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welfare aziendale prassi 2021

Welfare aziendale, UNI ed eQwa lanciano una nuova prassi

Pubblicato il 25 Giugno 2021 Andrea Bertoni In Home page, News /  

Una prassi di riferimento per il welfare aziendale applicabile in qualsiasi realtà. O meglio: un documento che può essere utilizzato per qualificare fornitori, interni ed esterni all’organizzazione, di progetti di welfare aziendale e per la verifica indipendente, cioè la certificazione o l’attestazione dei progetti. A metterla a punto, nelle scorse settimane, sono stati UNI ed eQwa Impresa Sociale. Un’iniziativa che arriva sicuramente nel momento giusto, alla luce della forte diffusione del welfare aziendale nelle imprese italiane (una su due ormai lo adotta) grazie anche ai vari incentivi messi in campo dal Governo negli ultimi anni. Una sorta di bollino di qualità per il welfare aziendale che UNI aveva già realizzato nel 2019 in partnership con il Gruppo Cooperativo Gino Mattarelli.

UNI è l’Ente Italiano di Normazione: le sue norme non sono legge, perché usarla è volontario, ma sono la soluzione migliore per realizzare un prodotto, condurre un processo o svolgere una professione. Privato, indipendente e senza scopo di lucro, UNI è riconosciuto dallo Stato italiano e dall’Unione Europea e parte delle organizzazioni CEN e ISO, che elaborano le norme rispettivamente a livello europeo e mondiale; eQwa Impresa Sociale, invece, è nata per diffondere e sviluppare riflessioni, studi e comportamenti orientati alla persona nella sua interezza, per supportarne il benessere attraverso sistemi e strumenti di welfare, e contribuire così alla riduzione delle diseguaglianze economiche e sociali.

La prassi da rispettare per il welfare aziendale

Dalla collaborazione tra queste due realtà è nata così la prassi di riferimento UNI/PdR 103:2021, che definisce principalmente tre ambiti del welfare aziendale:

  • i requisiti per la progettazione, la realizzazione e la valutazione di progetti;
  • i requisiti del welfare manager in termini di compiti, conoscenze, abilità, responsabilità e autonomia;
  • le raccomandazioni per l’attività di valutazione della conformità di prima e di terza parte.

Nel testo della prassi di riferimento, gli autori spiegano in modo molto chiaro il concetto di welfare aziendale, che è

“quell’insieme di servizi e dispositivi in denaro progettati per accrescere il benessere personale, lavorativo e familiare dei lavoratori che, se erogati in risposta ai loro bisogni reali, riescono ad incidere sul benessere organizzativo dell’organizzazione”.

Il welfare aziendale, argomentano gli esperti, ha una funzione complementare a quella dei servizi pubblici e dovrebbe essere più tempestivo, personalizzato e flessibile rispetto ai bisogni dei lavoratori e delle loro famiglie. Allo stesso tempo rappresenta “una attività essenziale per le organizzazioni che cercano uno sviluppo di medio-lungo periodo ed un rapporto corretto con i propri stakeholder: deve essere quindi considerato parte integrante dei modelli di responsabilità sociale dell’organizzazione, in particolare quelli definiti dalla UNI EN ISO 260001”.

Ma quali devono essere i requisiti generali di un piano di welfare aziendale? Su questo tema la prassi elaborata da Uni e da eQwa è estremamente ricca ma si può sintetizzare in sei punti:

  1. analisi iniziale dei bisogni e classificazione,
  2. definizione del piano strategico,
  3. progettazione degli interventi,
  4. realizzazione del progetto di welfare aziendale,
  5. misurazione dei risultati in funzione degli obiettivi
  6. attività di reporting e monitoraggio.

Tutto ciò a fronte di alcuni punti fermi. Innanzitutto, “stante l’elevato grado di specializzazione degli interventi in materia di welfare aziendale e di personalizzazione richiesto, si raccomanda di utilizzare consulenza professionale e specialistica, fornita da un welfare manager o da un team di progetto”. Inoltre, “si deve offrire un servizio completo ed integrato, anche avvalendosi di altri professionisti opportunamente coordinati”. Infine, “il piano di welfare aziendale deve essere coerente con la mission e il business plan dell’organizzazione e inserirsi in un contesto di riferimento condiviso e validato e tale attività deve essere documentata”.

Assidai e l’attenzione alle certificazioni

Assidai, va ricordato, è un Fondo Sanitario Integrativo molto attento al tema delle certificazioni. È dotato infatti di un Sistema Gestione Qualità certificata in base alle norme UNI EN ISO 9001:2015 (ISO 9001:2015), rilasciata da DNV, per quanto concerne: “Erogazione del servizio di rimborsi spese mediche ed assistenziali per dirigenti, quadri e consulenti”. Le ragioni che hanno spinto Assidai ad affrontare l’impegno di dotarsi di un sistema di gestione per la Qualità risiedono nella volontà degli Organi Sociali di fornire ai propri iscritti i migliori servizi e prodotti, cercando di individuare con i propri partner le migliori soluzioni possibili per raggiungere tale obiettivo. Inoltre, la Certificazione UNI EN ISO 9001:2015 (ISO 9001:2015), richiede al Fondo di assistenza sanitaria integrativa un miglioramento continuo dell’efficienza e dell’efficacia dei processi interni e dei servizi agli iscritti attuato anche mediante un piano di formazione e crescita professionale del personale.

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