L’iniziativa, in collaborazione con Fondazione Natalità e Forum Famiglie, misura l’impatto delle policy delle imprese a sostegno della famiglia
Al via il Family Index, che ha l’obiettivo di valutare l’impatto del welfare aziendale per i nuovi genitori. Il progetto vede collaborare Fondazione Natalità, Forum Famiglie e Luiss per misurare le policy Asili nido aziendali, congedi e permessi aggiuntivi, contributi per servizi di baby-sitting e rimborsi per spese scolastiche e attività dei figli. Insomma, un’alleanza nazionale che riunisce i principali stakeholder attivi in questo ambito, per testare e promuovere l’efficacia delle singole iniziative.
“Per agire con efficacia bisogna avere un metodo”, sottolinea Sebastiano Maffettone, professore di Filosofia politica della Luiss che coordinerà il gruppo di lavoro incaricato di realizzare uno studio finalizzato a definire un modello di valutazione delle policy e delle attività messe in atto dalle organizzazioni corporate in tema di supporto a natalità e genitorialità. “La genitorialità è un’esigenza sociale, quindi è una questione di etica pubblica. Fare iniziative efficaci rende anche alle imprese, in termini di reputazione, capacità di trattenere i talenti e le risorse con alta professionalità e riduzione dei gap di genere”, aggiunge l’esperto.
Creare un Family Index nazionale sul welfare familiare diventa importante anche per le imprese: sono oltre una cinquantina quelle che finora hanno mostrato interesse a partecipare al progetto, anche alla luce di alcuni numeri inequivocabili. Oggi in Italia gli under 35 sono solo il 22,7% della forza lavoro e negli ultimi 20 anni (2004-2024) il calo degli occupati più giovani è stato di 2 milioni di unità. Inoltre, l’occupazione femminile delle madri scende al 57,6% (rispetto alla media dell’81,6% per chi non ha figli) e le donne, dopo il primo figlio, perdono in media il 33% del reddito rispetto agli uomini.
È evidente come in questo contesto sempre più lavoratrici e lavoratori richiedono flessibilità, strumenti di conciliazione lavoro-vita personale (il cosiddetto work-life balance) e supporti concreti alla genitorialità. Una domanda che “costringe” tutte le imprese oggi a misurare l’impatto delle loro azioni di welfare.