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Mani con guanti blu di un ricercatore che tiene una provetta di liquido incandescente in un ambiente di laboratorio, simboleggiando le sperimentazioni cliniche.

Sperimentazioni cliniche, Italia quarta in Europa

Pubblicato il 24 Novembre 2025 Assidai In Welfare24 /  

The European House Ambrosetti sottolinea: resta il divario Nord-Sud e aumenta la concorrenza di altri Paesi come la Spagna e la Francia

“Il ruolo della ricerca e dell’innovazione è cruciale per rispondere alle sfide di salute e alla sostenibilità del sistema. In Italia, abbiamo un ecosistema competitivo nelle Life Sciences, con medici e ricercatori qualificati e strutture di eccellenza. L’impegno politico e istituzionale è evidente, come dimostra la recente ricostituzione del tavolo tecnico sulla ricerca clinica. Tuttavia, assistiamo a una progressiva perdita di competitività dell’Europa in questo settore e dell’Italia stessa rispetto ad altri Stati Membri, come la Spagna, che grazie a solide infrastrutture e un quadro normativo efficace sta diventando sempre più attrattiva”.

È quanto affermano, in un intervento su 24Ore Salute (il portale della sanità del gruppo Sole 24Ore), Daniela Bianco e Giovanni Brusaporco, rispettivamente Responsabile Healthcare ed Healthcare Consultant di The European House Ambrosetti.

Sintetizzando: nelle sperimentazioni cliniche l’Italia mantiene un ruolo di rilievo in Europa, dove si posiziona al quarto posto, ma ci sono due punti su cui prestare attenzione: il persistente divario Nord-Sud che affligge il nostro Paese e l’aumentata concorrenza di altri Stati come Spagna e Francia.

I dati: focus sulla ricerca oncologica

Per quanto riguarda l’Italia, una prima analisi sui dati consolidati al maggio scorso, condotta dal think tank Meridiano Sanità di The European House – Ambrosetti, ha esaminato i trial clinici in oncologia, l’area di ricerca più attiva a livello globale.

I numeri mostrano che almeno un centro italiano partecipa al 30,3% dei 7.623 trial attivi o autorizzati nell’UE, collocando l’Italia al quarto posto dopo Spagna (39,1%), Francia (38,3%) e Germania (30,5%).

Dei 2.311 trial con partecipazione italiana, 1.050 (45,5%) riguardano l’oncologia. Coerentemente con altri report, quasi tutte le sperimentazioni oncologiche sono multicentriche (98%), coinvolgendo strutture di almeno due Regioni (86%) o estere (83%), confermando l’importanza della collaborazione.

Il divario Nord-Sud e la frammentazione delle strutture

L’attività, tuttavia, è concentrata in alcune aree: la Lombardia partecipa all’84% degli studi, seguita da Emilia Romagna (56%) e Lazio (53%).

Inoltre, l’analisi delle 131 strutture italiane coinvolte in trial oncologici evidenzia una forte frammentazione: solo 18 (14%) partecipano a più di 100 studi. Di queste, 11 si trovano nel Nord Italia e solo una nel Mezzogiorno.

Questo divario Nord-Sud – proseguono i due esperti di Ambrosetti – è un problema noto, legato a infrastrutture, investimenti in ricerca, attrattività per i professionisti e organizzazione delle reti.

Per quanto riguarda la distribuzione per patologia, il 79% degli studi (830 su 1.050) si concentra sui tumori solidi, in particolare polmone (177 studi), mammella (101) e colon-retto (64). I tumori del sangue (leucemie, linfomi, mielomi) rappresentano il restante 21% (220 su 1.050).

In linea con i dati AIFA, la maggior parte dei trial oncologici in Italia è promossa da soggetti for-profit, costituiti principalmente da aziende farmaceutiche (75,3% del totale, 791 su 1.050).

I restanti 259 (24,7%) fanno capo a soggetti no-profit, come strutture sanitarie pubbliche (54,1%), associazioni di pazienti (23,2%) e università (9,3%). I primi 20 promotori (16 for-profit e quattro no-profit) sponsorizzano complessivamente il 50% delle sperimentazioni.

L’Irccs Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli, con 18 studi, è il promotore no-profit più attivo del Sud. Infine, conclude lo studio, l’analisi delle fasi sperimentali rivela che un trial su due (50,5%) si trova in Fase III. I trial di Fase I e II coprono il 47,9% del campione, mentre quelli di Fase IV sono poco più dell’1 per cento.

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