro famiglie, di operare nell’interesse delle persone assistite e favorire, nel contesto del welfare sociale e aziendale, un ottimo bilanciamento tra il livello qualitativo dei servizi offerti e la sostenibilità economica.

Guardando le certificazioni in termini di governance, le stesse rappresentano per Assidai un ulteriore tassello che si aggiunge alla certificazione volontaria del bilancio, all’iscrizione all’Anagrafe dei fondi sanitari istituita dal Ministero della Salute e al Codice Etico e di Comportamento. Del resto, l’obiettivo cui tende il Fondo dotandosi di certificazioni – seppur non richieste – è quello di continuare ad apportare significative migliorie all’interno della propria realtà e dotarsi di una governance eccellente.