Intervista al Professor Andrea Doria, Presidente della Società Italiana di Reumatologia
Prevenzione primaria, diagnosi precoce e farmaci. Le malattie reumatologiche hanno un forte impatto sulla popolazione italiana e globale, ma gli strumenti a nostra disposizione per combatterle non mancano. Ne è convinto Andrea Doria, Professore di Reumatologia presso il Dipartimento di Medicina della Scuola di Medicina dell’Università di Padova, nonché Presidente della Società Italiana di Reumatologia (SIR).
Professor Doria, che cosa sono le malattie reumatologiche? Come possiamo definirle e che impatto hanno sulla popolazione italiana e sui costi del Servizio Sanitario Nazionale?
Le malattie reumatologiche comprendono oltre 200 condizioni morbose che colpiscono articolazioni, ossa, muscoli, tendini, ma anche organi interni. Alcune sono malattie degenerative, come l’artrosi; altre infiammatorie e autoimmuni, come l’artrite reumatoide o il lupus. In Italia ne soffrono oltre 6 milioni di persone. Hanno un impatto notevole sul Servizio Sanitario Nazionale, sia per i costi diretti (farmaci, visite, ricoveri) sia per quelli indiretti, legati a invalidità, assenze dal lavoro e pensionamenti anticipati.
Quali sono le malattie reumatologiche più diffuse e quali le più pericolose per la salute?
Tra le più diffuse ci sono l’artrosi, la fibromialgia, l’artrite reumatoide, le spondiloartriti e la gotta. Le più pericolose sono le malattie autoimmuni sistemiche, come il lupus eritematoso sistemico e la sclerosi sistemica, che possono coinvolgere organi vitali (cuore, reni, polmoni) e mettere a rischio la vita se non riconosciute e trattate tempestivamente.
È vero che negli ultimi anni colpiscono con maggiore frequenza la popolazione più giovane (tra 18 e 45 anni) e che in generale sono le donne le più colpite?
Sì, è una tendenza confermata anche in Italia. Molte malattie reumatologiche esordiscono proprio tra i 18 e i 45 anni, una fase cruciale per la vita personale e lavorativa. Inoltre, la maggior parte colpisce prevalentemente le donne: per esempio, nel lupus eritematoso sistemico il rapporto donne/uomini è di circa 9 a 1. Fattori ormonali e genetici sembrano giocare un ruolo importante in questa maggiore suscettibilità femminile.
Che ruolo gioca la prevenzione primaria sulle malattie reumatologiche?
La prevenzione primaria è fondamentale. Anche se non tutte le malattie reumatologiche sono prevenibili, alcuni fattori di rischio – come il fumo, la sedentarietà, l’obesità, il sovraccarico di articolazioni e tendini – possono essere modificati. Uno stile di vita sano riduce il rischio di sviluppare infiammazione cronica e favorisce una risposta più efficace ai trattamenti.
Quali sono invece le possibili contromisure a livello di screening?
In Italia c’è ancora margine di miglioramento. Lo screening reumatologico, soprattutto per i soggetti a rischio o con sintomi precoci, può anticipare la diagnosi e migliorare l’efficacia delle terapie. Identificare l’artrite precoce o una connettivite iniziale consente di agire prima che si sviluppino danni irreversibili alle articolazioni o agli organi interni.
A livello di farmaci, che strumenti abbiamo in mano per una guarigione completa da queste patologie?
Oggi disponiamo di farmaci estremamente efficaci, come i biologici e i nuovi inibitori delle JAK chinasi, che hanno completamente rivoluzionato il trattamento delle malattie infiammatorie autoimmuni. Non possiamo ancora parlare di “guarigione”, ma possiamo raggiungere la remissione clinica, cioè l’assenza di sintomi e di progressione. Questo consente ai pazienti di condurre una vita normale e attiva, soprattutto se la terapia è iniziata precocemente.
Lei è anche Presidente della Società Italiana di Reumatologia (SIR). Quai sono la mission e gli obiettivi che intendete raggiungere?
Come SIR puntiamo a tre obiettivi principali: migliorare la diagnosi precoce e la presa in carico dei pazienti; promuovere la formazione continua dei reumatologi; sensibilizzare le istituzioni sull’importanza di garantire un accesso equo e tempestivo alle cure. La nostra missione è far riconoscere la reumatologia come una priorità della sanità pubblica, alla pari di altre specialità.
Proprio la SIR, nei mesi scorsi, ha presentato il documento per la prevenzione attiva. Di che cosa si tratta?
Si tratta di un progetto che delinea delle strategie concrete per la prevenzione delle malattie reumatologiche in Italia. Il programma include la promozione di stili di vita sani, campagne di informazione, percorsi di screening e iniziative per il riconoscimento precoce dei sintomi. Il documento è frutto della collaborazione tra esperti, istituzioni e associazioni di pazienti e rappresenta un passo decisivo verso una sanità più orientata alla prevenzione.
Andrea Doria
Professore di Reumatologia presso il Dipartimento di Medicina della Scuola di Medicina dell’Università di Padova e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Reumatologia presso l’azienda Ospedale-Università di Padova. L’Unità che dirige è un centro di riferimento per la diagnosi e la gestione di pazienti affetti da malattie reumatologiche. Durante la sua direzione, l’Unità di Reumatologia di Padova ha ottenuto il riconoscimento di “EULAR Center of Excellence in Rheumatology 2022-2027”. È stato presidente designato della Società Italiana di Reumatologia (SIR) nel biennio 2022 al 2024 e, a partire da novembre 2024, ricopre la carica di presidente della stessa società.