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welfare aziendale opinine giovani

Il Welfare Aziendale dal punto di vista degli under 35

Pubblicato il 16 Novembre 2018 master In Home page, News /  1

I giovani credono e puntano sul welfare con la sanità integrativa in prima linea. Ma soprattutto lo fanno in un’accezione sempre più legata al benessere a 360 gradi (salute, volontariato, flessibilità di tempi e spazi di lavoro: in poche parole il cosiddetto “work life balance”) e guardando con minor interesse al mero vantaggio economico individuale. È questo il principale messaggio che emerge da “Indagine per i bisogni degli under 35”, condotta dalla start up innovativa a vocazione sociale Jointly – Il welfare condiviso con il supporto di un team di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’obiettivo dello studio è chiaro: mettere a fuoco la percezione che i giovani lavoratori hanno del welfare e, in particolare, quali sono i loro bisogni e le loro preferenze dentro e fuori l’azienda. Per questo, sono stati intervistati circa 3.200 dipendenti di aziende come Acli Milano, Banca Etica, Coopservice, Discovery, Etica sgr, Ferrovie dello Stato, Invitalia, Unipol e Yoox Net-A-Porter.

Welfare aziendale: meglio il tempo libero che un aumento in busta paga

Il messaggio che emerge è dunque chiaro: i “Millennials” (cioè i nuovi giovani), piuttosto che un rimborso in busta paga preferiscono avere più tempo da dedicare a sé stessi, alla crescita e formazione professionale o molto più semplicemente al benessere psicofisico. Ciò che balza subito all’occhio è che le nuove generazioni di lavoratori fanno ampio utilizzo dei servizi di welfare: più della metà degli interessati utilizza, infatti, almeno due servizi tra quelli a disposizione (il 32% uno e il 24% due), mentre il 18% ne utilizza tre e il 16% più di quattro.

Ma quali servizi di welfare preferiscono i Millennials? I giovani che utilizzano già iniziative di welfare scelgono sempre meno le convenzioni (per esempio la palestra) a vantaggio di attività di formazione (scelte dal 100% degli intervistati), iniziative di socializzazione (96%), flessibilità (78%) e salute (61%), che si posiziona comunque davanti ad altre categorie più “tradizionali” come previdenza complementare (54%), convenzioni (54%), servizi salva tempo (32%) e maternità (12%).

C’è un altro messaggio, altrettanto importante, che dimostra anche il cambiamento culturale ormai in atto: per i Millennials il lavoro non è più mera fonte di guadagno e componente totalizzante e centrale della vita, quanto piuttosto uno strumento utile al miglioramento del work-life balance. Emblematico in questo senso è il caso dell’utilizzo di convenzioni a disposizione nel piano welfare: se da un lato infatti gran parte degli interpellati le utilizzerebbe (quasi il 75%), il valore che gli viene attribuito risulta basso (3 su 10).

Soluzioni personalizzate come nuova frontiera del welfare aziendale

Secondo Francesca Rizzi, Ceo di Jointly – Il welfare condiviso, questi dati dimostrano una cosa molto chiara:

“La mutata percezione da parte dei giovani del welfare aziendale è un dato di fatto di cui le aziende devono tener conto: la società moderna è caratterizzata da una fluidità tra vita privata e lavoro mai vista prima che comporta, per le aziende e gli operatori del settore, la necessità di prevedere sempre più iniziative volte al benessere e alla crescita della persona, non solo nella dimensione lavorativa, ma sempre più in quella personale e di conciliazione vita-lavoro”. Proprio per questo, aggiunge Rizzi, “solo chi ascolterà i bisogni dei propri dipendenti, e costruirà per loro nuove iniziative coinvolgendoli nella progettazione, sarà in grado di soddisfarli e vedrà aumentare il senso di appartenenza e la possibilità di ridurne il turn over”.

Assidai, massima l’attenzione per i giovani

Il Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa da sempre è attento ai bisogni dei giovani. In primis, fin da piccoli, i figli sono inclusi all’interno del nucleo familiare dell’iscritto/a principale; questo significa che, appena nati, i bimbi hanno a completa disposizione l’assistenza sanitaria Assidai e sono tutelati, da quel momento in poi, in ogni momento della loro vita. Non solo ma una volta cresciuti, al raggiungimento dei 26 anni, possono scegliere di continuare a godere dei benefici garantiti da Assidai attraverso l’iscrizione al Piano Sanitario Familiari con ampie prestazioni socio-sanitarie offerte e l’inclusione anche della copertura per la non autosufficienza. Qualora poi un figlio/a si sia spostato o conviva è possibile estendere l’assistenza sanitaria anche alla moglie/marito/convivente e ai loro futuri figli.

Insomma, un’assistenza sanitaria completa, quindi, per tutta la famiglia fin da giovanissimi.

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