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fondi pet therapy puglia

Fondi per le terapie alternative rivolte ai più deboli

Pubblicato il 6 Marzo 2020 Andrea Bertoni In Home page, News /  

Quali sono le attività, da considerarsi anche forme di cura, che sono particolarmente raccomandate per alcune categorie di persone deboli o affette da specifiche patologie? Gli ultimi studi evidenziano come la pet therapy, intesa come interazione uomo-animale, la musicoterapia e la “horticultural therapy” risultano di grande aiuto e sostegno per molte persone.

Stiamo parlando, per esempio, di individui sottoposti a trattamenti terapeutici come anziani, affetti da malattie degenerative, da persone con disabilità o affette da autismo, ma anche di pazienti in recupero da stress post-traumatici, ictus e disordini alimentari. Non è un caso che, di recente, il Garante per la disabilità della Regione Puglia, Giuseppe Tulipani, abbia lanciato un avviso pubblico nei confronti di Enti no profit e del Terzo Settore da coinvolgere proprio in queste tre attività: per il primo esito, già messo a bando, erano disponibili 138mila euro e sono arrivate subito decine di richieste. L’obiettivo? Implementare azioni precise per nuovi progetti finalizzati alla sperimentazione per interventi socio-educativi e riabilitativi. L’ambito legislativo di riferimento è duplice: da una parte c’è quello tracciato dalla legge quadro 104/92 per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone con handicap; dall’altra parte c’è la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia con la legge 3/2009.

Come funzionano pet therapy, musicoterapia e horticultural therapy

Il bando lanciato in Puglia è attinente nello specifico a tre ambiti.

Il primo è quello della pet therapy: cioè la promozione di esperienze significative nel percorso socio-educativo e terapeutico attraverso l’utilizzo di programmi educativi, ludico-ricreativi, di laboratorio, riabilitativi e di facilitazione sociale che utilizzano gli animali come parte integrata del programma stesso. Il termine pet-therapy, coniato nel 1964 dallo psichiatra infantile Boris M. Levinson, si riferisce all’impiego degli animali da compagnia per curare specifiche malattie. Numerose evidenze scientifiche dimostrano le potenzialità dell’impiego degli animali come strumento di cura in vari ambiti poiché rappresentano una sorta di “rompighiaccio” e stimolano la comunicazione e le relazioni sociali. Anche nel caso di persone affette da disturbi dello spettro autistico, che presentano difficoltà a comunicare e interagire con gli altri, l’introduzione di cani nelle sedute terapeutiche ha avuto effetti incoraggianti. In generale, un animale influisce positivamente sullo sviluppo della personalità dei bambini, aumentando l’autostima, la fiducia in se stessi e migliorando l’empatia e il senso di responsabilità. Scientificamente parlando, la sola presenza di un animale durante situazioni percepite come stressanti (per esempio, leggere ad alta voce in pubblico) riduce i livelli di ansia, la pressione sanguigna e il battito cardiaco. Al contrario, è stato dimostrato che il contatto fisico con un animale induce una riduzione, nel sangue, dei livelli degli ormoni responsabili della risposta allo stress (cortisolo) e causa un aumento delle quantità di ormoni e neurotrasmettitori in grado di determinare emozioni positive (endorfine e dopamina) e di ridurre l’ansia e lo stress.

Il secondo ambito è legato alla promozione delle attività che utilizzano la musica con un intento socio-educativo e terapeutico, sostenendo lo sviluppo neuro-psicomotorio e facilitando i rapporti interpersonali. La musica diventa così il canale comunicativo che permette al paziente di poter esprimere le proprie emozioni in maniera non verbale, instaurando un rapporto diverso con il terapista. Non è un caso che la musicoterapia si ritrova nelle più antiche società umane e si sia affermata agli inizi del XVIII secolo, quando il dottor Richard Brockiesby, musicista londinese, scrisse il primo trattato sull’argomento.

Infine, il terzo ambito del bando regionale è attinente alla valorizzazione di attività progettuali che favoriscano l’inclusione sociale, la relazione tra persone, la socializzazione ma anche l’inserimento lavorativo e la riabilitazione attraverso l’attività di orto e giardinaggio. La cosiddetta “horticultural therapy” è quell’insieme di attività di floricoltura e orticoltura, svolte con l’aiuto di un terapista specializzato, allo scopo di migliorare le condizioni di pazienti affetti da disabilità, malattie e traumi. Il suo segreto? Attraverso il contatto con la terra, lo specialista invita il paziente a rimettersi in gioco riconquistando la fiducia in se stesso: seminare, toccare la terra e coltivarla innesca infatti nel paziente senso di orgoglio e soddisfazione e al contempo stimola capacità cognitive e muscolari.

Solidarietà: un principio chiave anche per Assidai

Tra i pilastri dell’iniziativa c’è sicuramente la volontà di diffondere e promuovere una cultura dei diritti delle persone con disabilità nella prospettiva costituzionale della piena inclusione sociale, della qualità dell’assistenza e delle cure e del perseguimento possibile della vita indipendente. Sono tutti valori propri anche della mission di Assidai, che è diversa nei mezzi e nei destinatari ma, come ente non profit, ha tra i propri principi distintivi la mutualità e la solidarietà. Attorno ad essi si sviluppa tutta l’attività di Assidai, che ha come fulcro la salute e la tutela dei propri iscritti. Il Fondo di assistenza sanitaria integrativa è senza scopo di lucro e si prende cura di oltre 120.000 persone. Non ha limiti di età, di accesso e di permanenza; non opera la selezione del rischio, non può recedere dall’iscrizione e, quindi, tutela gli assistiti per tutta la durata della loro vita.

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