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Una ricerca sulla conoscenza dei fondi sanitari integrativi

Pubblicato il 9 Agosto 2017 master In Home page, News /  

In Italia c’è ancora molto da lavorare sulla conoscenza dell’assistenza sanitaria integrativa in azienda. E non solo – è bene sottolineare – per quanto riguarda i dipendenti o i manager, ma soprattutto per i responsabili delle risorse umane (HR), cioè coloro che dovrebbero padroneggiarla meglio: ormai si tratta infatti di coperture e garanzie che sempre più spesso vengono utilizzati come benefit e contribuiscono alla cosiddetta “total compensation”. Gli stessi manager, quando si trovano davanti a un’offerta di lavoro, oggi valutano ormai non solo la componente economica ma anche altri aspetti, che contribuiscono a creare un migliore equilibrio tra professione e vita personale, tra i quali figurano i pacchetti di welfare aziendale. E una componente importante di essi, come noto, è l’assistenza sanitaria integrativa.

Partendo da questo presupposto, in occasione dei 25 anni di Assidai, Ipsos ha svolto un’indagine per testare proprio la conoscenza dell’assistenza sanitaria integrativa in azienda, interpellando un ampio campione di responsabili delle risorse umane. In tutto gli intervistati sono stati 260, facenti parte prevalentemente di aziende industriali, per il 58% uomini e il 42% donne mentre, sotto il profilo geografico, il 37% proviene dal Nord Ovest, il 28% dal Nord Est, il 17% dal Centro Italia e il 18% dal Sud e dalle isole. In altre parole, in Italia la conoscenza dei fondi di assistenza sanitaria integrativa contrattuali e dei fondi sanitari non contrattuali lascia ancora a desiderare.

HR e dirigenti “rimandati a settembre” sui fondi sanitari integrativi

Vediamo i numeri nel dettaglio. L’88% dei responsabili delle risorse umane (HR) italiani sa che l’assistenza sanitaria è una tutela che integra le prestazioni offerte dal sistema sanitario nazionale, ma ben il 33% (quindi uno su tre) ammette di avere una conoscenza superficiale del tema. Il 79% degli HR sa invece dell’esistenza di fondi sanitari non contrattuali che integrano l’assistenza offerta dai fondi sanitari di primo livello garantiti dal CCNL, anche se soltanto il 39% ritiene di conoscerli in modo approfondito.

E i dirigenti o i quadri quanto sono preparati invece su questi temi? Anche in questo caso c’è parecchio da migliorare. Solo il 52% dichiara infatti di avere una conoscenza approfondita sul funzionamento dell’assistenza sanitaria integrativa (il 43% ammette un grado “superficiale”). Invece, addirittura soltanto il 29% giudica di conoscere in modo approfondito i fondi sanitari non contrattuali che integrano i fondi sanitari di primo livello (il 51% si attesta al livello di conoscenza “superficiale” e un 14% ne ha solo sentito parlare).

Assidai: il fondo sanitario integrativo più conosciuto in Italia

Insomma, c’è ancora molto da lavorare anche se per Assidai c’è una statistica decisamente confortante: è infatti, sempre secondo l’indagine Ipsos, il fondo sanitario integrativo più noto tra gli HR con il 32%, praticamente doppiato il secondo fondo in classifica (che totalizza il 16%) grazie alla gamma dei servizi offerti, alla possibilità di mantenere l’assistenza da pensionato e alla diffusione delle strutture convenzionate del fondo. Senza dimenticare il fatto che Assidai è più conosciuto nelle aree a più forte concentrazione di imprese del Paese come il Nord Est e il Centro, rispettivamente dal 45% e dal 39% degli intervistati.

Ma la strada da percorrere in futuro la traccia un’altra statistica, proveniente sempre dalla ricerca di Ipsos. Ben il 34% dei dirigenti interpellati dichiara che come strumento di welfare offerto dall’azienda vorrebbe un’assistenza sanitaria: una voce che, in questa speciale classifica, stacca nettamente la seconda preferita e cioè le pensioni, ferme al 12%. Un dato, ancora una volta, eloquente che evidenzia quanti e quali margini di sviluppo ha l’assistenza sanitaria integrativa stessa in Italia. Va rilevato, in questo senso, che già negli ultimi due anni i progressi realizzati sono stati importanti anche grazie all’impegno messo in campo dal Governo nelle ultime due Leggi di Stabilità sul fronte delle agevolazioni fiscali a favore dell’assistenza finanziaria integrativa. Del resto, anche l’Esecutivo è consapevole che soltanto con lo sviluppo di un supporto privato (ma non alternativo) al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), l’intero sistema può reggere all’urto dell’invecchiamento della popolazione e della continua riduzione dei budget pubblici.

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