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“Insulina settimanale, svolta epocale. Entro l’anno arriverà anche in Italia”

Pubblicato il 3 Luglio 2024 Assidai In Welfare24 /  

Parla Avogaro, Presidente Sid: “Ma dobbiamo aumentare gli investimenti in prevenzione” 

L’insulina settimanale? “Una svolta epocale, migliora di molto la qualità della vita del paziente”. Il via libera dell’Aifa all’utilizzo in Italia del nuovo farmaco? “Credo e auspico che arrivi entro fine anno”. La nuova frontiera per la cura del diabete? “L’insulina per bocca”. A parlare è il Professor Angelo Avogaro, Presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), associazione non profit fondata nel 1964 a Roma, che svolge in campo diabetologico e metabolico attività di promozione e conduzione della ricerca scientifica, di formazione, di divulgazione e di politica sanitaria. “Lo Stato – aggiunge Avogaro – dovrebbe spendere di più in prevenzione, considerato che i costi diretti e indiretti del diabete, ogni anno, ammontano a circa 20 miliardi di euro. Senza dimenticare il tema delle disparità regionali nell’assistenza ai pazienti”. 

Professor Avogaro, di recente è stata annunciata l’insulina settimanale (anziché giornaliera). Molti lo hanno definito, per i pazienti di diabete, un cambiamento epocale. 

Precisiamo innanzitutto che stiamo parlando di insulina settimanale ad azione lenta, non quella che si fa prima dei pasti ma quella che si assume prima di andare a dormire e che mantiene la glicemia normale durante la notte e durante i periodi interprandiali. I vantaggi, in ogni caso, sono oggettivi. Innanzitutto si tratta di un’insulina che ha grande stabilità d’azione. In secondo luogo, ed è qui la svolta epocale, il trattamento si fa una volta alla settimana anziché ogni giorno e questo migliora la qualità di vita del paziente, soprattutto se si pensa che il 30% di pazienti diabetici di tipo 2, cioè anziani, fa iniezioni di insulina quotidianamente. È stato calcolato che un diabetico durante la sua vita deve fare circa 500mila azioni legate alla sua patologia, tra dieta, punture, terapie, esami, attività fisica: l’insulina settimanale semplifica alcuni di questi aspetti, è un vantaggio terapeutico ma anche logistico. E poi c’è un tema di impatto delle medicine sull’ambiente: si riduce di molto l’inquinamento da plastiche.  

Alla luce di queste considerazioni, come Sid auspicate che Aifa dia il via libera al più presto a questo farmaco? 

Certo. Ema (European Medicine Agency) ha dato via libera, Aifa (Agenzia italiana del farmaco) deve concordare con l’azienda produttrice, Novo Nordisk, il prezzo: ritengo e spero che entro fine anno si possa trovare la quadra. 

Qual è la portata del diabete in Italia? 

Parliamo di 4 milioni di persone affette e di 1 milione di persone che ce l’ha senza saperlo. Sta inoltre aumentando il diabete di tipo 1 autoimmune che colpisce i bambini. Devo rilevare che esiste e persiste purtroppo una disparità di assistenza del diabetico da regione a regione, speriamo che l’autonomia sanitaria non peggiori le cose.  

Qual è il costo del diabete per la sanità pubblica?  E che tipo di approccio si dovrebbe avere, come Paese, nei confronti di questa malattia? 

Il diabete ha costi annui diretti per 9,5 miliardi di euro e altrettanto di costi indiretti, in tutto 20 miliardi. Per questo ritengo che lo Stato dovrebbe investire un pochino di più nella prevenzione, anche a livello generale visto che ad essa è destinato solo il 5% dei 139 miliardi investiti ogni anno dal Servizio Sanitario Nazionale. Un paziente diabetico ha costi diretti per il Paese pari a 1800 euro l’anno, ma nelle forme più gravi può arrivare a 5-6mila euro. 

Quali sono i principali sintomi e fattori di rischio del diabete e qual è il valore della prevenzione primaria?  

I principali fattori di rischio sono essere sedentari, sovrappeso e avere una familiarità con la malattia; i principali sintomi sono, tra gli altri, avere spesso tanta sete, urinare molto e sviluppare spesso infezioni genitali. Il valore della prevenzione primaria è fondamentale: servirebbe un’educazione alimentare degna di questo nome, riducendo al minimo zuccheri e cibi raffinati, che andrebbe fatta fin dalle scuole. Ovviamente un ruolo cruciale lo gioca l’attività fisica, con i classici 10mila passi al giorno per almeno cinque giorni alla settimana. 

Di che cosa si occupa la Società italiana di diabetologia e quali sono i vostri progetti per il futuro? 

La nostra mission è sul diabete e sul fare formazione. Queste sono le nostre priorità, oltre a cercare di omogeneizzare l’assistenza diabetologica italiana, andando oltre gli ostacoli legati alle leggi regionali, alla burocrazia e quant’altro. Crediamo molto nella medicina di prossimità e nel telemonitoraggio che facilita la vita del paziente. 

Quale potrebbe essere la prossima scoperta epocale per la cura del diabete? 

Il prossimo sbarco sulla Luna potrebbe essere l’insulina per bocca: credo che le grandi industrie ci stiano già lavorando. 

 

Angelo Avogaro 

Si occupa di diabete mellito di tipo 1 e 2, dislipidemie, obesità. Nel 1980 si laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Padova, ove si specializza sia in Diabetologia e Malattie del Ricambio sia in Medicina Interna. Attualmente è Professore Ordinario di Endocrinologia e Metabolismo ed è Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Malattie del Metabolismo e servizio aggregato di Diabetologia Azienda Ospedaliera di Padova. È membro di numerose società scientifiche ed è autore di varie pubblicazioni scientifiche a livello nazionale e internazionale. Ricopre anche il ruolo di Presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID). 

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