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Embolia polmonare: come prevenirla e come combatterla

Pubblicato il 20 Aprile 2018 master In Home page, News /  

Pochi sanno che la celebre tennista Serena Williams, dopo avere dato alla luce la propria bambina, è stata colpita da embolia polmonare. Come lei, in Italia, questa malattia spesso sottovalutata (o molto più semplicemente poco conosciuta) colpisce ogni anno una persona su 100 ed è – aspetto forse ancora più rilevante – la causa più probabile di morte nelle donne dopo il parto. Non solo: l’11% di chi incorre in un’embolia polmonare perde la vita entro 30 giorni.

È partendo da questi numeri che ALT, Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari Onlus, mercoledì 18 aprile è scesa in campo con la sua 7° Giornata Nazionale per la Lotta alla Trombosi: una campagna social dedicata quest’anno proprio all’embolia polmonare, una malattia subdola e molto grave, ma che se intercettata in tempo può essere curata. Essa, infatti, altro non è che la conseguenza di trombosi venose gravi le quali, qualora non riconosciute, possono portare alla formazione di un embolo che a sua volta, “viaggiando” lungo tutto il corpo, arriva al polmone e può rivelarsi letale.

Una trombosi venosa non riconosciuta e non curata si trasforma in embolia polmonare in 40 casi su 100. Non solo: se la causa che l’ha determinata non viene eliminata del tutto o se l’embolia non viene curata in modo efficace e tempestivo, può anche ripresentarsi. Se a ciò si aggiunge che i sintomi sono difficili da capire perché spesso si presentano con un dolore addominale improvviso, facilmente scambiabile per un’appendicite acuta o per una peritonite, il quadro è chiaro: per battere l’embolia servono innanzitutto prevenzione e diagnosi precoce, due concetti da sempre sostenuti con convinzione da Assidai per tutto ciò che concerne la salute, anche con specifiche campagne.

Del resto, va anche osservato, in Italia le malattie da trombosi in generale sono la causa di 44 morti su 100 (o di situazione altamente invalidanti): decessi spesso prematuri che si sarebbero potuti evitare in un caso su tre, risparmiando dolore, denaro e distruzione della famiglia.

I sintomi dell’embolia polmonare da non sottovalutare

Scopriamo allora quali sono i principali sintomi dell’embolia polmonare da non sottovalutare per cercare di riconoscerla e batterla in tempo. Tra questi, secondo gli esperti, spiccano: fiato corto, cuore che batte veloce, dolore al dorso o al polmone, tosse e striature di sangue nel catarro, gonfiore di un arto o difficoltà nel respiro. C’è poi un sintomo particolarmente importante e indicativo, non legato al polmone, che può essere invece indice di un’embolia particolarmente grave: è un disturbo legato a un ritmo improvviso del cuore, come se il muscolo cardiaco saltasse nel petto perché non riesce più a spingere il sangue nel polmone. Molto spesso, peraltro, l’embolia polmonare è asintomatica. A maggior ragione è importante riconoscerla in anticipo ove ce ne sia la possibilità perché, pur essendo un evento potenzialmente devastante, se sospettata e curata rapidamente con i farmaci giusti si può mettere il paziente nella condizione di recuperare rapidamente e completamente; se ciò non accade le cose diventano più difficili.

Le categorie più a rischio embolia polmonare

Infine, quali sono le categorie più esposte al rischio di embolia polmonare? Le persone che l’hanno già avuta o in famiglia hanno altri casi di eventi da trombosi, chi è sovrappeso o è costretto a letto per lunghi periodi di tempo oppure chi ha un’ingessatura o è immobilizzato per un intervento chirurgico. In questi casi c’è un modo per prevenire l’embolia polmonare: l’utilizzo di calze elastiche per compressione graduata.

Infine, una considerazione a parte la merita la gravidanza, che è la fase della vita in cui la donna è a più alto rischio di trombosi, in media quadruplicato rispetto al normale. Si verificano infatti tre situazioni che contribuiscono ad incrementarlo: aumenta la quantità del sangue, rallenta la circolazione dello stesso e si rafforzano i fattori che spingono alla sua coagulazione. E nei 25 giorni immediatamente dopo il parto il rischio si moltiplica per 25-60 volte.

Numeri eloquenti che fanno capire come la prevenzione, anche per quanto riguarda trombosi ed embolia polmonare, possa essere una carta vincente sia per il singolo individuo sia per il Servizio Sanitario Nazionale.

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