Il Prof. Pompilio (Monzino): “Fin dall’infanzia alimentazione equilibrata e attività fisica”
“Nel campo delle malattie cardiovascolari oggi abbiamo un doppio tema: mortalità e cronicità”.
A lanciare l’allarme è il Professor Giulio Pompilio, cardiochirurgo e Direttore scientifico dell’IRCCS Centro Cardiologico Monzino di Milano, secondo il quale la prevenzione primaria – ovvero stili di vita salutari fin dall’infanzia, a partire da “un’alimentazione equilibrata e un’attività fisica regolare” – rappresenta oggi lo strumento “più importante” a nostra disposizione per ridurre l’incidenza delle patologie cardiovascolari, anche in un’ottica di tutela della sostenibilità nel medio e lungo periodo della sanità pubblica italiana.

Professor Pompilio, dal 22 al 29 settembre, Giornata Mondiale del Cuore, Milano ha accolto l’ottava edizione della Heart Week promossa dal Centro Cardiologico Monzino IRCCS. Qual è il significato della vostra iniziativa in termini di prevenzione e quanto è importante sensibilizzare le persone su questo tema?
Innanzitutto ho il piacere di constatare che ogni anno e ogni edizione questa manifestazione è sempre più partecipata, lo vediamo anche dall’evento Monzino Run, dove invitiamo a correre tutte le famiglie, compresi i bambini. Questo crescente interesse è un fatto importante perché abbiamo la percezione di essere davanti a un paradosso: negli ultimi decenni la mortalità per patologie cardiovascolari è diminuita significativamente, ma ciò non toglie che resti la prima causa di morte in Italia alla quale è legato oltre il 30% dei decessi totali. In questa categoria di patologie la fanno da padrone le malattie ischemiche del cuore e cerebrovascolari, direttamente riconducibili ai fattori di rischio per lo sviluppo dell’aterosclerosi, che sono modificabili e legati agli stili di vita. A ciò si aggiunge il tema delle cronicità, sempre nel settore cardiovascolare, che riguardano non solo l’insufficienza cardiaca ma anche molte aritmie: entrambe sono un grosso driver di ospedalizzazioni.
La Heart Week è nata per promuovere la prevenzione e ha sempre mantenuto questo focus, perché?
È un tema su cui siamo stati precursori al Monzino e oggi, alla luce della situazione che ho descritto, ci crediamo ancora di più. Del resto, i problemi emergono in modo molto evidente, come evidenziato anche dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, che sottolinea l’importanza della prevenzione cardiovascolare, definendola chiave per ridurre l’incidenza e l’impatto delle malattie cardiache. Credo che la prevenzione sia il fattore forse più importante.
Secondo voi la protezione dalle malattie cardiovascolari deve iniziare agendo sugli stili di vita fin dall’infanzia. Perché?
Tra i bambini in età scolare il 19% è sovrappeso e il 10% è obeso; in tutto quasi un 30% di bambini con problemi di peso. È un dato preoccupante, che non crea subito nocumento ai piccoli, ma li predispone alle cronicità, introducendo fattori di rischio che pagheranno in età adulta. Per questo vanno corretti da subito, per un motivo culturale innanzitutto. Senza contare che i bambini in età scolare passano in media due ore al giorno davanti a uno schermo, al di là di quanto necessario per esigenze scolastiche. Per questo chiediamo alle famiglie di portare anche i bambini alla Monzino Run.
Quali sono i principali fattori di prevenzione primaria per evitare l’insorgere di patologie cardiocircolatorie?
La cosa più importante è lo stile di vita e in particolare il tema più urgente è l’esercizio fisico, oltre ovviamente alla dieta mediterranea e all’astensione da alcol e fumo. Insistiamo molto sulla lotta alla sedentarietà, perché l’attività fisica è l’unica medicina che si prende con piacere e agisce a tanti livelli, contro l’ipertensione, la glicemia, il peso eccessivo e il colesterolo. A volte demandiamo ai farmaci ciò che potremmo ottenere da soli, appunto praticando sport e seguendo una dieta sana.
Quali sono gli esami di screening consigliati e da quale età?
Noi diciamo sempre una cosa molto importante: non c’è uno screening uguale per tutti ma va tarato in base al profilo di rischio di ciascuno. C’è chi ha un rischio elevato e quindi ha bisogno di uno screening di un certo tipo, altri hanno un rischio basso e quindi bastano controlli meno invasivi. Non crediamo nei check-up uguali per tutti.
Quali sono le metodologie d’intervento per la correzione delle aritmie e fibrillazioni atriali e che ruolo giocano in questo contesto le tecniche di “ablazione cardiaca”? Queste patologie sono sempre più diffuse soprattutto tra manager, perché? Che ruolo gioca lo stress?
Il Monzino è il centro di riferimento in Italia per la cardiologia e abbiamo registrato una vera e propria epidemia di fibrillazione atriale, con un aumento della prevalenza e incidenza. Non ci sono evidenze scientifiche che i fattori psicosociali, come per esempio lo stress, sia un fattore causale di aritmia, come lo sono obesità e ipertensione, tuttavia è una variabile a cui diamo sempre più peso come correlata. Anche per questo ai pazienti, tra cui anche figure manageriali, oltre all’eventuale intervento di ablazione, oggi molto praticato, consigliamo farmaci e stili di vita adeguati, che prevedono anche una corretta gestione dello stress.
Quali sono le nuove frontiere per le cure delle patologie cardiache? E, in particolare, che ruolo possono giocare le staminali?
Veniamo da tante speranze non suffragate da un background scientifico sufficiente, che hanno ingenerato dei corto circuiti a livello medico e da una successiva disillusione profonda. Oggi le terapie mediche avanzate, come quella genica, sono sempre più in fase di sperimentazione, non con la pretesa di essere il Sacro Graal, ma per agire su problematiche molto specifiche, per esempio cardiopatie con varianti geniche note che possono essere corrette. Credo che in futuro, nel medio termine, ci sarà un’espansione del ruolo di queste terapie che già oggi si sono affacciate alla pratica clinica in cardiologia, per esempio nel trattamento delle dislipidemie.
Giulio Pompilio, cardiochirurgo, Direttore scientifico dell’IRCCS Centro Cardiologico Monzino di Milano e Professore ordinario di Cardiochirurgia all’Università degli Studi di Milano è a capo di uno dei laboratori di Medicina rigenerativa scientificamente più produttivi d’Europa, pioniere nella terapia genica per le malattie delle arterie periferiche e per la terapia cellulare e rigenerativa per la cura dell’infarto esteso e della cardiomiopatia ischemica refrattaria.
Autore di oltre 250 pubblicazioni, cofondatore di una startup biotecnologica di terapie avanzate in cardiologia è Presidente del gruppo di lavoro CARE (Cardiovascular Regenerative and Reparative Medicine) della Società Europea di Cardiologia.











