Parità di Genere? Un impegno concreto quello del Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa Dirigenti Aziende Industriali, Assidai, che riconferma – per il secondo anno consecutivo – di aver raggiunto l’obiettivo della certificazione per la parità di genere UNI PdR 125:2022 Prassi di riferimento per la parità di genere. Il campo di applicazione certificato è: “Misure per garantire la parità di genere nel contesto lavorativo per: Erogazione del servizio di rimborsi spese mediche ed assistenziali per dirigenti, quadri e consulenti”.
L’iniziativa, nata come idea progettuale nel 2023 e maturata nel 2024 con l’ottenimento della prima certificazione, ha visto insieme ad Assidai il coinvolgimento di Federmanager, Federmanager Academy, Manager Solutions e Praesidium. Tutte le Organizzazioni, poi, nel 2025 hanno riconfermato il raggiungimento di questo importante traguardo rinnovando la certificazione stessa. Questo testimonia l’impegno concreto nell’affrontare le sfide legate alla valorizzazione della diversità di genere, a partire dalla promozione di modelli di leadership inclusivi.
Sul tema della parità di genere c’è ancora molto da fare nel nostro Paese e nel mondo intero. L’ultimo Global Gender Gap Index del 2024 realizzato dal World Economic Forum analizza in 146 Stati lo stato attuale e l’evoluzione della parità di genere prendendo in esame quattro dimensioni chiave: la partecipazione economica, l’istruzione, la salute e la leadership politica. L’indice medio globale di parità di genere del 2024 si attesta al 68,5%, solo lo 0,1% in più dell’anno scorso; ne consegue che, a livello mondiale, deve essere colmato ancora il 31,5% del divario. A questi ritmi sarà raggiunto il risultato dell’eliminazione del divario di genere tra 134 anni (+3 anni rispetto al rapporto precedente).
Il primo Paese tra i 146 in classifica è sempre l’Islanda con il 93,5% di gender gap colmato. L’Europa si conferma come l’area geografica all’interno della quale sono stati fatti maggiori passi in avanti in tema di parità di genere e, infatti, 7 paesi di quest’area sono presenti nella top ten. Le uniche tre economie non europee nelle prime dieci posizioni sono la Nuova Zelanda (quarta), il Nicaragua (sesto) e la Namibia (ottava). Dati negativi per il nostro Paese, che nel 2023 era al 79° posto ma nel 2024 si posiziona all’87° posto. Le ultime posizioni, invece, con punteggi appena superiori al 50% sono occupate da Iran, Ciad, Pakistan e Sudan che, con il 56,8% di gender gap colmato, rappresenta il fanalino di coda della classifica globale.
In termini di leadership e partecipazione politica sono ancora poche le donne in posizioni apicali. I settori più rappresentati a livello femminile continuano ad essere Servizi sanitari e di assistenza (62,1% della forza lavoro), Istruzione (54,4%) e Servizi al consumo (53,1%). Se però consideriamo le posizioni di vertice, possiamo notare come nell’Healthcare appena il 36,7% è rappresentato dalle donne. In conclusione, anche in un ambito in cui le donne rappresentano la maggioranza come forza lavoro, poco più di un terzo delle posizioni di vertice sono al femminile. L’indicatore peggiore a livello globale, rispetto al quale è stato colmato appena il 22,5% del gender gap, è quello dell’Emancipazione politica. Anche l’Italia, in questo senso, ha moltissimo da migliorare, con uno score di appena il 24% di gap colmato nell’Emancipazione femminile (per fare un confronto, l’Islanda ha il 97%). Le variabili che compongono questo indicatore riguardano la presenza di donne in Parlamento, le Ministre nel Governo e il periodo di tempo di una donna Capo dello Stato negli ultimi 50 anni: soprattutto su quest’ultimo tema, per il nostro Paese pesa la totale assenza di Presidenti del Consiglio donne fino al 2022, anno di elezione di Giorgia Meloni.
È utile infine evidenziare alcuni aspetti che riguardano la partecipazione all’economia e le opportunità. Il gap da colmare in Italia in questo ambito è ancora del 40%: tutti gli indicatori di quest’area, infatti, vedono il nostro Paese oltre il novantesimo posto al mondo, e in un caso addirittura oltre la top 100. Siamo al 96° posto al mondo se consideriamo il tasso di partecipazione femminile alla forza lavoro, al 95° posto se analizziamo la parità salariale e purtroppo alla posizione 102° per la presenza di donne tra dirigenti, alti funzionari e legislatori.
Se a livello Paese c’è ancora molto da fare, Assidai dimostra che, come Organizzazione, si può fare la differenza attraverso un impegno verso l’uguaglianza di genere e la promozione della diversità sul luogo di lavoro creando ambienti di lavoro inclusivi, equi e rispettosi, in cui sia le donne che gli uomini possano beneficiare di pari opportunità di sviluppo e crescita professionale.
In sostanza la certificazione UNI PdR 125:2022 non solo risponde a principi etici fondamentali ma offre anche vantaggi tangibili all’organizzazione stessa favorendo un miglioramento reale della cultura organizzativa, contribuendo alla crescita dell’organizzazione e promuovendo soluzioni innovative che incrementano la produttività complessiva nel medio-lungo termine.
Guardando la certificazione in termini di governance, la stessa rappresenta per Assidai un ulteriore tassello che si aggiunge alla certificazione del sistema di gestione ISO 9001:2015, alla certificazione volontaria del bilancio e all’iscrizione all’Anagrafe dei fondi sanitari istituita dal Ministero della Salute. L’obiettivo cui tende il Fondo dotandosi di certificazioni – seppur non richieste – è quello di continuare ad apportare significative migliorie all’interno della propria realtà e dotarsi di una governance eccellente.
E non finisce qui. Prosegue l’impegno del Fondo nello sviluppo del piano strategico che vedrà, anche nel corso del 2025 e per il prossimo anno, l’implementazione di ulteriori processi innovativi e l’attuazione di specifici corsi di formazione per le proprie risorse.
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