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bloomberg sanità italiana

La sanità italiana è la quarta nel mondo secondo Bloomberg

Pubblicato il 5 Ottobre 2018 master In Home page, News /  

Troppo spesso, ormai, siamo abituati a vedere l’Italia navigare nelle parti basse di qualsivoglia classifica internazionale che riguardi economia, competitività o legalità. Per questo, quanto meno a prima vista, potrebbe apparire sorprendente il quarto posto collezionato dal nostro Paese nel ranking mondiale di Bloomberg sui sistemi sanitari più efficienti del pianeta. Prima di noi, nell’ultima edizione del Global Health Index (sfornata, proprio nei giorni scorsi, incrociando i dati raccolti da Banca Mondiale, Onu, Fondo Monetario Internazionale e Organizzazione Mondiale della Sanità), ci sono soltanto Hong Kong, Singapore e la Spagna: l’Italia rimonta di due posti la classifica, e si mette dietro – nella top ten – Corea del Sud, Israele, Giappone, Australia, Taiwan ed Emirati Arabi. Gli altri principali Paesi occidentali? Decisamente più indietro: gli USA perdono quattro posizioni e scivolano al 54esimo e penultimo posto con l’Azerbaijan, la Gran Bretagna (caratterizzata per tradizione da un sistema sanitario universalistico) risulta in 35esima posizione, la Francia e il Canada in 16esima e la Germania addirittura in 45esima.

Premiata l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale italiano

Come spiegare un risultato di questo genere? Il nostro Servizio sanitario universale, che proprio quest’anno compie 40 anni, è sì tra i più stimati ed è considerato quasi unico al mondo per l’universalismo delle cure offerte. È anche vero, tuttavia, che presenta vari nodi, spesso causati dalle ristrettezze di spesa, su cui sarebbe opportuno lavorare: le liste d’attesa, il divario di prestazioni tra il Nord e il Sud o l’emergenza anziani, giusto per citarne alcuni.

La prestigiosa posizione dell’Italia nella classifica di Bloomberg è determinata, come spesso accade, dai criteri utilizzati per realizzare la classifica stessa. Criteri che valutano l’efficienza, piuttosto che la qualità assoluta dei servizi sanitari, e più nello specifico mettono a fuoco il rapporto tra risultati ottenuti e costi. Proprio per questo alcuni servizi sanitari eccellenti, ma costosi come quello tedesco o danese, sono nelle parti basse della classifica. Nel dettaglio, Bloomberg mette in relazione l’aspettativa di vita con la spesa pubblica pro capite per la sanità e di conseguenza l’Italia, tra i Paesi più longevi al mondo con una media di 82,5 anni, brilla appena preceduta dalla Spagna (82,8 anni): nei due Paesi, del resto, lo Stato mette a disposizione per il Servizio Sanitario Nazionale rispettivamente “solo” 2.700 dollari e 2.354 dollari pro capite l’anno, contro i 4.592 dollari della Germania, i 5.400 circa della Danimarca e gli oltre 9.000 degli Stati Uniti. C’è un altro modo, ovviamente, di interpretare la questione: la sanità italiana utilizza bene le risorse scarse messe a disposizione dalla politica nazionale, evitando gli sprechi e concentrandole sulle iniziative più importanti.

La sanità integrativa in Italia

I risultati forniti dal Global Health Index di Bloomberg confermano e avvalorano le posizioni di Assidai sul Servizio Sanitario Nazionale. Ovvero: il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è un esempio unico nel mondo per la sua prerogativa di universalismo, per la sua capacità di ottimizzare le risorse sempre più risicate messe a disposizione dal Governo centrale e, in buona sostanza, per l’offerta gratuita di servizi ai propri cittadini che in altre parti del mondo, a partire dalle più semplici prestazioni di pronto soccorso, richiedono assicurazioni specifiche o spese di un certa entità. Tuttavia, questo stesso Sistema deve fare i conti sempre più con dinamiche di carattere aggregato che rischiano di minarne la sostenibilità nel lungo periodo, a partire dal graduale invecchiamento della popolazione. Per questo, Assidai vede la propria offerta di Piani Sanitari non come sostitutiva della sanità pubblica, che rappresenta e dovrà continuare a rappresentare uno dei principali pilastri del nostro Paese, ma semplicemente come un elemento integrativo e complementare, di supporto alla sostenibilità finanziaria e sociale dello stesso Servizio Sanitario Nazionale.

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